Le elezioni del 4 marzo dimostrano una tendenza incontrovertibile: l'elettorato moderato non teme più gli estremi. In questa situazione, i partiti di centro rischiano di perdere la loro tradizionale funzione. Ma è solo un sintomo del disagio in cui versa la classe media, che chiede un nuovo patto contro il rischio che globalizzazione estrema, digitalizzazione e automazione ne compromettano ancora di più il livello già precario di vita
Gli estremi, si usa dire, si toccano. Ma la fine della polarizzazione destra-sinistra, più volte annunciata sembra infine giunta. E si è portata via ogni estremo. E il riorientamento politico su nuovi assi (sovranismo-europeismo, apertura-chiusura delle frontiere, etc.) ha eroso spazio al centro. A farne le spese, i partiti che svolgevano funzioni di ago della bilancia. In particolare, guardando alla situazione italiana, il Partito Democratico.
La secolarizzazione del voto
L'ha detto quello che (per ora) è ancora il suo segretario, Matteo Renzi. Un Renzi che con una mossa azzardata e al tempo stesso disperata sembra aver capito a fondo la situazione, dichiarando di collocare il partito all'opposizione. E lì starà. Perché quello è il solo spazio in cui il Partito Democratico si può muovere, se intende restare un raggruppamento coeso.
Ciò che con molta approssimazione, talvolta con improvvisazione, di certo con grande disaccordo i commentatori chiamano "populismo", "antipolitica", "post-politica" è oggi una massa che si polarizza secondo logiche situazionali. Una silent majority che esce allo scoperto e sceglie opzioni un tempo giudicate incompatibili fra loro, ma che ora convivono senza timori nella stessa offerta elettorale. Si può essere di destra sull'immigrazione e di sinistra sui diritti. Per l'ambiente e per le armi. E così via.
Segno anche della secolarizzazione del voto dove valori e modelli cattolici contano sempre meno. Oggi solo il 41% degli italiani si dichiara influenzato da quei valori e da quei modelli. Ma alla prova del voto, sono molti meno. Questa maggioranza secolarizzata, la classe media, chiede oggi un nuovo patto per munirsi qui e ora (il reddito di cittadinanza è, in tutto il mondo, oggetto di discussione in tal senso) degli strumenti che possano mitigare l'impatto dell'automazione del lavoro e della conseguente fine del lavoro.
Che i tradizionali partiti di centro non l'abbiano compreso è un segno dei tempi. Il collasso in cui versano le loro strutture di pensiero è evidente. E il passaggio di voti dal PD al M5S, ossia dall'ex sinistra a una post-sinistra è un dato indicativo in tal senso.