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Caro presidente, non sbagli il primo passo, non riparta dal gioco d’azzardo

Il professor Bruni scrive a Giuseppe Conte: «I “giochi” e l’azzardo dovrebbero riaprire - se non possiamo chiuderli per sempre - come ultima attività del Paese, dopo la manifattura, i teatri, le biblioteche, i negozi. Far riaprire le sale scommesse prima dei musei e delle scuole dà al Paese un messaggio etico molto negativo, che produce molti più danni, anche economici, di quelli stimabili dal MEF»

di Luigino Bruni

Carissimo Presidente Conte,

Le scrivo riguardo l’azzardo e l’annunciata riapertura dei giochi. Da ripetuti comunicati delll'Agenzia dogane e monopoli abbiamo appreso che Lunedì 27 aprile riprenderanno i giochi numerici, e che dal 4 si potrà tornare a scommettere. Come Lei ben sa, l’azzardo (che non è un gioco) in Italia è una vera epidemia sociale, che coinvolge soprattutto persone più fragili con altre “malattie sociali pregresse”. È di fatto una tassa sui poveri, che non di rado dilapidano i pochi denari risucchiati in spirali di dipendenza nelle quali affondano intere famiglie.

Stiamo uscendo più poveri da questa crisi senza precedenti, e chi era già povero e in condizioni di marginalità lo sarà ancora di più. Allora, Le chiedo: come è possibile riaprire i giochi addirittura prima delle attività produttive? Come possiamo permettere che scommesse e salegioco ricomincino a consumare i nostri concittadini più fragili, che il Governo aiuterà, giustamente, con forme varie di aiuto? Sapendo bene, dagli studi psicologici, che nei tempi di crisi e di incertezza l’azzardo aumenta e si intreccia con ansia, depressioni e con altre forme di dipendenza?

Lei e il suo governo avete chiesto molto ai cittadini, e vi è stato ridonato ancora di più: disciplina, pazienza, sacrifici, molti di più di quelli che tutti ci aspettavamo in virtù dei luoghi comuni sugli italiani. Abbiamo dato molto non per rispondere ad incentivi economici ma perché ci siamo ritrovati dentro – e pensavamo fosse scomparsa – qualcosa di antico, che si chiama virtù civile, forse quella fraternità cristiana e della rivoluzione francese cui nessuno credeva più. Ma, come Lei sa, le virtù vivono di reciprocità e di simboli: tengono finché chi le invoca per gli altri dimostra di crederci davvero, e non di usarle e manipolarle facendo finta di crederci, o di crederci troppo poco per essere credibile.

I “giochi” e l’azzardo dovrebbero riaprire – se non possiamo chiuderli per sempre – come l’ultima attività del Paese, dopo la manifattura, i teatri, le biblioteche, i negozi. Far riaprire le sale scommesse prima dei musei e delle scuole dà al Paese – alla sua parte migliore, grazie a Dio abbondante – un messaggio etico molto negativo, che produce molti più danni, anche economici, di quelli stimabili dal MEF. Come mostrano anche gli studi di economia comportamentale, la gente dà molto finché si sente stimata e riconosciuta nelle sue virtù. Ma cambia molto velocemente se cambiano i segnali provenienti dalle istituzioni.

In questi giorni convulsi tutti possiamo sbagliare, anche il Governo, che su molti fronti ha fatto così bene. Ma gli errori, una volta riconosciuti, possono essere corretti. Sarebbe un segnale importante per iniziare la Fase2 col piede giusto: siamo entrati tutti in un territorio sconosciuto, e sbagliare il primo passo potrebbe essere decisivo per l’intero viaggio.

Buon lavoro

Luigino Bruni, Professore ordinario di Economia Politica, Università Lumsa e Presidente della Scuola di Economia Civile.


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