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La nostra casa brucia. E noi restiamo a guardare

"12 anni. Questo è il tempo che ci rimane per salvare il nostro pianeta. È brutale, lo so, ma non c’è altro modo per presentare la situazione in cui si trovano l’ambiente e il clima se non quello di mettere in chiaro lo spazio che abbiamo per prendere coscienza di quanto la situazione sia davvero grave, oserei dire emergenziale. Trascorso questo tempo arriveranno i primi, irreversibili effetti del cambiamento climatico", afferma padre Giuseppe Bettoni

di Redazione

La riflessione di padre Giuseppe Bettoni, presidente di Fondazione Arché.

"12 anni. Questo è il tempo che ci rimane per salvare il nostro pianeta. È brutale, lo so, ma non c’è altro modo per presentare la situazione in cui si trovano l’ambiente e il clima se non quello di mettere in chiaro lo spazio che abbiamo per prendere coscienza di quanto la situazione sia davvero grave, oserei dire emergenziale. Trascorso questo tempo arriveranno i primi, irreversibili effetti del cambiamento climatico.

In questo senso mi ha colpito profondamente lo spirito d’iniziativa di Greta Thunberg ragazza giovanissima (pensate, nata nel 2003!). Quest’adolescente svedese, molto sensibile all’ecologia e al rispetto dell’ambiente, ha improvvisamente deciso di non poterne più dell’immobilismo della politica e si è presentata in Polonia alla riunione della COP24, seduta accanto al Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per dire al mondo intero che «i nostri leader politici ci hanno deluso, perché siamo di fronte a una minaccia esistenziale e non c’è tempo per continuare su questa strada folle». Ha altresì spiegato che mentre il mondo consuma circa 100 milioni di barili di petrolio al giorno, «non ci sono politiche per cambiare questa situazione. Non ci sono politiche per tenere quel petrolio nel terreno. Quindi non possiamo più salvare il mondo giocando secondo le regole, perché le regole vanno cambiate».

Greta continua a manifestare ogni giorno davanti al Parlamento svedese con lo slogan “Sciopero della scuola per il clima”. Un’iniziativa che ha attirato l’attenzione non solo dei media ma anche di tanti comuni cittadini che, in diverse parti d’Europa, hanno cominciato a imitarla chiedendo atti concreti ai propri governi.

L’attivismo di questa 16enne ha avuto una diffusione mondiale quando, in occasione del vertice delle Nazioni Unite del dicembre 2018 in Polonia, Greta è stata chiamata a intervenire davanti ai grandi della Terra. Nelle sue parole sono risuonate la paura e la rabbia, in particolare della sua generazione: “Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi bambini. Questa è la crisi più grave che l'umanità abbia mai subito”.

Una dimostrazione di consapevolezza, coraggio e maturità straordinarie, rivoluzionaria come quella di una gioventù che – seppur forse minoritaria – non si arrende alle decisioni, o meglio in questo caso alle “non-decisioni”, degli adulti e si mette in campo per cambiare le cose. Cambiare le cose partendo da atti all’apparenza semplici ma giganteschi se comparati alle dichiarazioni degli uomini politici che governano il mondo, a cominciare da Donald Trump che – dopo aver ritirato gli USA dall’accordo sul clima – continua nella sua opera di negazionismo: l’uomo non ha colpa dei cambiamenti climatici che stanno avvenendo. Anzi. Il presidente della più grande potenza mondiale, paese responsabile in gran parte delle emissioni inquinanti in atmosfera, ha recentemente scherzato sul tema viste le temperature polari negli Stati Uniti: “Riscaldamento globale, torna presto! Abbiamo bisogno di te!”.

Eppure la “cura della nostra casa” è un concetto antico e prezioso, esplicitato poeticamente da Francesco (il Santo) e ripreso con vigore dall’altro Francesco (il Papa): “La terra grida. Dobbiamo cambiare rotta”. Come possiamo allora far finta di nulla? Perché nessuna o pochissime voci si levano per impedire a questo drammatico conto alla rovescia di scorrere senza freno? Abbiamo così tanta paura di sacrificare parte del nostro benessere per un bene comune e così tanto egoismo da lasciare questo disastro ai nostri figli e nipoti?

Non voglio la vostra speranza, voglio che entriate nel panico. Tutti devono sentire la paura che io provo tutti i giorni”, ha tuonato Greta al Forum economico mondiale di Davos per scuotere le coscienze di tutti e iniziare ad agire, davvero. E allora, come rimanere silenti? Perché “la nostra casa brucia”, e noi non possiamo più restare a guardare".