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Lo sboom dell’alternanza scuola lavoro: l’ha fatta solo uno studente su due

Il 2017/18 doveva essere l'anno in cui la novità dell'alternanza scuola lavoro andava a regime, con 1,5 milioni di studenti coinvolti. Invece c'è stato un calo netto rispetto all'anno precedente: hanno fatto l'esperienza solo il 52,3 per cento del totale degli alunni frequentanti le classi terza, quarta e quinta delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie

di Sara De Carli

Francesco Luccisano nel 2015 era responsabile della segreteria tecnica del Miur e all’Alternanza Scuola-Lavoro obbligatoria, così come disegnata dalla Buona Scuola, ci credeva tantissimo. L’obbligatorietà per lui era una «lucida follia»: «io non lo chiamerei nemmeno obbligo, ma diritto per tutti. Non si è mai pronti al 100%, perché la scuola è un mondo vasto e differenziato. Ma la scelta netta, il cambio di paradigma sta proprio nell’obbligatorietà, nel rendere l'esperienza fuori dalla classe un pezzo fondamentale del curriculum, come la matematica e l'italiano. Per tutti, non solo per le scuole più fortunate che già lo facevano. Si parte quando serve, non quando si è pronti, il compito dello Stato è questo, essere più presente là dove i cittadini sono più in difficoltà, e tutti i numeri – a partire dal 40% di disoccupazione giovanile – ci dicevano che l’integrazione delle soft skills nell’offerta formativa era l’urgenza». Poi vennero gli scioperi contro l'alternanza, nell'autunno 2017. Più tardi ancora, nell'estate 2018 il contratto di Governo definì l’alternanza «un sistema inefficace» e «dannoso» e ci fu un gran parlare di superare, rivedere, qualificare l’alternanza. Si decise così con la legge di bilancio 2019 un nuovo nome per l'esperienza, una riduzione delle ore obbligatorie.

Nell’anno scolastico 2017/18 – introdotta nel 2015/16, da luglio a settembre – l’alternanza scuola lavoro doveva andare a regime, con l’obbligo per tutti gli studenti del triennio delle superiori e una platea attesa di 1,5 milioni di studenti. In realtà gli alunni che hanno partecipato ai percorsi oggi ribattezzati “competenze trasversali e per l'orientamento” nel 2017/18 sono stati soltanto 754.135, pari al 52,3 per cento del totale degli alunni frequentanti le classi terza, quarta e quinta delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie. In particolare, gli studenti delle classi terze sono stati circa 277 mila, gli studenti delle classi quarte risultano essere stati 272 mila e quelli delle classi quinte sono stati 204 mila. Sono, poi, 4.676 le scuole che hanno attivato i percorsi, pari al 70 per cento delle sedi scolastiche. Dalle indagini risulta, inoltre, che le strutture ospitanti sono state pressoché 190 mila. Questi, in estrema sintesi, i dati estrapolati dal monitoraggio, comunicati ieri dal sottosegretario Salvatore Giuliano, rispondendo a un’interrogazione dell’onorevole Gabriele Toccafondi.

La riduzione rispetto all'anno scolastico precedente, ha commentato Toccafondi, è di un -20%, tanto di ragazzi quanto di scuole. Anche le strutture ospitanti scendono da 208mila a 190mila. E siamo all'anno scoastico 2017/18, prima delle modifiche decise dal governo in carica. «Ebbene, pensare che un'attività curriculare obbligatoria, utile se fatta bene, è stata fatta solo dal 52 per cento dei ragazzi delle nostre scuole, nel 70 per cento delle sedi scolastiche, significa tornare, e in fretta, indietro, visto che fino al precedente monitoraggio avevano svolto attività di alternanza il 90 per cento degli studenti, con 76mila percorsi e 6mila scuole. C'è qualcosa che non torna o nei dati che lei mi ha fornito oppure si è tornati rapidissimamente indietro. Penso si sia tornati indietro, e velocemente, perché voi l'alternanza, di fatto, l'avete abbandonata: non avete creduto nell'utilità dell'alternanza scuola-lavoro, sempre se fatta bene, perché io non difendo quella fatta male, perché la scuola è luogo di conoscenza, ma anche luogo di competenze e le competenze, con tutta la buona volontà, il ragazzo da solo, insieme all'insegnante, non se le può dare», ha detto Toccafondi nella replica.

Con Bussetti le ore sono passate – lo ricordiamo – nei licei da 200 a 90, nei tecnici da 400 a 150, nei professionali da 400 a 210. Le scuole hanno la facoltà di fare ore in più, ma le risorse sono attribuite in base al minimo obbligatorio: sono stati così risparmiati sull’alternanza circa 57 milioni di euro. Facile immagianare un ulteriore calo per l'anno scolastico 2018/19. Il sottosegretario Giuliano ha ricordato che, «per aumentare il numero di ore dedicato a tali percorsi e attività, in una logica di potenziamento dell'offerta formativa sul proprio territorio, le scuole potranno accedere anche a forme diverse di finanziamenti, come, ad esempio, ai PON» e che «per assicurare la qualità dei nuovi percorsi, è stata prevista l'adozione, con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di apposite linee guida che troveranno applicazione a partire dal prossimo anno scolastico per i progetti che avranno inizio ovvero saranno in corso a decorrere da tale periodo. Un apposito tavolo tecnico, sentito il Forum delle associazioni degli studenti, ha oramai elaborato tale documento. Le linee guida sono state perfezionate e inviate al Consiglio superiore della pubblica istruzione per l'espressione del parere che, presumibilmente, sarà reso entro il mese di luglio, dopodiché si provvederà ad adottarle mediante apposito decreto».


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