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Generazione Greta, non chiamateli ambientalisti

Chi sono, cosa studiano e cosa leggono, come si organizzano le migliaia di ragazzi che anche in Italia hanno seguito l’esempio di Greta Thunberg? L’inchiesta che mostra il nuovo volto dell’attivismo: giovane, orizzontale e connesso che apre il book del numero del magazine di ottobre in distribuzione dal 4 ottobre

di Anna Spena

Era il 20 agosto 2018 quando Greta Thunberg, sedicenne svedese, smise di andare a scuola per manifestare da sola fuori dal parlamento di Stoccolma. Rimase lì seduta, durante le ore scolastiche, fino alle elezioni legislative del 9 settembre 2018.

Il suo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima, ndr) aveva un obiettivo preciso: far sì che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Dopo quel 20 agosto il gesto di Greta ha generato una vera onda. Non solo nel suo Paese, la Svezia. Ma in tutto il mondo. Greta ha fatto sentire la sua voce alla COP24, vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuto in Polonia il 4 dicembre del 2018. A gennaio 2019 è intervenuta con un discorso al Forum economico mondiale di Davos. Fino ad arrivare ad organizzare, il 15 marzo 2019, il primo sciopero mondiale per il futuro, al quale hanno partecipato studenti di 1.700 città in oltre cento Paesi del mondo (in Italia sono scesi in piazza 530mila giovani e meno giovani). Può una persona cambiare il flusso degli eventi? Sì pò. Soprattutto se con una singola azione (stare seduta da sola con un manifesto in mano) innesca un movimento che tocca tutti: «Se lo ha fatto lei, posso dare il mio contributo anch’io».

Amnesty International ha insignito lei e il movimento a cui ha dato il via, il “Fridays for Future”, del premio “Ambasciatore della coscienza” 2019, che rappresenta il più importante award da parte dell’associazione. «Questo è un riconoscimento per milioni di persone, di giovani, che in ogni parte del mondo si sono uniti nel movimento. Tutti questi giovani senza paura combattono per il loro futuro. Un futuro che loro dovrebbero avere garantito, ma non è così» ha dichiarato Greta Thunberg ricevendo il premio. Così Greta rappresenta la prima goccia che sta riempendo un mare. Lo scorso agosto ha attraversato l’oceano Atlantico da Plymouth a New York in barca a vela; una traversata carbon neutral, per partecipare al vertice delle Nazioni Unite sul clima. «Non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola dall’altra parte dell’oceano ma voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote», ha dichiarato — quasi in lacrime — durante il suo intervento.

“Fridays for Future”, non chiamateli ambientalisti
«Migliaia di altri studenti in tutto il mondo si stanno unendo a Greta. Noi siamo con loro! Stiamo scendendo in piazza in tutta Italia!». È questa la chiamata che si legge sul sito italiano di Fridays for Future. «Abbiamo solo 11 anni per salvare la nostra specie. Il Pianeta sta bruciando». Una chiamata che ha ricevuto tantissime risposte, individuali e organizzate: basti pensare che ad oggi sono attivi 137 gruppi locali in altrettante città. Il nostro Paese, allo sciopero globale dello scorso 15 marzo (replicato il 27 settembre), ha fatto il record di presenze a livello mondiale.

Ma chi sono i ragazzi dei Fridays for Future italiani? Sono giovani. Comunicano su Telegram, applicazione di messaggistica istantanea. La parola gerarchia nel loro movimento non esiste. «Mi sono avvicinato al Friday for Future a febbraio 2019», racconta Tommaso Felici, 23enne romano, che studia a Torino economia dell’ambiente. «Non ci consideriamo un movimento ambientalista, perché il cambiamento climatico non è un problema ambientale ma sociale, economico, politico. Quindi siamo un movimento, prima di tutto umanista, che affronta la più grande problematica dell’umanità di oggi. Tutti insieme, con i nostri scioperi, proviamo a cambiare il sistema, non solo le sorti del clima»…


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