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Éric Sadin: stiamo in guardia dalla tecnologia antiumana e dalla data-driven society

Éric Sadin è uno scrittore noto per la sua ricerca sulle tecnologie digitali e sul loro impatto. Una posizione controcorrente che ha espresso anche al convegno “The Frame: Human Innovation” di Kpmg e Corriere della Sera. «Saremo chiamati sempre meno a dare istruzioni alle macchine e sempre più a riceverle da loro. Così l’intelligenza artificiale mina il nostro diritto a determinarci»

di Redazione

È recentemente stato tradotto uno dei suoi libri edito in Francia nel 2018 dal titolo “La Silicolonizzazione del mondo. L’irresistibile espansione del liberismo digitale”. Éric Sadin, scrittore e filosofo, è una delle più importanti voci controcorrente sui temi dell'innovazione e della rivoluzione digitale. Di cui ha una visione poco romantica e poco entusiasta che ha espresso anche intervenendo al convegno “The Frame: Human Innovation” organizzato da Kpmg e Corriere della Sera a novembre 2019 a Milano. «Da qualche anno parliamo solo di intelligenza artificiale. Ci entusiasmiamo dei suoi meriti e ci preoccupiamo delle eventuali conseguenze. In generale ne parliamo più al futuro che al presente. Senza renderci conto che già oggi queste funzionalità, varcata una certa soglia, possono privarci individualmente e collettivamente del nostro potere di libero arbitrio dando vita ad un anti umanesimo che prende corpo nei sistemi tecnici», ha spiegato nel suo speach.

Per Sadin infatti «quello che caratterizza l’intelligenza artificiale, al di là dei discorsi confusi che le girano intorno e delle sempiterne litanie sulla fine del lavoro, sui vantati progressi della medicina o sull’ottimizzazione ormai quasi totale del funzionamento delle aziende, è l’estensione di una “sistematica”, o scienza della classificazione e delle relazioni, destinata a essere applicata a tutti gli ambiti della vita umana».

L'enunciazione della verità
Questa scienza determina quella che il filosofo francese definisce «enunciazione automatizzata della verità» che «è così destinata a produrre “l’evento”, a far scattare un’azione, principalmente a scopi commerciali o utilitaristici, procedendo a una sorta di stimolazione artificiale e ininterrotta del reale».

Cosa significa? «Pensiamo all'applicazione Waze, quella che valuta in tempo reale lo stato del traffico e suggerisce di adottare itinerari alternativi più o meno ottimizzati. Questi sistemi non sono solo in grado di periziare la realtà, ma anche di enunciare verità: in questo caso quale strada sia meglio percorrere». Aggiunge Sadin: «Qual è il problema? Che l'esattezza è fattuale. Le parole dei genitori per i figli sono verità con cui ci si deve conformare. Le macchine fanno lo stesso. Le macchine ci dicono come agire. Ecco dove sta la svolta imperativa della tecnica».

Gli esempi non sono finiti: «Immaginate di avere uno specchio connesso al web. Non rifletterebbe solo l’immagine , ma raccoglierebbe anche i dati relativi al vostro volto e al vostro corpo, per suggerirvi i prodotti o i servizi ritenuti più appropriati in funzione dell’analisi avanzata, e più o meno affidabile, del vostro stato fisiologico e psicologico».

La svolta ingiuntiva della tecnologia
In conclusione «viviamo la svolta ingiuntiva della tecnologia. È un fenomeno unico nella storia dell’umanità che vede le tecniche richiederci di agire in un modo o nell’altro. Questo non avviene in modo uniforme, ma su diversi livelli. Può cominciare come incentivo, per esempio con un’applicazione di coaching sportivo che suggerisce un tipo di integratore alimentare…


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