Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Nuove professioni: l’identikit del consulente ambientale

Cosa fa? Come si forma? Dove lavora? Un'inchiesta per scoprire (anche) che nella green economy i contratti stabili sono più diffusi rispetto agli altri settori

di Redazione

Il Rapporto Greenitaly 2018, redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere, col patrocinio del della Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, è chiaro: l’Italia può oggi contare su 2 milioni e 998mila green jobs. Ma il numero è destinato a crescere.

Già ora, infatti, il 14% dell’occupazione nazionale è nel settore “verde”. L'Unione Italiana delle Camere di Commercio, Artigianato e Agricoltura (Unioncamere) stima che entro la fine del 2019 si registrerà un incremento di domanda nel settore delle nuove professioni legate alla green economy.

Parliamo di 474mila nuovi potenziali contratti per soggetti professionali che vanno dall’ingegnere energetico al tecnico del biologico, tecnico meccatronico all’installatore di impianti e rientrano nella complessa, affascinante e sempre più richiesta figura del consulente ambientale.

Quale lavoro?

Nel 2018, il numero di contratti di attivazione prevista dalle imprese che riguardano i green jobs è stato pari a quasi 473.600 unità, corrispondenti, leggiamo nel rapporto Green Italy 2018, «alla domanda di posizioni professionali il cui lavoro è finalizzato in modo diretto alla produzione di beni e servizi green o a ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi».

Queste figure si caratterizzano anzitutto per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono infatti oltre il 46% nel caso dei green jobs, quando nel resto delle altre figure tale quota scende a poco più del 24%.

Tale divario, prosegue il Rapporto, «si conferma anche considerando il contratto di apprendistato, dal momento che questa tipologia contrattuale interessa circa una assunzione prevista su dieci sia nel caso delle professioni “verdi”, che delle altre figure professionali».

Consulente ambientale: chi è, che cosa fa

Il consulente ambientale è un tecnico altamente professionalizzato, forte di un sapere multidisciplinare che presta la propria professionalità a un'azienda.

Il suo compito è tutelare, accompagnare, far crescere le aziende (e le amministrazioni pubbliche) all'interno di un percorso coerente con:

  • il rispetto della normative di tutela ambientale e della salute;
  • l'ottenimento delle certificazioni;
  • la formazione dei dipendenti;
  • la transizione verso un modello sempre più improntato all’efficienza a impatto zero.

Il consulente ambientale agisce quindi come punto di contatto fra aziende e territorio. Opera, in particolare:

Questo tipo di consulenza è sempre più richiesta dalle aziende che si trovano a dover gestire situazioni che richiedono al professionalizzazione sulle tematiche green e sono chiamate a sfruttare opportunità sempre più compatibili con le esigenze di tutela etico-ambientale.

Una consulenza strategica

Il consulente ambientale si sta quindi trasformando sempre più in un consulente di green economy: gli è richiesta, infatti, la capacità di partecipare attivamente alla gestione ambientale dell'impresa, ossia alle interazioni fra attività dell'impresa e ambiente (es. pianificando il passaggio alla cosiddetta circular economy).

L'opera del consulente green si concentra, dunque, anche su due piani strategici fondamentali:

  • il consumo di materie prime e i consti energetici aziendali;
  • la produzione di rifiuti, il loro impatto ambientale e il contenimento del loro costo aziendale.

Consulente ambientale: una professione sempre più riconosciuta

Biologia e scienze naturali, giurisprudenza, management, chimica ed economia. Sono molte le competenze richieste a un consulente ambientale, ma questa multidiscipliarietà è la sua forza. E non deve spaventare.

Prima di diventare tecnico addetto all’igiene ambientale e svolgere attività di consulenza è generalmente necessario avere una competenza pregressa. Una laurea in ingegneria civile e ambientale, in scienze ambientali e naturali, in biologia e chimica o in management, ma anche comunicazione. Non spaventiamoci, anche un diploma può bastare: i periti, infatti, si stanno sempre più trasformando in veri eco-manager.

Non esistendo ancora un corso di laurea specifico in consulenza ambientale, la strada verso la professione è aperta e legata alla formazione continua, calibrata sulle aspirazioni del soggetto e sulle richieste del mercato. Una formazione oggi garantita da numerosi corsi professionalizzanti e master e da un riconoscimento professionale che alcune associazioni professionali di categoria (ad esempio l'Unione Italiana Consulenti Ambientali) si sono impegnate a valorizzare, permettendo di "qualificare" la professione e di aprirla al futuro.

Geografia della richiesta

La prima Regione per numerosità assoluta di contratti relativi a green jobs è la Lombardia dove, secondo GreenItaly 2018, se ne contano 123.380, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (26,1%). Vengono poi l’Emilia Romagna con 45.562 richieste di green jobs (9,6%), il Lazio, con 45.480 attivazioni (9,6% del totale nazionale), quindi il Veneto a quota 42.654 (9%), il Piemonte con 38.869 (8,2%). Infine troviamo Campania(29.467, 6,2%), Toscana (23.637, 5% del totale nazionale), Puglia (20.912, 4,4%), Sicilia (19.994, 4,2%) e Friuli Venezia Giulia (11.546, 2,4%).

I 10 profili più gettonati

Dai dati del sistema Excelsior di Unioncamere, che mensilmente monitora il fabbisogno occupazionale delle imprese italiane, emerge un'importante novità: l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale si rivela la competenza più richiesta dalle imprese subito dopo le cosiddette soft skills, posizionandosi prima della capacità comunicative scritte e orali in lingua italiana e di quelle straniere e persino prima delle competenze digitali e della conoscenza degli strumenti per la comunicazione visiva e multimediale.

Delle 4.092.500 attivazioni di contratti nel mercato del lavoro nel 2017 per ben il 76,8%, cioè 3.143.190 unità, la competenza green è stata infatti considerata una competenza necessaria per svolgere la propria professione, e per un 36,8%, vale a dire 1.506.690 unità, il grado di importanza di questa competenza è considerato addirittura medio-alto.

Emergono pertanto dieci macrocategorie professionali per le quali l’attitudine al risparmio energetico e la sensibilità alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività aziendali rivestono con un grado elevato di importanza.

All’interno di queste categorie il Rapporto GreenItaly 2018 (da cui prendiamo la classificazione) ha individuato dieci figure professionali «del tutto innovative o che hanno subito un processo di rinnovamento con l’introduzione di nuove competenze o il sostanziale aggiornamento di quelle esistenti».

  • Installatore di reti elettriche a migliore efficienza. L’installatore di reti elettriche legate alla produzione da fonti rinnovabili o ad alta efficienza non solo deve conoscerei diversi momenti della professione, le novità tecniche e tecnologiche, ma avere presente il quadro normativo di riferimento e l’applicazione delle norme di sicurezza.
  • Programmatore agricolo della filiera corta. Si stima che oggi in Italia fra il 5 e il 6% del consumo nazionale complessivo di prodotti agroalimentari arrivi da una filiera corta. Il programmatore agricolo della filiera corta opera nel rispetto dell’ambiente e degli impatti energetici, si occupa della pianificazione e della programmazione dei processi produttivi secondo le esigenze della domanda locale, delle tradizioni culturali e gastronomiche, della stagionalità dei prodotti. Interviene nei processi di marketing e nell’individuazione di mercati locali, reti di acquisto, farmers market. È la figura capace di integrare in maniera efficace i diversi momenti che vanno dalla produzione alla commercializzazione. Pur non esistendo una formazione specifica, un percorso accademico in scienze agrarie appare il più coerente. Per gli operatori agricoli, tecnici della produzione o della preparazione alimentare è necessario un diploma di qualifica professionale. ​
  • Meccatronico green. Meccanici ed elettrauti entro il 2023 per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di autoriparazione dovranno diventare tutti per legge meccatronici. Sarà infatti obbligatorio certificare le proprie competenze e, nel caso, di integrarle con corsi obbligatori. Il tecnico meccatronico (o semplicemente “il meccatronico”) è il professionista che progetta ed elabora sistemi di controllo più o meno complessi del settore, lavorando su interi prodotti o cicli o su parti di essi. La sua formazione è di tipo tecnico industriale, può passare per percorsi universitari o di istruzione tecnica superiore.
  • Manovale esperto di calcestruzzi green. Sempre più ditte sperimentano e pongono in commercio miscele fortemente innovative e votate ad un maggior rispetto ambientale, dai cementi in grado di imprigionare la CO2 al calcestruzzo biologico per le facciate. Processi e prodotti che chiedono modalità e tempi di posa diversi e non è raro che le stesse aziende produttrici offrano un servizio di formazione a manovali e muratori al fine di farli familiarizzare più in fretta e in maniera più efficace con i nuovi materiali. La formazione avviene con la pratica, sui cantieri ma è comunque preferibile frequentare brevi corsi professionali.

Continua a leggere su Morning Future


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA