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Caro giudice… perché non mi hai mai incontrato?

Si riuniscono a convegno a Lecce i magistrati per i minori: un mondo da mesi nell'occhio del ciclone. I ragazzi che sono stati allontanati dalla loro famiglia hanno scritto una lettera proprio a loro. E VITA ha chiesto a un giudice di rispondere. «A volte il “caso” è l’unica spiegazione a situazioni non comprensibili», ammette Rosario Lupo, giudice al Tribunale per i Minorenni di Firenze, «ma ti prometto che questa tua lettera non resterà un inutile quanto disperato grido»

di Redazione

Caro Giudice,
ho avuto una vita abbastanza complessa e 9 mesi fa sono entrato in comunità. Ho conosciuto l’assistente sociale e molti educatori ma non ho mai avuto la fortuna di incontrare te. All’inizio non è stato semplice accettare la tua decisione, anche perché mi piaceva la libertà che avevo quando ero a casa. Con il tempo ho capito che il percorso in comunità è stato la mia salvezza, sì, la mia salvezza! E così ho chiesto il prosieguo amministrativo perché era necessario per me, non avevo altre possibilità. Ho affidato tutta la mia speranza nella lettera precedente per chiederti il prosieguo ma la tua risposta è stata negativa. Tra pochissimo tempo rimarrò senza un posto dove vivere dato che sto per compiere 18 anni a breve. L’unica domanda che mi pongo è “perché?”. Perché mi hai collocato in comunità se poi avevi intenzione di non continuare ad investire su di me e sul mio futuro? Perché non mi hai mai incontrato? Perché ho dovuto scoprire la tua risposta dagli educatori e non direttamente da te? Perché pensi che io a 18 anni possa già essere autonomo da un giorno all’altro? Perché ad altri hai dato una possibilità e a me no? La disperazione mi assale, sento di non farcela, sento che il mondo mi sta crollando addosso, rischio di mandare all’aria tutto, cosa faccio adesso?!?


Risponde Rosario Lupo, giudice del Tribunale per i Minorenni di Firenze

Ho letto con molta attenzione la tua sofferta lettera, che mi ha lasciato emozioni importanti e aiutato a riflettere in un modo non scontato sul mio ruolo e sulle conseguenze delle mie decisioni sulla vita delle persone. Quando l’emotività si innesta è facile dare risposte banali e sostanzialmente inutili sia a capire che ad affrontare le situazioni, ma spesso la verità (o meglio un punto di vista) si cela proprio in ciò che pare scontato ma scontato non è.

Ognuno di noi – anche i giudici – ha sogni, progetti, si muove per raggiungere un obiettivo… ma poi occorre fare i conti con una realtà piena di spine ed ostacoli. In te vedo la comprensibile “paura” di non riuscire a decollare in quel cielo infinito e ignoto che è la vita. Tu, che ti sei affidato alle istituzioni, mi chiedi “perché” con sofferenza, stupore e rabbia.

Il tuo grido di dolore e la tua richiesta di speranza vanno accolti nel modo giusto, senza prospettarti mondi “meravigliosi” e soluzioni miracolistiche. Le procedure minorili, come tutti i percorsi che hanno l’obiettivo del riconoscimento e dell’esercizio effettivo di diritti (e quello del soggetto minorenne di essere aiutato a crescere e a trovare un suo posto nel mondo è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione e da tutte le Convenzioni internazionali) sono molto complesse e dipendono da una serie di fattori anche esterni non sempre prevedibili e quindi non sempre prevenibili. A volte – dobbiamo dircelo – il “caso” è l’unica spiegazione a situazioni non comprensibili. Perché il mondo “perfetto” non esiste. Tuttavia sicuramente occorre che tutte le persone responsabili comunichino tra di loro e profondano sforzi per un obiettivo comune: aiutarti.

Come rispondere quindi al tuo grido di dolore senza cadere in banalità e dichiarazioni di principio? Potrei dirti che non abbiamo le risorse sufficienti per seguire tutti i casi direttamente. Che spesso siamo costretti a delegare ad altri compiti delicati quali il vostro ascolto, il confronto con la vostra sofferenza, la conoscenza concreta del vostro vissuto. Che anche gli altri operatori che hanno a che fare con voi combattono spesso con una mancanza di risorse personali, strutturali e di tempo. Ma non te lo dico perché so bene che queste non sono risposte al tuo grido di dolore e alla tua richiesta di aiuto. Né ho intenzione di nascondermi o di nascondere l’istituzione che rappresento dietro la facile giustificazione della mancanza di risorse.

Le risorse disponibili vanno incanalate nella direzione “giusta” e organizzate in modo che l’obiettivo – AIUTARTI – sia al centro del progetto organizzativo del nostro “mestiere”, attraverso una “sinergia” tra tutti gli operatori.

Rosario Lupo, giudice del Tribunale per i Minorenni di Firenze

Ti prometto però che questa tua lettera non resterà un inutile quanto disperato “grido”: sarà uno stimolo a riflettere e a cambiare prospettiva e priorità. Le risorse disponibili vanno incanalate nella direzione “giusta” e organizzate in modo che l’obiettivo – AIUTARTI – sia al centro del progetto organizzativo del nostro “mestiere”, attraverso una “sinergia” tra tutti gli operatori. Tra le figure di riferimento vi possono essere anche quella del tutore e del curatore: il tutore è una persona che rappresenta il minorenne privo di genitori, in grado di decidere per lui, mentre il curatore fa l’interesse del minorenne in un procedimento che lo riguarda; entrambe sono figure occasionali che hanno funzioni non delegabili a giudici, assistenti sociali ed educatori. La sinergia tra tutte queste figure deve far sì che l’ascolto sia continuo e funzionale a individuare bisogni e soluzioni concrete, calibrate su di te. Che non sei un numero da archiviare una volta maggiorenne ma una persona da aiutare a trovare il proprio posto nel mondo.

Il numero di ragazzi affidati ad ognuno di noi giudici è molto alto: per quanto vorrei ascoltarvi ed incontrarvi tutti, non mi è possibile. Poche volte mi è stato chiesto direttamente e quando è accaduto l’ho sempre fatto ma in via ordinaria devo delegare l’ascolto di voi ragazzi ad altri giudici (si chiamano “onorari”, sono esperti del mondo minorile, in grado di sintonizzarsi sui vostri bisogni. A loro puoi affidarti, anche loro sono il tuo giudice). Ma anche se non siamo in grado di incontrarvi tutti, ti assicuro, prendiamo in considerazione le vostre esigenze e mi farò portavoce di questa lettera, cercando di rispondere a questa richiesta di maggior contatto, nei limiti delle risorse a nostra disposizione.

Il vero protagonista del cambiamento sei TU e sei tu che devi sempre e comunque misurarti con TE STESSO, con le tue capacità e le tue fragilità. Quelle istituzioni in cui nonostante tutto ancora credo non ti abbandoneranno se TU non abbandoni TE STESSO. “Insieme”, “accanto”, con “determinazione”, “coraggio” e “costanza” e con un “bagno di umiltà”

Rosario Lupo, giudice del Tribunale per i Minorenni di Firenze

Venendo al prosieguo amministrativo, questa è in generale una misura “eccezionale”, spesso ostacolata da motivi di carenza di risorse economiche, di personale, di strutture. Prendere iniziative in questo senso espone anche a responsabilità contabili e quindi i prosiegui amministrativi non sono molto frequenti. La misura presuppone che vi sia l’iniziativa di altri organi o enti, quali il pubblico ministero o il servizio sociale, e spesso nella realtà le richieste arrivano fuori termine, quando il ragazzo è già maggiorenne. Presuppone l’adesione del ragazzo al progetto predisposto per lui e la necessità di continuare nella presa in carico al fine di ultimare il percorso di autonomia intrapreso ma non ancora ultimato al raggiungimento della maggiore età. Certo è necessaria una riforma legislativa anche in questa materia, che dia maggiore autonomia ai giudici.

Al tempo stesso però devi essere consapevole che il vero protagonista del cambiamento sei TU e che tu devi sempre e comunque misurarti con TE STESSO, con le tue capacità e le tue fragilità. Quelle istituzioni in cui nonostante tutto ancora credo non ti abbandoneranno se TU non abbandoni TE STESSO. “Insieme”, “accanto”, con “determinazione”, “coraggio” e “costanza” e con un “bagno di umiltà”. Grazie per avermi aiutato a riflettere. A presto. Il tuo giudice


La "lettera al giudice" fa parte di cinque lettere ad altrettante figure professionali coinvolte nei percorsi di accompagnamento dei minori fuori famiglia: scritte dai ragazzi del Care Leavers Networrk lombardo, sono state pubblicate sul numero di VITA di settembre 2019, con le risposte di alcuni operatori. L'11 e 12 ottobre 2019, a Lecce, si terrà il XXXVIII Convegno Nazionale AIMMF dal titolo "Il Giudice delle relazioni : tra disagio, devianza e nuove fragilità".

Photo by Vanessa Bumbeers on Unsplash


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