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Più fondi per l’assistenza domiciliare. Tutti d’accordo ma la viceministra Castelli tace

Ridurre il beneficio fiscale alle imprese che producono tabacco riscaldato e destinare quei fondi all’assistenza domiciliare. La proposta ha messo d’accordo davvero (quasi) tutte le forze politiche eppure: «Non capiamo», spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, «perché la viceministra dell’economia Laura Castelli non si sia ancora pronunciata sulla questione. Le chiediamo se ci sostiene oppure no. E nel caso della seconda ipotesi vogliamo sapere il perché»

di Anna Spena

Partito Democratico, Gruppo Misto, Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali. Ma anche Fratelli d’Italia e Forza Italia. Rimangono fuori solo Italia Viva e La Lega dal gruppo dei parlamentari firmatari degli emendamenti per rafforzare l’assistenza domiciliare. La proposta già lanciata in occasione del Decreto Cura Italia, da Cittadinanzattiva e oltre 70 fra organizzazioni civiche, associazioni di pazienti, federazioni e ordini professionali, società scientifiche e rappresentanti del mondo delle imprese, è tornata quindi nel Decreto Rilancio. Gli emendamenti prevedono la realizzazione di Piani regionali pluriennali per il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, finanziati attraverso la revisione del regime fiscale che vige sui prodotti da tabacco riscaldato rispetto alle normali sigarette.

«C’è un consenso politico molto largo», spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. «Minoranza e Maggioranza sostengono quasi all’unanimità questa iniziativa. Anche il ministero della salute ha espresso un parere favorevole. Non capiamo però perché la viceministra dell'economia e delle finanze Laura Castelli non si sia ancora pronunciata sulla questione. È lei, infatti, ad avere un ruolo fondamentale e decisivo per indirizzare il ministero dell’economia sugli emendamenti proposti».

L’iniziativa è partita dalla consapevolezza «che non c’è un problema di copertura finanziaria», continua Gaudioso. «Perché i soldi che vogliamo destinare all’assistenza domiciliare si otterrebbero riducendo appunto il beneficio fiscale alle aziende che producono tabacco riscaldato e che godono di una tassazione troppo vantaggiosa, appena il 25%, con un regime quindi troppo sbilanciato rispetto agli altri Paesi dove la tassazione si aggira tra il 60% e il 70%».

Questa proposta arriva in una fase difficile per il Paese e dà un segnale politico forte: «In una situazione come quella che stiamo vivendo», continua Gaudioso, «tutti sono stati chiamati a fare sacrifici. In questi mesi soprattutto abbiamo capito quanto sia fondamentale dare alle persone la possibilità di essere curate in casa. L’assistenza domiciliare è uno strumento per umanizzare le cure, aumenta il livello della qualità della vita delle persone ed evita che si congestionino gli ospedali».

Eppure per trasformare l’idea in realtà manca la voce della viceministra Castelli. «Le chiediamo», continua Gaudioso, «se ci sostiene o non ci sostiene e nel caso della seconda ipotesi vogliamo sapere il perché. Sia chiaro, come Cittadinanzattiva difendiamo da sempre il Servizio Sanitario Nazionale e sosteniamo che debba essere pagato con la fiscalità generale. In questo caso però dobbiamo considerare anche la forza e il valore simbolico della proposta. La richiesta di riduzione di un beneficio fiscale per aumentare i fondi destinati all’assistenza domiciliare ci sembra emblematica. Il valore dell’operazione è importante ed è anche per questo che chiediamo una risposta in tempi brevi e una presa di responsabilità forte».


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