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Tutori volontari per minori non accompagnati: una risorsa usata a metà

A fronte di 7.272 minori stranieri non accompagnati presenti e censiti sul territorio italiano al 30 giugno 2019, erano solo 1.693 le tutele attive, pari al 23% del bisogno. Per quasi 3mila tutori volontari iscritti negli albi, significa che solo la metà di essi aveva un incarico. Il problema? Una troppo disomogenea distribuzione dei minori nelle regioni. «Questa figura ha dimostrato sul campo tutta la sua forza, perché i tutori hanno fatto la differenza nella vita dei minori. Va rilanciata», dice Raffaela Milano

di Sara De Carli

Sono 2.965 gli aspiranti tutori volontari che risultano iscritti negli appositi elenchi istituiti presso i tribunali per i minorenni al 30 giugno 2019: si tratta del 7,4% in più rispetto al dato della precedente rilevazione, risalente al 31 dicembre 2018.

Le tutele avviate nel primo semestre del 2019 sono state 2.139 tutele e quelle attive al 30 giugno 2019 sono invece 1.693. In sostanza, al 30 giugno 2019, solo la metà dei tutori volontari iscritti negli albi aveva un minore abbinato. Questo a fronte di 7.272 minori stranieri non accompagnati presenti e censiti sul territorio italiano nello stesso giorno (dati Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Significa che al 30 giugno 2019 solo il 23% dei MSNA aveva un tutore, benché grazie alla disponibilità degli italiani si sarebbe potuto coprire ben il 41% di essi.

Nel corso del 2018 erano invece stati 3.902 i minori stranieri non accompagnati che avevano avuto un tutore volontario e al 31 dicembre 2018 le tutele attive erano 2.772. Secondo i dati del Ministero, al 31.12.2018 erano 10.787 i MSNA presenti e censiti in Italia, quindi il 26% di essi aveva un tutore volontario. L’utilizzo della risorsa tutori volontari quindi non solo non è aumentata, ma è al contrario calata. Un problema già segnalato nel maggio 2018, quando a fronte di 4.115 aspiranti tutori, solo 1.166 erano stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minori e appena 258 nominati.

Tre tutori volontari su quattro sono donne, il 63,1% ha più di 45 anni, con un picco del 40% nella fascia 46-60 anni, il 78,2% è occupata mentre i pensionati rappresentano il 10,8% del totale. Sono in aumento gli over sessanta rispetto alla precedente rilevazione (23,1% contro 17,6%) con una diminuzione nelle classi d’età più giovani. Otto su dieci sono laureati (79,5%).

Tra i tribunali per i minorenni che hanno partecipato alla seconda rilevazione il 64% dichiara di essere in grado di indicare il numero di abbinamenti con i MSNA proposti ai tutori volontari. Tale dato mostra un leggero miglioramento rispetto la precedente rilevazione dove la percentuale di tribunali per i minorenni in grado di definire gli abbinamenti proposti era intorno al 60%. Catania, Torino, Milano, Messina e Palermo sono i Tribunali che hanno posto in essere il maggior numero di abbinamenti nel semestre gennaio/giugno 2019: 310 a Catania, 283 a Torino, 223 a Milano , 170 a Messina e 168 a Palermo. In coda ci sono i Tribunali di Ancona (1), Sassari (3) e Trento (12). A fine giugno quelli ancora attivi erano 310 a Catania e 168 a Palermo, ma erano già scesi a 175 a Milano, 168 a Torino e 107 a Messina.

Dal 6 maggio 2017, data di entrata in vigore della legge n. 47 che ha introdotto la figura del tutore volontario, e fino al 30 giugno 2019 sono stati realizzati 70 corsi che hanno formato e selezionato 2.967 aspiranti tutori volontari. Hanno iniziato il corso 2.739 persone, il 10,5% non ha concluso il corso e il 4,8% lo ha concluso ma non lo ha superato. Un po’ meno di una persona su dieci, fra quanti hanno frequentato i corsi formativi e sono risultati idonei a essere iscritti negli elenchi dei tribunali per i minorenni, non ha dato poi il consenso all’inserimento nell’Albo. Solo 7 i corsi tenutisi nel 2019.

Questi dati sono contenuti nel secondo “Rapporto di monitoraggio sul sistema della tutela volontaria” dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, riferito al 30 giugno 2019 e realizzato con il Fondo asilo integrazione migrazione, per rilevare lo stato di attuazione della legge 47 del 2017. I report sono scaricabili dal sito https://tutelavolontaria.garanteinfanzia.org/

«Questa figura, che abbiamo fortemente voluto fosse inserita nella legge Zampa, ha dimostrato sul campo tutta la sua forza, perché nella pratica davvero i tutori hanno fatto la differenza nella vita dei minori. Ogni minore va guardato con lo sguardo dell’unicità e questo dà moltissima fiducia ai ragazzi», riflette Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. «Inoltre non dimentichiamo che l’Italia aveva avuto una procedura di infrazione europea sulla tutela dei minori non accompagnati mentre ora, proprio grazie all’inserimento di questa figura, l’Italia è presa ad esempio per la tutela dei minori. Quindi prima di parlare di numeri, è importantissimo ribadire il valore della figura del tutore volontario».

Passando ai numeri, annota Milano, «alla fotografia di giugno 2019 manca qualche tribunale, è un conteggio non è del tutto completo. Nella nostra esperienza devo anche dire che questa novità dopo il momento iniziale è stata anche “digerita” dai Tribunali, in generale sono stati fatti passi e le resistenze iniziali sono state superate. Però si coglie bene un problema, quello per cui sarebbe davvero a portata di mano l’obiettivo di avere un tutore per ogni minore: ad agosto 2020 infatti sono 5.540 in Italia i minori non accompagnati. Il problema è che guardando dove si trovano questi minori, si vede che 1.149 sono in Sicilia, 660 in Lombardia, 622 in Friuli Venezia Giulia e poi a scendere… Questo squilibrio territoriale non va bene, serve passare a un sistema di accoglienza nazionale, con piccoli numeri sparsi nei territori, per l’integrazione e perché sono ragazzi che si vogliono affacciare al mondo del lavoro… Il matching non si può fare per qualsiasi ragazzo con qualsiasi tutore disponibile, bisogna tenere conto del livello territoriale. Ovviamente la soluzione non è fare in modo che ci siano più tutori in Sicilia, ma creare un sistema nazionale di accoglienza dei minori non accompagnati. Così sarebbe più facile mettere insieme la disponibilità dei tutori e la presenza dei ragazzi».

La figura del tutore volontario quindi va rilanciata, non abbandonata. «Si tratta di un volontariato molto particolare, complesso e con un alto livello di responsabilità individuale: dovremmo essere tutti orgogliosi di avere così tanti cittadini che hanno dato disponibilità per fare una cosa così bella e importante. Sarebbe un peccato disperdere questa disponibilità», afferma Milano. Due le cose da fare subito: «Nominare il tutore per i ragazzi che neoarrivati e in quarantena. Qui la figura del tutore è ancora più importante: c’è un ragazzo che arriva solo e che viene messo in quarantena senza nemmeno comprendere bene quello che gli viene detto. Ovviamente il tutore non potrà incontrarlo di persona, ma è utile la sua presenza». La seconda è il fondo da 1 milione di euro per sostenere i tutori volontari introdotto dal comma 882 dell’ultima legge di stabilità: «Non significa togliere la gratuità del servizio, ma per agevolare alcune oggettive situazioni: ad esempio un rimborso per le aziende che copra fino al 50% dei costi per i permessi di lavoro accordati al tutore volontario o per il rimborso di alcune spese a cui il tutore sia vincolato vincolato. Il fondo aa reso operativo, finora non si è mosso nulla: sarebbe un segnale per fare vedere che a questa figura l’Italia ci tiene».

Photo by John Mark Arnold on Unsplash


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