Cooperazione & Relazioni internazionali

Regolarizzazione dei lavoratori immigrati: servono ritocchi al decreto

Entra nel vivo in Commissione Bilancio alla Camera la discussione sul Decreto 34/2020 “Rilancio”. L'analisi di Nino Sergi, presidente emerito di Intersos e policy advisor di Link 2007, «è una battaglia di civiltà che deve essere vinta»

di Nino Sergi

Da oggi 16 giugno entra nel vivo in Commissione Bilancio alla Camera la discussione sul Decreto 34/2020 “Rilancio”. Si inizierà dall’esame degli emendamenti che potranno essere ammessi e quindi valutati e votati per consegnare al voto dell’Aula il nuovo testo emendato.

L’articolo 103 (“Emersione di rapporti di lavoro”) stabilisce la possibilità per i datori di lavoro di presentare istanza per concludere un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare.Fissa cioè le regole per fare emergere il vasto spazio di lavoro nero in cui sono costrette persone immigrate, spesso vessate,schiavizzate, senza contratto, tutele, adeguate remunerazione e condizioni di salute. È prevista inoltre, per i cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 (rimane incomprensibile questo arco temporale),lapossibilità di richiedere un permesso di soggiorno temporaneo della durata di mesi sei.

Le domande di regolarizzazione pervenute in questi primi quindici giorni sono all’incirca 30 mila, una cifra inferiore alle aspettative ed alle reali esigenze dato il numero molto più ampio di irregolari e dato il perdurare dell’incertezza sui possibili nuovi focolai di contagi da Covid 19 in settori chiave per l’economia e la società.Perché 30 mila e non 300 mila?In parte si tratta solo di ritardi nella trasmissione al sistema centrale delle domande raccolte dai Caf a livello territoriale che non hanno ancora ricevuto l’autorizzazione a farlo. Il principale motivo sta però in alcune strozzature normative contenute nello stesso articolo 103 che,prevedendo meccanismi farraginosi ed eccessive condizioni vincolanti, scoraggiano o impediscono sia i lavoratori che i datori di lavoro di accedere alla regolarizzazione.

Il GREI250,Gruppo di Riflessione su Regolarizzazione, Emersione e Inclusione ha evidenziato e comunicato ai parlamentari le proposte per migliorare e rendere più agevole l’articolo 103.Il Gruppo è un’interessante esperienza di attivismo civico. Nato ai primi di maggio, di fronte alla prima bozza normativa di emersione e regolarizzazione, è composto da una rete di 250 tra esponenti dell’associazionismo, del terzo settore,della diaspora migrante in Italia, studiosi dell’università e della ricerca, giornalisti, imprenditori, esperti del diritto del lavoro e dell’immigrazione, a cui si stanno aggiungendo decine di adesioni individuali e di enti e associazioni.

Tra quelli contenuti negli emendamenti presentati,tre in particolare sonoi punti fondamentali che la V Commissione della Camera deve ora riuscire ad approvare per facilitare le domande di regolarizzazioneche il Governo e molta parte della società hanno auspicato al fine dell’emersione dalla cosiddetta “clandestinità” e dallo sfruttamento, in questa fase di pandemia sempre in agguato e che comporterà conseguenze sociali e economiche non da poco.

1. L’inclusione,nella possibilità di emersione/regolarizzazione,dei cittadini stranieri presenti nel territorio nazionale in condizioni di irregolarità o con permesso non convertibile alla data del Dpcm 11 marzo 2020, indipendentemente dalla data di scadenza del permesso di soggiorno(inspiegabilmente fissata nel decreto ‘dal’ 31 ottobre 2019);

2. L’ampliamento dei settori di emersione, prevedendo anche il commercio al dettaglio, i servizi alberghieri e di ristorazione, l’edilizia, le attività manifatturiere, la logistica (non limitandoli quindi ad agricoltura, allevamento, pesca, assistenza alla persona e lavoro domestico);

3. L’indicazione del termine di sessanta giorni dalla presentazione dell’istanza di rilascio del permesso di soggiorno per il riscontro da parte della sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro competente per territorio, scaduto il quale il riscontro si intende favorevole(l’assenza di un tale termine temporale può favorire in modo indefinito l’irregolarità).

L’esigenza di proroga del termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione (nel decreto fissato al 15 luglio) è stata riconosciuta ieri dal Consiglio dei Ministri che ne ha decretato lo spostamento al 15 agosto 2020.

L’invito è ora ai relatori e ai parlamentari della Commissione Bilancio della Camera perché sostengano questi emendamenti all’articolo 103 e gli altri migliorativi e semplificatividelle procedure di emersione che sono stati presentati.È una battaglia di civiltà che deve essere vinta, sapendo anche che con l’emersione e la regolarizzazione facciamo un favore all’Italia, che necessita di avere sotto controllo sanitario,e non solo,tutto il territorio, anche quelle parti che l’illegalità vorrebbe mantenere nascoste.


*Nino Sergi presidente emerito di Intersos e policy advisor di Link 2007​


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