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Reddito di inclusione, passa l’emendamento che autorizza le assunzioni di assistenti sociali

Si autorizza l'assunzione di assistenti sociali, seppure solo a tempo determinato, per garantire l'attuazione della misura contro la povertà. Un emendamento già approvato al Senato invece aumenta dal 15% al 20% del Fondo la quota di risorse da destinare all’implementazione dei servizi sociali

di Sara De Carli

«Al fine di garantire il servizio sociale professionale come funzione fondamentale dei comuni, secondo quanto stabilito dall’articolo 19, comma 1, lett. g), del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, così come convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e, contestualmente, i servizi di cui all’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, a valere e nei limiti di un terzo delle risorse di cui all’articolo 7, comma 3, del medesimo decreto legislativo attribuite a ciascun ambito territoriale, possono essere effettuate assunzioni di assistenti sociali con rapporto di lavoro a tempo determinato, fermo restando il rispetto degli obiettivi di pareggio di bilancio, in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale di cui all’articolo 9, comma 28, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni, e di cui all’articolo 1, commi 557 e 562 della legge 27 dicembre 2006, n. 296»: così recita il comma 114-bis secondo un emendamento a prima firma Ileana Piazzoni (Pd), approvato nel pomeriggio in Commissione Bilancio della Camera.

Il Reddito di Inclusione quindi, la misura nazionale di contrasto alla povertà in partenza dal 1 gennaio 2018, potrà quindi contare su risorse umane più numerose all’interno dei servizi sociali dei Comuni: un risultato importantissimo per una misura che punta forte sui servizi per aiutare le persone ad uscire dalla povertà e non solo sul trasferimento monetario. «L’emendamento – spiega Piazzoni – ha lo scopo di sostenere l’attuazione su tutto il territorio nazionale del Reddito di Inclusione e, in particolar modo, della presa in carico dei beneficiari, anche in quelle realtà territoriali che hanno carenze di organico o, addirittura, risultano del tutto prive del servizio sociale professionale. Si tratta di risorse significative, anche grazie agli incrementi già disposti dalla legge di bilancio, che oggi complessivamente sono previste nella misura di circa 300 milioni per il 2018, circa 350 milioni per il 2019 e 470 milioni a partire dal 2020, quando la quota strutturale per il rafforzamento dei servizi salirà dal 15 al 20 per cento delle risorse complessive del Fondo povertà. Abbiamo posto un ulteriore tassello per garantire l'efficacia del Reddito di Inclusione, riconoscendo la centralità per il sostegno alle persone in maggiore difficoltà del lavoro di professionisti qualificati, creando i presupposti affinché su tutto il territorio nazionale siano presenti servizi che sappiano accompagnare le persone al di fuori della condizione di povertà».

«L’emendamento approvato consente di effettuare solo assunzioni a tempo determinato e limitatamente a un terzo del "Fondo ReI Servizi", quindi il tema dell’adeguamento del personale non è risolto», commenta Cristiano Gori, ideatore dell’Alleanza contro la Povertà. E tuttavia quello di oggi «è un passo importante, l’emendamento è riuscito a superare molte opposizioni, non era ovvio: pensiamo che solo a gennaio il Reddito di Inclusione non prevedeva nemmeno che ci fossero delle risorse dedicate al rafforzamento dei servizi».

«La nostra non è una rivendicazione di categoria, è il riconoscere che serve una professionalità per fare quanto previsto dal ReI». ci aveva detto nei giorni scorsi Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali. «Il Reddito di Inclusione è il primo livello essenziale dei servizi, questa è una novità assoluta, non garantire assistenti sociali oggi è impossibile, è come non garantire il medico di base», aveva asserito Annamaria Parente al Senato, presentando un emendamento per l'assunzione degli assistenti sociali che non era passato. Per dirla semplicemente, senza nuove assunzioni di assistenti sociali (oggi in Italia non ce ne sono abbastanza, gli assistenti sociali sono 1,3 per Comune, con aree del Paese con un assistente sociale ogni 9-10mila abitanti) i progetti per il ReI sarebbero destinati ad arrivare con tempi lunghissimi oppure saranno più o meno progetti “fotocopia”. L'alternativa? Tradire lo spirito del ReI e dare i soldi senza progetto. Un disastro, perché il ReI è davvero uno strumento innovativo. «In pratica si tratta di circa 90 milioni di euro che potranno essere utilizzati per rinforzare i servizi sociali, oggi al limite del collasso dopo anni di tagli continui e di turnover bloccati», commenta oggi Gazzi, «non posso che esprimere grande soddisfazione per l’approvazione di questo emendamento sottoscritto da un gran numero di parlamentari che corona gli sforzi fatti da tutta la comunità professionale degli assistenti sociali sin da quando il provvedimento è approdato al Senato. Continueremo a seguire l’iter dei lavori parlamentari con attenzione, augurandoci che in Aula questo importante emendamento non venga stravolto, snaturando il senso di quella grande azione civile che è la lotta alla povertà» .

La legge di Bilancio 2018 quindi modifica il ReI in due punti. L'emendamento approvato oggi in Commissione Bilancio della camera autorizza l'assunzione di assistenti sociali, seppure solo a tempo determinato, per supportare la misura. Un emendamento già approvato al Senato invece aumenta dal 15% al 20% del Fondo la quota di risorse da destinare obbligatoriamente all’implementazione dei servizi sociali, necessari per rendere concreto il ReI, a partire dall’anno 2020.

Photo by rawpixel.com on Unsplash


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