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In tempi di Coronavirus, il grazie e la preghiera di Francesco per i volontari

Con eroismo velato, i volontari danno un enorme contributo a combattere il flagello Covid-19. Il pontefice lo riconosce pubblicamente. Ed esalta la loro opera silenziosa e la semina d’amore fatta nel campo umano e sociale. Esprimendo la sua gratitudine e assicurando la sua preghiera

di Vincenzo Comodo

In piena emergenza Coronavirus, oltre al servizio davvero eroico svolto da medici, infermieri, Oss e tutti coloro i quali operano nelle strutture sanitarie, va segnalato anche quello assolutamente prezioso offerto dai volontari. Non a caso, i mezzi d’informazione vi rivolgono sempre più attenzioni. Pure Papa Francesco lo ha messo ben in rilievo, nelle omelie pronunciate durante la messa mattutina celebrata a Santa Marta, negli Angelus della domenica, nelle udienze generali del mercoledì. Come?

Innanzitutto, ponendo in risalto la loro discrezione e delicatezza. Agiscono in punta di piedi. Lontani da microfoni e telecamere. Ma vicini a persone sole, anziane, ammalate. A titolo d’esempio, portando loro beni di prima necessità o facendogli un po’ di compagnia al telefono. E non soltanto a chi ha la possibilità di stare sotto un tetto, ma anche a chi – malgrado, sé stesso! – non può accettare l’invito a restare a casa, semplicemente perché non ce l’ha.

Soprattutto in un periodo delicato come questo, dunque, si può prendere atto che – fa notare Papa Francesco – i volontari operano «come formichine» e senza superbia, a differenza di quelle persone che «fanno le opere “per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati ‘rabbì’ dalla gente”». Essi, quindi, non agiscono per vanità, bensì per volontà, che «è un termine che richiama il volontariato».

Di seguito, esprimendo sensi di altissima gratitudine e apprezzando la loro disinteressata vicinanza a chi ha bisogno di aiuto: «Ringrazio di cuore il personale ospedaliero, i medici, le infermiere e gli infermieri, i volontari che in questo momento tanto difficile sono accanto alle persone che soffrono», ha detto durante l’udienza generale dell’11 marzo scorso.

Infine, affidando loro alla protezione di Dio. Tant’è che ha garantito la sua preghiera, affinché, nel corso di questa durissima prova a cui è sottoposta l’intera famiglia umana – e, attualmente, soprattutto l’Italia –, i volontari possano proseguire lo svolgimento della propria missione guidati dall’amore per il prossimo. Infatti, durante la celebrazione eucaristica del 9 marzo scorso, ha espresso questo suo impegno, dicendo: «In questi giorni offrirò la messa per gli ammalati di questa epidemia del coronavirus, per i medici, gli infermieri, i volontari, che aiutano tanto, i familiari, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi».

Tuttavia, ha esortato l’intera Chiesa cattolica ad unirsi in preghiera, per chiedere a Dio che sostenga tutti questi “eroi”. E tra costoro i volontari. Lo ha fatto attraverso questa esortazione, trasmessa il giorno seguente, sempre da Santa Marta: «Continuiamo a pregare insieme per gli ammalati, gli operatori sanitari, tanta gente che soffre questa epidemia. Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucaristia, e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo». Lo ha rifatto nell’udienza generale di ieri, quando ha invitato tutti gli Italiani a unirsi alla recita del Rosario voluta dalla CEI, per affidare alla Madonna, sotto lo sguardo amorevole di San Giuseppe, «in modo speciale la nostra famiglia, le nostre famiglie, in particolare gli ammalati e le persone che stanno prendendosi cura degli ammalati: i medici, gli infermieri, le infermiere, i volontari, che rischiano la vita in questo servizio».

Peraltro, nell’Angelus di domenica scorsa, ha rinnovato la sua vicinanza spirituale «ai tanti operatori e volontari che aiutano le persone che non possono uscire di casa, e a quanti vanno incontro ai bisogni dei più poveri e dei senza dimora».

Ora, alla luce di questi apprezzamenti, ringraziamenti ed esortazioni, si può dedurre agevolmente che Papa Francesco consideri il volontariato come una colonna portante della società odierna.

A onor del vero, tale deduzione poteva essere fatta già prima della pandemia in atto, leggendo i moltissimi discorsi, omelie e i documenti del suo magistero in cui parla del volontariato. Ciò dimostra che i volontari hanno sempre occupato un posto speciale nel suo cuore. E, adesso, per quanto stanno facendo in questa emergenza, c’è una ragione in più.


*Vincenzo Comodo è docente della Pontificia Università Lateranense – Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum”


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