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Come spendere bene 230 miliardi

Tanto valgono le risorse Ue che verranno indirizzate verso l’Italia, sommando i vari strumenti approvati o in discussione (Recovery Fund, Sure, Bei e Mes). Cosa farne? Abbiamo girato la domanda a 7 analisti qualificati: Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Enrico Giovannini, Giovanna Melandri, Alessandra Smerilli e Marcello Esposito. Le loro risposte che trovate sul numero di Vita di luglio/agosto in distribuzione da oggi disegnano un piano strategico per i prossimi 10 anni

di Redazione

Come utilizzare i 230 miliardi di euro che arriveranno in Italia nei prossimi mesi (la stima è della Luiss)? Sarà questo il tema centrale del dibattito politico dei prossimi mesi. Nel capitolo 1 del servizio che apre il numero di Vita magazine di luglio/agosto in distribuzione da lunedì sotto il titolo “230 miliardi, fondi perduti o fondi per bene” abbiamo girato la domanda a Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Enrico Giovannini, Giovanna Melandri, Alessandra Smerilli e Marcello Esposito. Le loro risposte disegnano un piano strategico per i prossimi 10 anni.

Ecco i loro punti qualificanti:

La storia italiana insegna: è molto più facile ottenere risorse nanziarie che saperle spendere bene. Basta partire dal secondo dopoguerra, la nostra storia di 80 anni è piena di esempi in cui le risorse o sono state sprecate o addirittura non sono state spese. Oggi ci troviamo in questa situazione: le risorse arriveranno, ma il punto è come spenderle

Stefano Zamagni
  1. Stefano Zamagni (università di Bologna): 1. Estirpare il sistema burocratico, 2. Un piano per l’imprenditorialità, 3.Un sistema fiscale che favorisca impresa e lavoro a scapito delle rendite, 4. No alternanza, ma convergenza scuola-lavoro, 5. Un’alleanza Nord-Sud a partire dal sociale
  2. Leonardo Becchetti (università Tor Vergata, Roma): 1. Piano scuola che comprenda le paritarie, 2. Stop ai sussidi nocivi per l’ambiente, 3. Rendicontazione non finanziaria delle aziende sotto i 500 addetti
  3. Luigino Bruni (università Lumsa): 1. Presidi ospedalieri di territorio, 2. Economia post-capitalistica, 3. Piano di edilizia scolastica
  4. Enrico Giovannini (portavoce Asvis): 1. Garanzia Bambini & Garanzia Giovani, 2. L’Istituto di studi per il futuro
  5. Giovanna Melandri (presidente Social Impact Agenda per l'Italia): 1. Creazione diffusa di Outcome Fund, 2. Introdurre la misurazione d’impatto sociale nella finanza pubblica e privata, 3. Sviluppo di un mercato degli strumenti finanziari a impatto sociale
  6. Alessandra Smerilli (università PFSE Auxilium ): 1. Economia ambientale e sociale
  7. Marcello Esposito (università Luic): 1. Trasporto pubblico locale, 2. Piano di rientro dei settori industriali a bassa marginalità

Sempre nel capitolo 1 sulla base di questa griglia ospitiamo un’intervista al sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta (“Il Terzo settore? Ormai è una forza economica”) e tre focus: società benefit, impresa sociale e credito cooperativo.

Nel capitolo 2 (“Come ripensare l’impatto sociale”) poi approfondiamo il tema della valutazione con le nuove tendenze in atto (con un’intervista al presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti), mentre nel capitolo 3 (“Come ripensare gli investimenti”) mettiamo sotto la lente il Fondo Sì di Sefea Impact sgr con, fra l’altro, un’intervista al presidente e amministratore delegato Massimo Giusti e un intervento del presidente di Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo.


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