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Sostenibilità sociale e ambientale

Sergio Costa: «Meno burocrazia e incentivi fiscali per chi non spreca»

Gli impegni del ministro dell’Ambiente a cui è stata assegnata la delega alla circular economy. Il traguardo? «Un’economia senza fossili»

di Redazione

Ministro dell’Ambiente dallo scorso primo giugno, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle Sergio Costa, generale di brigata dei carabinieri della Forestale è un grandissimo esperto di contrasto alle ecomafie.


Lo scorso aprile il parlamento europeo ha approvato il pacchetto sull’economia circolare. Ci può dare una sua valutazione di quel pacchetto e tempistiche e modalità di ricezione nel corpus legislativo italiano?
Il nuovo pacchetto rifiuti contiene molti elementi importanti: ambiziosi obiettivi di effettivo riciclaggio dei rifiuti urbani; un ambizioso target di riduzione del conferimento in discarica (10% entro il 2035); nuovi obiettivi per gli imballaggi; nuove sfide importanti per il food waste e il marine litter; riconoscimento dell’importanza della raccolta differenziata come strumento necessario per il riciclo dei rifiuti. Confrontando i nuovi requisiti, obblighi e obiettivi contenuti nelle direttive con la situazione nazionale, ci accorgiamo di come per taluni aspetti (riciclaggio degli imballaggi e requisiti minimi dei sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore) possiamo considerarci un Paese molto avanzato al quale rimane poco o nulla da fare per allinearsi alle nuove disposizioni. In altri casi, invece, la strada da fare è ancora tanta. Da diversi anni in Italia sta maturando la consapevolezza di dover migliorare e rendere più efficiente la filiera dei rifiuti. Purtroppo i risultati so- no stati finora inferiori alle aspettative e questo Pacchetto è l’occasione giusta per imprimere un’accelerazione al sistema affinché si verifichi un’impennata nell’andamento già in crescita delle performance di riciclaggio e recupero, con una conseguente rapida diminuzione del materiale conferito in discarica. Il recepimento comporterà una revisione sostanziale della normativa nazionale sui rifiuti. L’iter per il recepimento, che si concluderà entro 24 mesi dall’adozione del pacchetto, è già avviato.

La direttiva europea si limita ad incidere sui rifiuti municipali, senza intervenire su quelli industriali…
L’Italia ha sostenuto durante il negoziato l’opportunità che il pacchetto riguardasse anche i rifiuti speciali e non si limitasse esclusivamente agli urbani. La maggior parte dei rifiuti è costituita infatti da rifiuti speciali e una normativa concentrata esclusivamente sulla frazione urbana rischia di affrontare in maniera molto parziale il problema.

L’esecutivo che vi ha preceduto in chiusura di mandato ha varato un documento di inquadramento sull’economia circolare in Italia. Ci può indicare quali sono i punti di forza e le criticità?
Il documento di inquadramento sull’economia circolare ha l’obiettivo di definire il posizionamento strategico del nostro Paese sul tema. Costituisce un tassello importante per l’attuazione del- la “Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”, approvata nel 2017 dallo scorso governo, e un punto di partenza per la realizzazione del “Piano di azione nazionale sull’economia circolare” nel quale saranno indicati gli obiettivi, le misure di policy e gli strumenti attuati- vi. Nel documento ci sono alcuni punti di forza: la ricerca di soluzioni per rispondere in modo adeguato ed efficace alle complesse dinamiche ambientali e sociali senza pregiudicare la competitività del sistema produttivo e salvaguardando le risorse naturali; l’impulso a ripensare il modo di consumare e fare impresa; la diffusione della consapevolezza che l’economia circolare è un’opportunità di cambiamento e innovazione. Serve, però, maggiore coraggio e determinazione affinché la transizione dall’economia lineare dello spreco alla più virtuosa economia circolare avvenga in tempi rapidi e certi.

Sul tema quali sono gli interventi che avete in agenda come governo?
Il fatto che uno dei primi atti di governo sia stato il decreto “Terra dei fuochi”, approvato in Consiglio dei ministri a inizio luglio, con il quale sono state trasferite al ministero dell’Ambiente anche le competenze sull’economia circolare, la dice lunga su quanto la materia sia importante per il governo e per il mio dicastero. Io credo che bisogna dare impulso all’imprenditoria della filiera a partire dalla rimozione degli ostacoli burocratici. Il riuso, il riutilizzo e il reimpiego che contraddistinguono l’economia circolare consentono di immaginare un nuovo sistema di fare impresa ambientale, nel quale si dà agli imprenditori la garanzia di poter procedere bene e al cittadino di avere a che fare con prodotti sani. Se gli imballaggi verranno visti con uno sguardo diverso, il prodotto verrà reimpiegato e le materie prime seconde potranno essere una risorsa. Lavoreremo alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla concretizzazione dell’economia circolare attraverso, per esempio, una normativa end of waste e la realizzazione delle piattaforme del riuso e del riciclo.

È possibile pensare a una politica fiscale incentivante rispetto a questo modello economico?
La rimozione degli ostacoli burocratici è il punto di partenza per dare impulso all’economia circolare, che deve essere sostenuta con una politica fiscale incentivante, prevedendo, per esempio, regimi di tariffazione puntuale e di responsabilità estesa del produttore, misure per favorire la raccolta efficiente di prodotti usati e incrementare gli appalti pubblici sostenibili…


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