Welfare & Lavoro

Tutela minori, ecco perché non possiamo permetterci di buttare tutto all’aria

«Vediamo bambini di 2/3 anni che arrivano in ospedale perché hanno ingerito stupefacenti», dice Ciro Cascone, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. È la prima linea, in un territorio in cui vivono circa 1,1 milioni di minori. Nel 2018 ha ricevuto circa 7mila segnalazioni e aperto 1.650 pratiche per limitazione della responsabilità genitoriale. «Il sistema può essere migliorato, ma le situazioni di disagio, malessere e pregiudizio sono tantissime»

di Sara De Carli

Ciro Cascone è il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. Tale distretto copre otto province, per due terzi della Lombardia, con 1,1 milioni di minori residenti. Sono 600 le comunità di accoglienza per minori presenti. La Procura è il primo filtro rispetto alle segnalazioni di minori in situazioni di pregiudizio: nel 2018 ha ricevuto 7.100 segnalazioni, che hanno portato all’apertura di 1.650 richieste di limitazione della responsabilità genitoriale (di cui solo una minima parte comporta l’allontanamento del minore dalla propria famiglia) e ad avviare 174 procedimenti di adottabilità. È una delle voci che abbiamo raccolto nel numero di settebre di VITA, che dà voce ai protagonisti dell'accoglienza dei minori fuori famiglia, cominciando proprio dai ragazzi.

In un certo senso voi siete il primo filtro sul bisogno dei minori e delle famiglie, mi interessa quindi molto che lei mi tratteggi un quadro reale della situazione.
Noi riceviamo tantissime segnalazioni ogni anno, nel 2018 sono state 7.100, l’anno prima 8mila. C’è di tutto, dal bambino che si fa male a scuola a quello che ha comportamenti bullizzanti, da chi viene segnalato dai servizi scolastici alle situazioni che emergono quando le forze dell’ordine intervengono in casa per liti tra famigliari, fino alle ipotesi di maltrattamenti. Nei casi in cui riscontriamo l’abbandono, chiediamo l’apertura di un procedimento di adottabilità, accade in circa 170-180 casi all’anno, nel 2018 sono stati 174. Negli altri casi chiediamo una limitazione della responsabilità genitoriali – nel 2018 circa 1.650 procedimenti aperti, 1.970 l’anno prima – cosa che solo in alcuni casi comporta l’allontanamento del minore dalla propria famiglia: l’anno scorso l’allontanamento c’è stato per un centinaio circa di casi. Cerchiamo di capire la situazione, con indagini veloci di polizia giudiziaria, prima di avviare il ricorso. Il nostro intervento non è punitivo ma di sostegno e aiuto perché l’obiettivo finale è ricucire la relazione, indicare ai genitori il modo più corretto con cui porsi. Nessuno vuole “portare via i bambini”, questo voglio dirlo con chiarezza, ma ci sono casi in cui ciò è necessario, quando c’è una inadeguatezza tale da mettere a rischio il bambino. Molti casi si chiudono senza avviare una procedura, non perché non ci fosse nessun problema ma perché la famiglia si rende subito conto della necessità di un cambiamento.

Le cause delle situazioni di pregiudizio sono cambiate nel tempo?
Diciamo che oggi dal mio osservatorio vedo un consumo molto facile di stupefacenti, tra i minorenni e tra gli adulti, vediamo ad esempio bambini di 2/3 anni che arrivano in ospedale perché hanno ingerito stupefacenti e questo ci dà idea di come essi siano di libero accesso in casa. Tanti maltrattamenti nei confronti del partner e di correlata violenza assistita dei bambini dipendono da uno smodato uso di alcool. La fragilità è diversa dalla povertà, a volte fra le concause c’è la difficoltà economica, ma io non ho mai visto allontanare un minore perché i suoi genitori sono poveri.

Però tante famiglie dicono l'esatto contrario…
Ognuno ha la sua narrazione personale, della quale si convince anche in buona fede. Mi è capitato di leggere sui giornali vicende del nostro territorio, in un caso ho letto “rapito dallo Stato”… sono andato a riprendere il fascicolo e dentro c’era tutt’altro.

I minori non accompagnati sono un pezzo quantitativamente importante di questa realtà?
Il flusso di MNA è calato molto nell’ultimo anno, il discorso è che la legge 47 è fatta bene ma non basta, sostanzialmente vuole fare cose belle ma senza maggiori oneri a carico delle finanze pubbliche… Non si tratta solo di accogliere questi ragazzi e di metterli in una struttura educativa, va fatto tutto un percorso di integrazione altrimenti da maggiorenni torneranno per strada, come clandestini. Comunque sì, fino a un anno fa avevamo massicci numeri di ragazzi che non trovavano posto nei percorsi di accoglienza.

Le ispezioni alle comunità sono come l’autovelox: la loro funzione non è fare multe ma indurre gli automobilisti a rallentare. Le comunità sanno che sono sottoposte a controllo e questo le aiuta a operare meglio. Grossi problemi non li abbiamo mai trovati

La Procura ha il compito di monitoraggio sulle comunità: quanto si riesce a fare?
Il monitoraggio si esplica in due modi: la raccolta sui dati dei minori, che ogni comunità manda alla Procura, con una banca dati alimentata in tempo reale. L’altra modalità sono le ispezioni, ordinarie e straordinarie: un tempo le ordinarie non si facevano, si facevano solo le ispezioni straordinarie, a seguito di segnalazioni, perché mancava il personale. Tenga presente che ci sono 600 comunità nel territorio di competenza della Procura. Da quattro anni, con uno sforzo enorme, ho attivato anche quelle ordinarie chiedendo la collaborazione della Polizia locale, con agenti motivati e formati. A settembre faremo un corso di formazione per circa 400 agenti, che saranno i nostri occhi sul territorio. Una volta all’anno tutte le comunità hanno un’ispezione, rigorosamente a sorpresa: si verifica se vi sono minori in stato di abbandono, se il rapporto con la famiglia c’è o non c’è…. come stanno i ragazzi, lo stato igienico e sanitario, che l’ambiente sia simile a una casa… E poi i progetti educativi, chiediamo al servizio sociale il progetto del bambino, soprattutto se l’affidamento dura da più di due anni, faccio fotocopiare il giornale di bordo degli ultimi tre giorni … Spesso chiediamo collaborazioni all’ATS, in qualche caso con i NAS.

Come vanno queste ispezioni?
È come l’autovelox, la loro funzione non è fare multe ma indurre gli automobilisti a rallentare. Le comunità sanno che sono sottoposte a controllo e questo le aiuta a operare meglio. Grossi problemi non li abbiamo trovati, i minori ospitati sono quelli dichiarati, le condizioni sono buone, i progetti educativi ci sono, quando non ci convincono coinvolgiamo i servizi sociali che mi dicano la situazione di quel minore, se deve permanere e perché, per fare in modo che in comunità i ragazzi ci stiano il meno possibile.

Moltissimi però restano fuori famiglia ben più dei due anni previsti dalla legge…
Occorre prendere atto che due anni non bastano in molte situazioni e l’equivoco di fondo è che la legge 184 parla di due anni, ma poi ci sono altri articoli del Codice Civile che dicono che quando c’è inadeguatezza il Tribunale prende decisioni: quindi sto applicando una norma del Codice Civile, che non indica un termine.

La domanda di più urgente in queste settimane è “e se i servizi o il Tribunali sbagliano?”… Cosa si può già fare? Esiste un problema di impossibilitò di difesa da parte del cittadino dall’abuso istituzionale?
Il TM prende la sua decisione dopo aver sentito servizio sociale e famiglia, che volendo possono farsi assistere da avvocato. Non c’è un avvocato d’ufficio, al momento ma quando c’è conflittualità – ad esempio in caso di allontanamento del minore – noi chiediamo il curatore speciale che è qualcosa di più, è il rappresentante del minore, di solito è un avvocato esperto che per questo – nel caso – fa anche da avvocato del minore. Contro la decisione del tribunale si può fare ricorso in Corte d’Appello, i “rimedi” sono previsti. Sento molte critiche sull’articolo 403, è vero che non è stato mai aggiornato, ma vivadio che esiste, altrimenti in certe situazioni di emergenza come si mette in sicurezza un bambino? I servizi quando lo fanno ci telefonano, quindi in pochi giorni si è davanti al giudice per la convalida. Si può migliorare tutto, ma il 403 è uno strumento indispensabile e non vedo tutti questi abusi, almeno a Milano. Si sta discutendo di sistema che può essere migliorato, anche per il contradditorio, l’AIMMF con vari esperti aveva presentato proposte di modifiche della normativa per renderla piò garantista e introdurre un contraddittorio più accentuato rispetto alla legge, anzi cerchiamo già di farlo pur nel silenzio della legge… Però con altrettanta serietà voglio dire che le situazioni di disagio, malessere e pregiudizio di minori ce ne sono tantissime, non possiamo permetterci di mettere sotto accusa tutto un sistema.

Photo by Scott Webb on Unsplash


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