Un esposto a Mattarella contro l'etichetta "figli preconfezionati" del ministro Salvini
di Redazione
8MaggioMag2019115808 maggio 2019
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Lo ha inviato ieri l'Unione Famiglie Adottive Italiane (UFAI): «chiediamo un intervento autorevole al Presidente Mattarella, che possa portare a moderare i toni di una propaganda politica che mai, in nessuno modo, deve contraddire i fondamenti della nostra Costituzione, per i quali tutti i bambini hanno uguali diritti e pari dignità», ricorda Elena Cianflone
«Illustrissimo Presidente Sergio Mattarella, sono una cittadina italiana, mi chiamo Elena Cianflone e sono una mamma adottiva. Mi rivolgo a Lei, con un accorato appello, a nome dell’Unione Famiglie Adottive Italiane (UFAI) che rappresento, per chiederLe, ancora una volta, di farsi Garante della nostra Costituzione e dei suoi Principi Fondatori, intervenendo a tutela dei Diritti dei nostri figli, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, arrivati in adozione internazionale e nazionale, che ora, cittadini italiani, vivono studiano e crescono nel nostro Paese, nonché di tutti quei bambini che, pur non essendovi nati, crescono in Italia come figli. Per loro e per le loro famiglie che si trovano sempre più spesso a dover affrontare un preoccupante clima di crescente razzismo e intolleranza, alimentati da una propaganda politica dai toni inaccettabili, chiediamo il Suo appoggio».
«UFAI chiede al Presidente Mattarella, in qualità di Garante e Primo Rappresentante dello Stato, un intervento autorevole che possa portare a moderare i toni di una propaganda politica che mai, in nessuno modo, deve contraddire i fondamenti della nostra Costituzione, per i quali tutti i bambini hanno uguali diritti e pari dignità», ricorda Elena Cianflone, chiedendo che una delegazione di UFAI possa essere ricevuta dal Presidente per potergli illustrare «i danni che le parole di odio fanno, non solo sui figli adottivi, ma su tutti i figli di questo nostro amatissimo Paese», e le difficoltà che incontrano le famiglie adottive, «esempi di accoglienza per questa Società», che «si rivolgono ora a Lei affinché la società stessa sia più accogliente verso di loro, perché i loro figli sono parte del nostro Futuro».