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Che forti questi anziani

Il nodo però non è l’aumento dell’età media. Ma come viene utilizzato questo tempo. La chiave di volta? Mettere a valore comune le potenzialità degli ultra 65enni. Per questo è necessario un cambio di paradigma economico e sociale dentro il quale il Terzo settore può essere un protagonista. Il numero di Vita di luglio e agosto (in distribuzione dal 5 luglio) mette sotto i riflettori l'innovazione legata all'aging

di Redazione

Oggi in Europa vivono 3,3 persone in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni, per ogni ultrasessantacinquenne. Ma nel 2070, secondo le stime più recenti della Commissione europea, l’indice di dipendenza degli anziani (che misura quanti individui ci sono in età non attiva ogni 100 in età attiva) nell’Ue dovrebbe aumentare di 21,6 punti percentuali, passando dal 29,6% del 2016 al 51,2%. L’Europa invecchia e deve fare i conti con questa realtà. Una realtà che sta cambiando la fisionomia del continente. L’invecchiamento della popolazione europea avrà implicazioni significative anche per la forza lavoro e imporrà un nuovo patto sociale fra le generazioni. Ci troviamo infatti davanti a un passaggio radicale, che nei prossimi cinquant’anni rivoluzionerà il modo di vivere dei cittadini europei, e in particolare in Italia il Paese più agée del Continente e il secondo al mondo.

Il nodo però non è l’aumento dell’età media. Ma come viene utilizzato questo tempo. La chiave di volta? Mettere a valore comune le potenzialità degli ultra 65enni. Per questo è necessario un cambio di paradigma economico e sociale dentro il quale, il Terzo settore può essere un protagonista.

Come realizzarlo? A questa domanda prova a rispondere il numero di Vita magazine in distribuzione da venerdì 5 luglio intitolato L’età dell’Oro.

Il primo capitolo del Book, illustrato da un bellissimo servizio fotografico di Andrea Donadoni, mette a fuoco i passaggi cruciali di questo cambio di paradigma. L’invecchiamento non è un problema in sé. Il problema, ci spiega Esko Aho,— già primo ministro della Finlandia, uno dei Paesi che invecchia più rapidamente nell’area Ue, ma anche tra i più innovativi sul piano delle sfide demografiche— una delle voce raccolta da Marco Dotti che firma l’inchiesta di apertura è il nostro approccio all’invecchiamento. Se vediamo in questa tendenza irreversibile della società europea unicamente un problema, abbiamo già perso. Aho, che è stato anche dirigente della Nokia, è l’animatore dell’importante Silver Economy Forum che si è tenuto tra il 9 e il 10 giugno a Helsinki. Si lancia in un paragone con il cambiamento climatico: «Non possiamo aggiustare qualche casella, dobbiamo cambiare mentalità e, con la mentalità, le strutture portanti del nostro sistema economico». Il capitolo ospita anche gli interventi del professore di politica sociale all’università di Trento, Cristiano Gori (“Non autosufficienza, una svolta in sei atti”) e del presidente nazionale di Uneba Franco Massi (“Assistenza, il non profit cambi passo”).

Nel secondo capitolo (“L’innovazione entra nella Terza età”) raccontiamo 14 esperienze modello dove l’invecchiamento diventa terreno di sperimentazione di servizi nuovi e integrati: Rsa aperte al territorio ed altamente digitalizzate. Presa in carico dell’intero gruppo familiare. Progetti di valorizzazione delle competenze professionali dei pensionati. Iniziative di formazione comunitaria.

Infine nei “Dialoghi senza età” del terzo capitolo siamo stati ad ascoltare Il filosofo Emanuele Severino, il monaco Enzo Bianchi, il sociologo Luigi Manconi, la fotoreporter Letizia Battaglia, il prete di strada don Antonio Mazzi, il fondatore del Censis Giuseppe De Rita, la radicale Emma Bonino e l’antropologo Marc Augé. otto maestri del pensiero vivono l’ultimo miglio della loro esistenza.


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