Cooperazione & Relazioni internazionali

Il silenzio del Governo sui pescatori di Mazara del Vallo, al via la “trattativa” parallela

Da 91 giorni i pescatori di Mazara del Vallo sono detenuti in un imprecisato carcere a Bengasi, città in mano al generale Haftar. L'armatore Leonardo Gancitano del peschereccio Antartide "pur rispettando il lavoro del Ministero degli Esteri" ha deciso di muoversi autonomamente per riportarli in Italia nel più breve tempo possibile

di Alessandro Puglia

Sono trascorsi 91 lunghissimi giorni da quando i 18 pescatori di Mazara del Vallo sono stati sequestrati dalle milizie libiche a 45 miglia a Nord di Bengasi, in acque internazionali e poi imprigionati in un imprecisato carcere nella città in mano al generale Haftar con l’accusa di aver pescato in acque territoriali libiche. Tra i 18 pescatori ci sono cittadini non soltanto italiani, ma anche tunisini, senegalesi e indonesiani che vivono a Mazara del Vallo da diversi anni e fanno parte della prestigiosa marineria conosciuta in tutto il mondo per la pesca del gambero rosso.

Ad oggi i familiari dei pescatori non hanno ricevuto alcuna risposta definitiva da parte del Ministero degli Esteri e davanti a questo silenzio che dura ormai da troppo tempo a Mazara del Vallo, Leonardo Gancitano, armatore del peschereccio Antartide, ha deciso di avviare una trattativa parallela per riportare a casa i suoi uomini : «pur rispettando e tenendo in considerazione il copioso lavoro condotto dalle autorità competenti quali la Farnesina e il Governo italiano», scrive in un comunicato stampa l’armatore.

Ad affiancare l’armatore sono l’avvocato Carola Matta e Giovanni Lo Coco, a capo del dipartimento pesca regionale della Lega e presidente dell’associazione nazionale di pescatori Principesca.

L’avvocato Matta ha già proceduto a depositare tramite iter processuale disciplinato dal diritto internazionale con il visto del Consolato libico di Milano la nomina difensiva ad un avvocato libico per procedere direttamente a Bengasi ai fini del procedimento penale davanti il tribunale militare. «Ci stiamo muovendo dal punta di vista tecnico insieme al collega libico per risolvere la vicenda nel migliore modo possibile».

«Non possiamo più aspettare, i familiari non possono più aspettare e davanti ai casi dei nostri pescherecci che negli anni sono stati sequestrati dalle milizie libiche anche per sei mesi abbiamo deciso di muoverci autonomamente. A Mazara del Vallo da parte del Governo e del Ministero degli Esteri ci è arrivata soltanto l’indifferenza», conclude Lo Coco.

Sulla vicenda dei pescatori di Mazara era intervenuto con un appello anche Papa Francesco durante l'angelus del 18 ottobre.


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