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Mar Mediterraneo, 15mila morti in tre anni

Strage senza fine in atto nel viaggio della speranza tra le coste meridionali e settentrionali di quel mare che da culla di culture è diventato oggi suo malgrado un enorme cimitero. Lo rileva l'Ismu che pubblica la propria ricerca in occasione del 3 ottobre, Giornata della memoria dei naufragi

di Redazione

In occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione che si celebra domani – istituita per commemorare la tragedia del 3 ottobre 2013, quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi avvenuti nel Mediterraneo dall’inizio delle ondate migratorie di questi ultimi anni – ISMU ricorda che da allora sono state numerose le morti avvenute nel Mediterraneo. Secondo le stime più attendibili di UNHCR e IOM dal 2014 ad oggi sono più di 15mila i migranti che hanno perso la vita in mare.

L'articolo 1 della legge 21 marzo 2016, n. 45, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.76 del 1° aprile 2016, ha istituito la ricorrenza della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione”, per ricordare chi "ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria".

Già nel 2014 l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) aveva definito la traversata del Mar Mediterraneo la “strada più mortale del mondo”: infatti da allora le stragi in mare sono continuate e hanno raggiunto la cifra più alta nell’anno 2016 con oltre 5mila tra morti e dispersi.

Il 2016 è l’anno in cui gli arrivi di migranti via mare in Europa sono calati considerevolmente in particolare sulla rotta del Mediterraneo orientale che dalla Turchia porta sulle isole greche, mentre la traversata dal Nord Africa verso l’Italia è tornata ad essere il principale approdo europeo per i migranti in fuga da conflitti, carestie, soprusi, instabilità politica ed economica. Tale traversata è particolarmente pericolosa: i più gravi incidenti hanno infatti riguardato la rotta del Mediterraneo centrale che dalla Libia –e dal Nord Africa più in generale – porta in Italia. Nel 2015 sul totale dei morti e dispersi, il 77% ha riguardato tale rotta e l’anno successivo il 90% .

Anche il 2017 sta registrando un considerevole numero di decessi (nel 93,3% dei casi avvenuti sulla rotta migratoria verso l’Italia) con oltre 2.600 morti e dispersi tra il primo gennaio e il 29 settembre. Nel corso dei mesi estivi, con l’intensificarsi degli arrivi in Spagna, sono aumentate anche le vittime sulla rotta occidentale, che alla stessa data rappresentano il 4,9% di tutti i decessi nel Mediterraneo.


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