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Instant Book

Behind the cover, così nascono le copertine di VITA

9 Dicembre Dic 2020 1537 09 dicembre 2020
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Otto illustratori emergenti raccontano come un'idea prenda forma in un'immagine. In un agile volume digitale, scaricabile gratuitamente nato grazie alla collaborazione con Coop Lombardia, abbiamo chiesto ad ognuno di loro di ricostruire il cantiere delle copertine del nostro magazine. Un breve viaggio, che è stata una scoperta. Anche per noi

Da otto anni VITA ogni mese affida la copertina del numero del magazine a un illustratore, scelto con accuratezza e selezionato in base ad una ricerca stilistica volta a valorizzarne il tema centrale del numero.

Gli illustratori di VITA del 2020

Il percorso, attraverso queste immagini, ci ha aiutato a capire di più chi è e che cosa è VITA: uno sguardo giovane che arriva “da fuori”, da chi opera di professione con le immagini, ci ha infatti dimostrato come la narrazione dei temi sociali possa essere architettata con originali chiavi creative, spesso anche “razionalmente” spregiudicate.

Il dietro le quinte del lavoro di Umberto Mischi

Ne abbiamo fatto, in collaborazione con Coop Lombardia, un Instant Book (scaricabile gratuitamente qui) con cui abbiamo voluto offrire al lettore il dietro le quinte, invitandolo nel laboratorio creativo che ogni mese condividiamo con i “nostri” artisti.

Il lavoro di Gio Pastori

All'interno di questo percorso anche la copertina dell'ultimo numero del magazine, quello di dicembre. A realizzarla è stato Luca Font, tatuatore e illustratore, originario di Bergamo. Da sei anni vive a Milano, ma — fino a poco prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria dettata dal Coronavirus — si divideva tra la città meneghina e New York.

Luca Font e l'ultima copertina

Il risultato sono quattro figure, diverse e stilizzate, che reggono insieme il tetto di una casa. Nell'instant book troverete un'intervista a cura di Anna Spena in cui Font spiega come quel disegno «ritorna alla comunità, all’idea di città diffusa. Questi mesi di pandemia ce lo stanno insegnano: dobbiamo essere in grado di creare una casa comune, un tetto comune, un punto di ritrovo comune. La casa non è più lo spazio fisico. Ma proprio il luogo delle relazioni che siamo in grado di intrecciare. La casa è un punto in cui si torna e si ritrovano le persone».

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