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In Brianza l’accoglienza diffusa ha funzionato, ma adesso?

La Rete Bonvena ha accolto in Brianza 3.500 stranieri in fuga dai loro Paesi. Anche oggi ospita 954 richiedenti protezione internazionale, che vivono in 133 appartamenti e piccole comunità, in 44 Comuni, secondo un modello di accoglienza diffusa a basso impatto, volta a promuovere la relazione con la comunità ospitante. Un centinaio anche le imprese coinvolte. Un convegno per capire come non disperdere questo modello dopo il decreto sicurezza

di Redazione

Gianni è il titolare dell’ Antica trattoria Garibaldi a Monza. Mirza è di origini pakistane e lavora da 3 anni alla trattoria come aiuto cuoco e pizzaiolo. Shuvo, originario del Bangladesh e da 2 anni alla trattoria, è cameriere di sala. Ad Entrambi Gianni ha offerto, dopo un periodo di prova, un contratto a tempo indeterminato. Gianni ha dato una possibilità a questi due giovani, ed è soddisfatto dell’esperienza. Sono un centinaio le imprese della Brianza coinvolte nella rete Bonvena per l’accoglienza di richiedenti asilo (Bonvena vuol dire accoglienza in Esperanto). La Rete Bonvena dal 2014 ha accolto in Brianza circa 3.500 stranieri in fuga dai loro Paesi. Anche oggi ospita 954 richiedenti protezione internazionale, che vivono in 133 appartamenti e in piccole comunità, diffusi su 44 Comuni secondo un modello innovativo di accoglienza diffusa a basso impatto, volta a promuovere la relazione con la comunità ospitante.

Le risorse sono destinate non solo ai servizi previsti da bando (come vitto, alloggio e corsi di italiano) per i richiedenti asilo ospitati, ma servono anche per attivare corsi di formazione professionale, borse lavoro, tirocini, programmi di volontariato e di utilità sociale, attività sportive, assistenza sanitaria specialistica e psicologica.

La rete RTI Bonvena è composto da una ventina di Enti, dalla Caritas di Zona all’ARCI, dalle cooperative sociali alle Associazioni dalle Parrocchie ad Enti Religiosi, a partire da i due maggiori consorzi del territorio, Consorzio Comunità Brianza e CS&L e – come detto – coinvolge la maggior parte dei comuni della Provincia di Monza Brianza e più di cento imprese del territorio. Gli enti della Rete nel 2015 hanno costituito il Fondo di Solidarietà Hope: più di 800 richiedenti asilo hanno frequentato corsi di formazione professionale con enti di formazione del territorio, sono stati attivati 20 progetti di autonomia abitativa con un contributo per l’affitto e 120 tirocini in una novantina di aziende, oltre a 40mila ore di formazione erogate nel 2018, per fornire competenze professionali a chi vuole costruire il proprio futuro in Italia. Un sistema che ha messo in luce che i migranti non sono solo un problema ma rappresentano anche una risorsa per lo sviluppo sociale della comunità.

Un sistema che funziona. Ma adesso? «Ci stiamo domandando – affermano Roberto D’Alessio e Giancarlo Brunato referenti della Rete Bonvena per Consorzio Comunità Brianza e Consorzio CS&L – quali effetti ci saranno con il decreto sicurezza. Il rischio è quello di dover restringere se non annullare le attività di integrazione, per via della riduzione delle risorse, limitandosi al solo vitto e alloggio. Tutto può essere migliorato, ma rinunciare alle esperienze positive è un rischio troppo alto».

La Rete Bonvena così ha redatto una lettera (allegata) che spiega nel dettaglio gli effetti del decreto sicurezza sul territorio e sugli ospiti accolti dai progetti, che ha già raccolto oltre adesioni fra gli enti che in questi anni hanno collaborato all’accoglienza (si può aderire scrivendo a segreteria@rtibonvena.it). Per sostenere l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo si può fare una donazione al Fondo Hope; mettere a disposizione un appartamento o una stanza per l’accoglienza di chi rischia di uscire dai progetti; dare una mano ai percorsi di integrazione che riguardano l’ottenimento della patente, l’insegnamento dell’italiano, il sostegno alle giovani mamme, le attività di inclusione e conoscenza attraverso lo sport e la cultura; firmare e diffondere la lettera.

Il 31 gennaio 2019, un convegno organizzato col patrocinio di ANCI Lombardia e della provincia di Monza e Brianza, restituirà al territorio i risultati di questa esperienza e proverà a pensare a cosa si poteva e soprattutto a cosa si potrebbe fare di meglio (in allegato il programma).


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