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Usiamo questa emergenza per immaginare una scuola nuova

Lo chiede l'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, in un documento inviato alla task force di esperti del Ministero dell'Istruzione. Della DaD va fatto tesoro, ma occorre ritornare a scuola in presenza, poiché «la didattica a distanza, da sola, comporta il rischio di acuire le differenze sociali». Nei territori meno colpiti, si potrebbe partire già in questo mese di maggio con delle sperimentazioni pilota

di Redazione

La grande sfida che abbiamo davanti? «Trasformare l’emergenza in un’opportunità di miglioramento per la scuola. Per far ciò occorre un piano di interventi di medio e lungo periodo che renda pienamente effettivo il diritto all’istruzione in ogni parte del Paese». Scrive così l'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano nel parere inviato al Comitato di esperti istituito dal Ministero dell’istruzione, per formulare osservazioni e proposte in occasione dell’emergenza Coronavirus. Osservazioni e le proposte che «espresse con l’intento di offrire risposte concrete che tengano conto dei bisogni delle persone di minore età, titolari di diritti soggettivi, e del bilanciamento dei vari diritti in gioco».

L’Autorità evidenzia le segnalazioni ricevute circa il disagio vissuto da bambini e adolescenti che vivono l’attuale situazione di incertezza con ansia crescente: «Il prolungarsi di una condizione di indeterminatezza incide fortemente sul loro benessere e sul loro sviluppo psico-fisico. Anche per tale motivo è opportuno che vengano date indicazioni tempestive circa la riapertura delle scuole per l’anno scolastico 2020/2021, così come rispetto allo svolgimento agli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione».

Ecco alcuni estratti del parere inviato.

  1. Il rischio che le disuguaglianza vengano stabilizzate.
    L’emergenza ha cambiato la vita di tutti, degli adulti e dei bambini e dei ragazzi, soprattutto di quelli più vulnerabili che, senza scuola e senza contatti sociali, hanno vissuto in condizioni di isolamento ed emarginazione. La sospensione delle attività scolastiche in presenza e il ricorso alla didattica a distanza ha fatto aumentare concretamente il rischio di accrescere e stabilizzare le diseguaglianze. Se la compressione dei diritti è stata necessaria nella fase emergenziale per tutelare la salute, ora la ripresa va programmata operando adeguati bilanciamenti. Per le persone di minore età, la necessità di tutelare in via prioritaria il diritto alla salute e di contrastare e prevenire l'emergenza epidemiologica deve essere contemperata con altri diritti, quali il diritto all’istruzione, il diritto di uguaglianza e di non discriminazione, il diritto all’educazione, al benessere e alla socializzazione. Diritti, questi, parimenti riconosciuti e tutelati dalla Convenzione ONU. […] Occorre trovare un nuovo equilibrio. La sfida consiste nel trasformare l’emergenza in una opportunità di miglioramento del vigente sistema educativo. È l’occasione per innovare la scuola mettendo al centro i diritti di bambini e ragazzi e facendo in modo che le misure che li riguardano vengano costruite anche tenendo conto del loro punto di vista, così come raccomandato all’Italia, oltre un anno fa, dal Comitato ONU
  2. Il ritorno a scuola.
    La ripresa dell’anno scolastico dopo l'estate dovrebbe essere assicurata quanto più possibile con un’attività in presenza. Le relazioni sono fondamentali per lo sviluppo degli studenti e quelle “in presenza” consentono un approccio educativo più ricco. La crescita intellettiva e culturale, specie per i più piccoli, si nutre soprattutto di relazionalità emotiva con i coetanei e con i docenti. È anche per questo motivo che la didattica a distanza non può sostituire totalmente l’insegnamento in presenza. Inoltre, come noto, la didattica a distanza, da sola, comporta il rischio di acuire le differenze sociali poiché presuppone una ampia diffusione di dispositivi, connessioni e materiali. In ogni caso si ritiene importante valorizzare le esperienze fatte in questo periodo mantenendo e, se necessario aumentando, gli investimenti per la didattica a distanza. Questo sia per non farsi trovare impreparati di fronte a possibili futuri cicli di chiusure scolastiche, ma anche in vista della possibile adozione di un modello misto in cui integrare ore di istruzione in presenza con ore a distanza, da utilizzare in situazioni emergenziali.
  3. Sperimentazioni già a maggio.
    Posto che occorre «garantire che la ripresa avvenga in strutture e secondo modalità rispondenti alle esigenze di sicurezza», la Garante suggerisce «un percorso a tappe che adotti soluzioni e approcci innovativi e allo stesso tempo assicuri anche il diritto all’apprendimento in presenza e alla continuità di relazione con il gruppo classe e i docenti». È auspicabile – scrive – «che la ripresa delle attività didattiche avvenga sulla base di criteri e modalità definite a livello centrale, secondo modelli organizzativi diversificati, anche in base al grado della scuola, e adattabili alle diverse esigenze presenti nel Paese». La Garante auspica che già in questo mese di maggio si possa «considerare la possibilità di partire con delle esperienze pilota, in contesti a bassa intensità di contagio e con riferimento quanto meno ai bambini con disabilità e a quelli in condizioni di disagio sociale, privi della possibilità di accedere alla didattica a distanza e senza altri stimoli, per poter poi organizzare, non appena il quadro epidemiologico lo consenta, e comunque non oltre il mese di settembre, la ripresa delle attività scolastiche in condizioni di sicurezza».
  4. L’urgenza di socializzazione.
    «Esperti, pediatri e ricercatori segnalano i disagi dovuti al prolungato isolamento dei bambini e degli adolescenti che manifestano paure, ansie, disturbi alimentari, insonnie e hanno bisogno di rassicurazione e di vivere quanto più serenamente la loro infanzia, giocando all’aria aperta, facendo attività sportive, socializzando e sperimentando la musica e altre attività artistiche. In momenti di crisi come questo, è quanto mai importante ripartire dalle comunità, con la rivitalizzazione di quelle reti esistenti nei territori che coinvolgono terzo settore, comitati di cittadini, volontariato per offrire a bambini e ragazzi, e alle loro famiglie, attività ludiche, ricreative e motorie, in raccordo e coordinamento tra Governo centrale, regioni e comuni. È fondamentale valorizzare processi e percorsi virtuosi di solidarietà».

Photo by Igor Starkov on Unsplash


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