Politica & Istituzioni

Faro (M5S): «Sull’assistenza domiciliare nessuno scippo, anzi!»

Per la relatrice di maggioranza della legge di Stabilità, Marialuisa Faro (M5S), «dal punto di vista tecnico non è possibile vincolare un’entrata del bilancio dello Stato ad una spesa specifica, come prevedeva l’emendamento in questione»

di Redazione

Cresce lo sgomento e crescono le richieste di chiarimenti per il taglio della norma che prevedeva di finanziare, con una maggior tassazione sul tabacco riscaldato, un fondo per l'assistenza domiciliare. Il taglio è stato deciso dalla Commissione Bilancio della Camera, alle 2 di notte, tra sabato e domenica scorsi, quando è stato votato un emendamento che mantiene la tassazione, ma cancella la destinazione di quella tassazione (peraltro oggetto di faide politiche interne a ciò che resta del Movimento 5 Stelle e alla stessa maggioranza) all'assistenza domiciliare.

Che cosa sia successo, lo sappiamo oramai tutti. Lo sanno le settanta associazioni che, nei mesi scorsi, hanno lavorato all'emendamento. E lo sanno i cittadini.

Ma che ragioni danno i fautori di questo taglio? Tra i relatori di maggioranza, oltre a Stefano Fassina, c'è anche Marialuisa Faro, proprio del Movimento 5 Stelle. Faro ritiene che «la polemica sul presunto scippo all’assistenza domiciliare sia del tutto fuori fuoco». Perché? Perché, sostiene l'onorevole Faro , «dal punto di vista tecnico non è possibile vincolare un’entrata del bilancio dello Stato ad una spesa specifica, come prevedeva l’emendamento in questione».

Una motivazione simile, nei mesi scorsi, venne data dal sottosegretario all'Economia Laura Castelli, sempre del Movimento 5 Stelle, che si è sempre opposta (attendiamo magari anche una sua dichiarazione) a questo tipo di tassazione sul tabacco riscaldato e alla sua destinazione a un fondo per l'assistenza.

Politicamente, la relatrice della maggioranza di governo, osserva che proprio «questa maggioranza (PD+M5S, ndr) è intervenuta a favore delle cure domiciliari attraverso alcuni interventi mirati». Quali? Dichiara ancora Faro: «il sostegno ai lavoratori fragili, il congedo di paternità che sale da 7 a 10 giorni e le misure di conciliazione famiglia-lavoro. Una menzione merita anche l’emendamento del collega Trizzino, che si impegna a disciplinare l’erogazione delle cure domiciliari attraverso un sistema di autorizzazione ed accreditamento. Tutto si può dire, insomma, meno che ci sia stato uno scippo a danno delle cure domiciliari».

Resta il fatto: la norma sull'assistenza domiciliare è stata cancellata e ancora non ne comprendiamo le ragioni.

Concorda con Faro, però, anche un'altra esponente grillina, Gilda Sportiello, della Commissione Affari Sociali, che ritiene non vi sia stata «Nessuna sottrazione ai fondi per l’assistenza domiciliare e anzi». Ci siamo dunque sbagliati? Per Sportiello «in questa legge di Bilancio, in particolare abbiamo approvato un emendamento a prima firma del collega Giorgio Trizzino, con cui si recano disposizioni in materia di autorizzazione e accreditamento delle attività di erogazione di cure domiciliari, volte a creare le condizioni affinché le cure siano in grado di garantire una assistenza qualificata secondo precisi requisiti organizzativi, tecnologici, professionali e strutturali, affinché non ci siano differenze tra quanto garantito con il pubblico e con il privato; in questo modo estendiamo al sistema delle cure domiciliari le regole già previste per le attività ospedaliere, ambulatoriali e residenziali. Un atto di grande valore per rilanciare l’assistenza domiciliare».

La realtà, diceva P. K. Dick, un autore che fu caro a Gianroberto Casaleggio, è quella cosa che se chiudi gli occhi non scompare. Amara profezia.


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