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Rincorrendo i dinosauri, mio fratello è arrivato a Venezia

Verrà proiettato in anteprima durante la Mostra del Cinema di Venezia, all'interno delle Giornate degli autori, il film “Mio fratello rincorre i dinosauri”, ispirato all'omonimo libro di Giacomo Mazzariol, che raccontava l'essere fratello di un bambino con la Sindrome di Down. Quando uscì il libro ci disse: «Non mi va di finire nella sezione “testimonianze sulla disabilità”». Ce l'ha fatta

di Sara De Carli

Verrà proiettato in anteprima lunedì 2 settembre, durante la Mostra del Cinema di Venezia, all'interno delle Giornate degli autori, il film “Mio fratello rincorre i dinosauri” di Stefano Cipani, ispirato all'omonimo libro di Giacomo Mazzariol. Il film, con Alessandro Gassmann, Isabella Ragonese e Lorenzo Sisto nella parte di Giò, è la storia vera di Giacomo e di suo fratello di Giovanni, che ha la Sindrome di Dowm. Quando il libro uscì, nella primavera 2016, fu un caso editoriale, anche perché Giacomo all’epoca aveva solo 19 anni. Ecco un’intervista di quei giorni, una delle prime che Giacomo fece, pubblicata su VITA. Dal 5 settembre il film sarà al cinema.

Tutti ti stanno cercando come il ragazzo che ha scritto un libro su suo fratello Down. Cosa volevi dire esattamente?
Di certo non scrivere di disabilità o di com’è la vita accanto a una persona down: non mi va che finisca nella sezione “testimonianze sulla disabilità”. Avevo una voglia matta di raccontare mio fratello e la sua quotidianità. Soprattutto però è la storia mia, di un adolescente che accetta di vivere e divertirsi con quello che ha ricevuto dalla vita. È vero però che un libro dopo che lo hai scritto non è più tuo, ciascuno ci legge quello che vuole.

E perché questa storia particolare interessa tanto?
È una condizione generale quella di non accettare se stessi e non ritenerci pronti per il mondo e al tempo stesso accusare gli altri di renderti infelici.

Nel libro parli del caprimulgo egiziano, un uccello che si nasconde nella polvere per non farsi vedere. Così sveli la menzogna che hai costruito con i tuoi amici, che non sanno dell’esistenza di Gio. Questa pagina è una delle più belle del libro: come ti è venuta?
Mentre scrivevo mi sono accorto che quell’episodio, vero, era la sintesi di tutto quello che volevo dire e che il caprimulgo era la metafora di tutto. Quando abbiamo paura ci camuffiamo da qualcosa di più pericoloso, mentre se sei felice di quello che hai, le tecniche di difesa non ti servono. A me non servono più ormai. Anche se devo dire che le ho provate tutte.

È logico che la tv sfrutti lo spiazzamento “è down ma riesce a capire, ballare, fare cose”, in tre minuti puoi fare solo quello ed è il motivo per cui non porto Giovanni in tv. Quello che vorrei fare io è portare chi legge dentro il mondo di Giovanni: se noi lo apprezziamo perché riesce a fare determinate cose restiamo nel nostro mondo, quello che invece manca è portare le persone dentro un mondo diverso

Giacomo Mazzariol

A chi ti sei ispirato?
A Dave Veggers e al suo L’opera struggente di un formidabile genio. Racconta di lui a 20 anni, quando i suoi genitori muoiono e lui deve prendersi cura di suo fratello, che gli sta anche sui coglioni. E a Slow Cheetah dei Red Hot Chili Peppers: Giovanni è questo paradosso di un ghepardo lento.

Oggi in tv c’è un inedito protagonismo di persone con la Sindrome di Down di cui si sottolineano le performance. Tu invece di Giovanni racconti tutti i limiti…
È logico che la tv sfrutti lo spiazzamento “è down ma riesce a capire, ballare, fare cose”, in tre minuti puoi fare solo quello ed è il motivo per cui non porto Giovanni in tv. Quello che vorrei fare io è portare chi legge dentro il mondo di Giovanni: se noi lo apprezziamo perché riesce a fare determinate cose restiamo nel nostro mondo, quello che invece manca è portare le persone dentro un mondo diverso, in cui l’amore o il successo sono un’altra cosa. Se qualcuno dopo aver letto il libro regalasse un sorriso a un altro Giò, sarei già contento.

La foto di copertina è un frame del trailer ufficiale del film


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