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Education & Scuola

Azzolina scrive alle scuole per «recuperare» sulla didattica inclusiva

La ministra all'Istruzione, che è stata docente di sostegno, scrive una lettera per «contribuire a sanare alcuni disallineamenti riscontrabili nelle pratiche didattiche quotidiane» e «stimolare alla costruzione di strategie utili a recuperare quanto, in termini di socializzazione e didattica inclusiva ha, malgrado l’impegno di tutti, perso di efficacia».

di Sara De Carli

La ministra Lucia Azzolina ha scritto alle scuole, per migliorare la didattica a distanza per gli alunni con disabilità. Perché con loro, più che con gli altri alunni, la didattica a distanza ha mostrato le sue lacune. La ministra – che è stata insegnante di sostegno – lo sa. Ecco allora questa lettera alla scuola. «Pur certa» del «massimo impegno da parte di tutti i docenti e i dirigenti scolastici» per «garantire l’inclusione nelle classi e nelle sezioni della scuola italiana», qualcosa di più e meglio si può fare per «contribuire a sanare alcuni disallineamenti riscontrabili nelle pratiche didattiche quotidiane» e «stimolare alla costruzione di strategie utili a recuperare quanto, in termini di socializzazione e didattica inclusiva ha, malgrado l’impegno di tutti, perso di efficacia». D’altronde anche al Ministero sono arrivate, banalmente basti pensare ai social, le testimonianze delle famiglie deluse.

Intanto la ministra annuncia che il coordinatore del comitato di esperti, prof. Patrizio Bianchi, avvierà nei prossimi giorni le interlocuzioni e le audizioni con tutti gli attori istituzionali che rappresentano le persone con disabilità. E invita i dirigenti ad «assumere ogni utile iniziativa volta a sollecitare e ad attivare interventi didattici a loro favore, ove ancora non fatto».

Quindi, punto primo, «la contitolarità formale sulla classe, prevista dalla norma, deve tradursi in un atteggiamento di inclusività che si sostanzi in contatti diretti con i bambini e i ragazzi, attraverso stimoli visivi, in maniera sincrona, sia per fini didattici che per fini più squisitamente relazionali e sociali». È quindi opportuno che l’insegnante di sostegno «si affianchi alle attività di tutta la classe, in presenza dell’alunno con disabilità, non solo per facilitare e fornire feedback sui contenuti, per mediare con strumenti e metodologie individualizzati la trasmissione del sapere, ma anche per riportare l’attenzione dell’intero gruppo classe sulla possibilità di creare occasioni di rinnovata socializzazione in un ambiente condiviso, seppure virtuale». I docenti curricolari dal canto loro «sono chiamati a intervenire direttamente anche in attività didattiche inclusive “dedicate”, poiché rivestono il ruolo di adulti di riferimento di tutta la classe e il contatto con loro restituisce all’alunno con disabilità una prima misura di inclusione nel suo contesto di appartenenza».

Il PEI potrà essere curvato e ricalibrato, ma «è importante che le scelte siano compiute nella piena condivisione tra docenti, famiglie e alunni, nell’interesse esclusivo di questi ultimi», scrive la ministra. Mai come in questo caso, «non sia importante la quantità bensì la qualità delle attività predisposte, delle relazioni attivate, delle valutazioni, le quali dovranno essere sempre coerenti con gli obiettivi e ben suffragate da solide basi di carattere metodologico».

La ministra Azzolina ricorda infine anche che è possibile «coinvolgere gli assistenti educatori e alla comunicazione nel lavoro quotidiano di garanzia della didattica a distanza, in raccordo con gli enti locali. Con gli assistenti alla comunicazione, in particolare per quanto riguarda alunni e studenti con disabilità sensoriali, la collaborazione potrà avvenire attraverso sistemi di condivisione delle piattaforme digitali in uso tra i docenti, in modo che gli assistenti medesimi possano operare a loro volta a distanza con gli allievi e i docenti medesimi, utilizzando il canale comunicativo più adeguato alle varie circostanze».


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