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Il lockdown è finito anche per le persone con disabilità

A causa di quanto previsto dal DGR XI/3226 del 9 giugno scorso, i servizi residenziali per le persone disabili, pativano ancora una ingiustificata fase di "lockdown" prolungato. Ora una circolare emanata mercoledì 15 luglio da Regione Lombardia le persone accolte nelle strutture residenziali potranno tornare a incontrare faccia a faccia i propri genitori e i propri familiari, così come potranno uscire per attività e, finalmente, le comunità potranno accogliere in sicurezza nuovi ospiti

di Redazione

A distanza di un mese dall’approvazione della DGR XI/3226c he aveva suscitato non poche perplessità e contrarietà da parte delle Associazioni di rappresentanza degli enti gestoridei servizi residenziali socio-sanitari, così come delle famiglie e personecon disabilità, al termine di un percorso di confronto avviato nelle scorse settimane, Regione Lombardia ha emanato ieri, mercoledì 15 luglio, una circolare che accoglie non poche delle proposte formulate.

Adottando le opportune e necessarie precauzioni, le persone accolte nelle strutture residenziali potranno tornare a incontrare faccia a faccia i propri genitori e i propri familiari, così come potranno uscire per attività e, finalmente, le comunità potranno accogliere in sicurezza, ma con modalità meno macchinose, nuove persone. Lo prevede una circolare emanata mercoledì 15 luglio da Regione Lombardia, che corregge la precedente DGR XI/3226 del 9 giugno scorso con cui aveva disposto una serie di limitazioni agli accessi e alle uscite da queste strutture, oltre a gravare gli enti di ulteriori costi e procedure, al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19.

"Siamo soddisfatti per questa decisione: sono state ascoltate le richieste delle associazioni, dei familiari e delle persone con disabilità”, commenta Valeria Negrini, portavoce del Forum del Terzo Settore Lombardia. “Da subito, appena uscita la DGR 3226, ne abbiamo chiesto la revisione che consentisse modalità più celeri per attuare nuovi ingressi, la possibilità di riprendere le uscite con finalità educative, lavorative o di svago, così come che venissero alleggeriti alcuni requisiti relativi alla figura del responsabile Covid-19. Già una prima circolare del 2 luglio, grazie alle pressioni agite dal FTS e dalle associate, aveva semplificato i contenuti della DGR 3226 per le realtà che si occupano di servizi per la salutementale e le dipendenze; nelle scorse settimane il Forum, attraverso le diverse associazioni di persone impegnate per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, ha avviato un percorso di confronto con Regione Lombardia, soprattutto in merito ai servizi residenziali per le persone disabili, che pativano ancora una ingiustificata fase di "lockdown" prolungato. La decisione iniziale di Regione Lombardia di permettere l'accesso alle strutture residenziali di parenti e familiari solo eccezionalmente e su autorizzazione del responsabile medico della struttura ha infatti causato ulteriori sofferenze a tutte le persone coinvolte. Rallentando un percorso che avrebbe potuto essere più facile e più veloce.

"Al termine di un lungo percorso di confronto, Regione Lombardia ha accolto alcune delle nostre richieste. E questo rappresenta un risultato importante, in primis per le persone con disabilità e le loro famiglie – commenta Valeria Negrini, portavoce del Forum del Terzo Settore -. Tuttavia non dobbiamo abbassare la guardia. Dovremo convivere a lungo con il virus Sars-Cov-2: la sfida di oggi e soprattutto di domani è quella di garantire a tutte le persone ricoverate in strutture residenziali non solo la tutela della salute, ma la qualità della vita e la tutela dei diritti fondamentali”.

l FTS della Lombardia chiede e si aspetta che, anche in vista di ulteriori atti normativi quali ad esempio quelli relativi ad una necessaria valutazione e revisionedella Legge 23/2015 e del sistema dei servizi socio-sanitari, l’atteggiamento della Regione sia fin da subito aperto al dialogo e al confronto con le rappresentanze degli enti gestori, così come delle famiglie e delle persone fragili e disabili. Il lavoro comune che ha portato alla circolare del 15 luglio, infatti, è un’ulteriore dimostrazione del fatto che, quando Regione Lombardia sceglie di ascoltare le ragioni di chi ha competenza e rappresentanza, i risultati sono sicuramente positivi e migliori di atti deliberativi che non tengano conto delle esperienze e delle necessità di chi quotidianamente opera sul campo.


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