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Castelnuovo di Porto, per padre José «queste persone sono un dono, che ci hanno tolto»

Trenta i rifugiati partiti ieri verso la Campania e la Basilicata, 75 quelli in uscita questa mattina, destinazione Marche e Abruzzo. «Per chi resterà senza alternative, cercheremo anche noi di accogliere. L’inclusione è un processo, questo teniamolo presente, ma qui lo si sta portando avanti con coraggio, la rete ha lavorato bene», afferma il parroco di Santa Lucia in Pontestorto. Che ribalta la prospettiva: «la presenza di queste persone è un dono che viene tolto»

di Sara De Carli

«La situazione è complicata, mi risulta che sono 75 gli ospiti che questa mattina lasceranno il CARA, andranno nelle Marche e in Abruzzo. Il primo pullman è gIà partito con gruppo di persone, l'ha fermato una parlamentare per sapere dall'autista dove fosse diretto (si tratta di Rossella Muroni, ndr). Un secondo pullman sta partendo proprio adesso, con a bordo un gruppetto piccolo, evidentemente sono diretti verso un Centro di accoglienza più piccolo e un terzo deve ancora uscire»: padre José Manuel Torres, sacerdote messicano dei Servi di Gesù, è il parroco di Santa Lucia in Pontestorto, vicina al CARA di Castelnuovo di Porto di cui ieri il Viminale ha avviato la chiusura.

Sui 535 ospiti del CARA, poco più di 300 rifugiati saranno trasferiti in altri Centri entro il 26 gennaio. I primi trenta sono stati trasferiti già ieri, verso la Campania e la Basilicata. Altrove, senza sapere dove. «Sì, è così», conferma padre Torres, «l’autista del pullman ha spiegato di non sapere la destinazione, che glielo comunicheranno dopo, strada facendo, per sicurezza». Padre José nega invece che le famiglie siano state divise, uomini donne e bambini: «Ho sentito parlare del rischio ma no, credo di no, sarebbe una cosa gravissima».

A Castelnuovo di Porto, questa mattina, è pieno di giornalisti. I lavoratoti della cooperativa sociale Auxilium, finora impegnati nel CARA, sono tutti qui perché «tremano per la possibile perdita del lavoro». Quello che sta succedendo è che «si sta troncando un sistema che in tante persone qui, a cominciare dal sindaco, hanno creato con sacrificio. Andrà tutto in fumo. Si spezzano reti di amicizie, di supporto, la scuola, l’inclusione…», sottolinea padre José. Non la fa facile: «Se l’inclusione qui c'era davvero? L’inclusione è un processo, questo teniamolo presente, ma qui lo si sta portando avanti con coraggio, la rete aveva lavorato bene. Anche noi come chiesa abbiamo collaborato su tante cose…». E poi ribalta la prospettiva: «la presenza di queste persone è un dono che viene tolto».

Il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini, ha accolto in casa una ragazza e diverse famiglie, si diceva, avrebbero dato disponibilità a fare lo stesso: «Vedremo. Quando saranno andate via tutte le persone per cui il Viminale ha trovato un’altra destinazione in Italia, per quelli che non potranno più andare in seconda accoglienza e che resteranno senza alternative, vedremo quanti sono e cercheremo anche noi di trovare modo di accogliere qualcuno. È tutto da vedere ma la volontà c’è», spiega padre Torres. Proprio ieri ad esempio le Caritas delle diocesi della Lombardia hanno annunciato che continueranno ad accogliere a proprie spese nei centri che gestiscono le circa 500 persone che in base alla nuova legge non hanno più diritto all'accoglienza e al relativo contributo.

Alla marcia silenziosa di ieri pomeriggio, intanto, oltre a padre José Manuel Torres hanno partecipato il Vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina, Gino Reali (ieri al SIR aveva detto «dopo tanti anni d’impegno della comunità locale mi pare assurdo interrompere progetti di integrazione ben avviati, con la partecipazione di tanti cittadini e volontari della diocesi»), il sindaco di Castelnuovo di Porto e quello di Cerveteri, alcuni sindacati: «Avremmo voluto partire dalla parrocchia, in modo da passare vicino alla scuola e salutare i bambini, ma ci è stato vietato perché c’era il rischio di blocco della Tiberina, lo posso comprendere. Ma qualche bambino c’era, uno aveva un cartello con scritto "Siamo tutti siamo rifugiati, Gesù era rifugiato"».

A questo link l'ebook realizzato dalla Cooperativa Auxilium dopo la visita di Papa Francesco al CARA di Castelnuovo di Porto nel marzo 2016.

Foto dalla pagina Facebook di Paolo Ciani – Consigliere Regionale Centro Solidale per Zingaretti


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