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Cooperazione & Relazioni internazionali

Diseguaglianze nell’accesso ai vaccini: un pericolo per tutti

Il caso dei vaccini dimostra come la solidarietà e la cooperazione tra il Nord e il Sud del mondo siano fondamentali sia per preservare la salute dei cittadini che per il bene dell’economia globale. L'Italia deve fare la sua parte. Per questo l’incremento di 9 milioni di EUR accordato in legge di bilancio all’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (AICS), tra l’altro per l’insieme delle sue attività, è assolutamente inadeguato, per non dire ridicolo

di Nicola Morganti

A cinque mesi dall’ultimo focolaio, nel giorno di S. Valentino la Nuova Zelanda ha registrato 3 nuovi casi di infezione da coronavirus all’interno del paese. A questo si sommano altri 44 casi attivi di persone provenienti dall’estero che sono sotto sorveglianza in strutture gestite dall’amministrazione sanitaria. Mentre il resto del mondo deve far fronte a continue ondate della pandemia, la strategia di eradicazione del virus all’interno del paese e la quarantena stretta imposta a chi rientra dall’estero voluta dalla premier Jacinda Ardern ha permesso alla Nuova Zelanda di poter tornare alla normalità ancor prima di cominciare la campagna di vaccinazione.

Tuttavia, l’episodio odierno dimostra come anche un paese protetto e attento non sia esente da nuove contaminazioni. Finché il virus circola nel mondo nessuno è al riparo dalla ripresa dell’epidemia. In una lettera aperta pubblicata il 12 febbraio scorso sulla rivista scientifica The Lancet un gruppo di esperti di diversi paesi ha messo in guardia contro i rischi inerenti a un accesso ineguale alla vaccinazione. Secondo i ricercatori, i governi dei paesi ricchi che rappresentano il 16% della popolazione mondiale hanno ottenuto il 70% delle dosi disponibili nel 2021.

Il caso dei vaccini dimostra come la solidarietà e la cooperazione tra il Nord e il Sud del mondo siano fondamentali sia per preservare la salute dei cittadini che per il bene dell’economia globale. In effetti, in assenza di un cambio di strategia e un accesso più equo ai vaccini la pandemia potrebbe protrarsi per diversi anni. Gli esperti internazionali sottolineano anche come una distribuzione più equa dei vaccini contro la COVID- 19 aiuterebbe a limitare la diffusione della pandemia più rapidamente minimizzando quindi il rischio di nuove varianti più infettive, mortali e resistenti ai vaccini esistenti. Appare chiaro quindi che il contributo dei paesi più ricchi alla vaccinazione dei paesi più poveri sia non solo un atto di generosità dovuta ma anche un’azione rivolta a salvaguardare la nostra salute ed economia.

Solo per la GAVI, l’alleanza mondiale per i vaccini, la vicina Svizzera ha già stanziato nel 2020 27,7 milioni di EUR, senza contare gli aiuti veicolati attraverso le istituzioni delle Nazioni Unite e le ONG. A questo proposito, l’incremento di 9 milioni di EUR accordato in legge di bilancio all’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (AICS), tra l’altro per l’insieme delle sue attività, è assolutamente inadeguato, per non dire ridicolo. Per questo l’AOI ha giustamente riproposto al nuovo governo appena formato di attivare un incremento di risorse per l’APS di 200 milioni all’anno per il triennio 2021-2022-2023, per costituire un Fondo Straordinario per l’emergenza globale Covid-19, come richiesto ma non approvato nella Legge di Bilancio 2021.

Come dice la lettera aperta pubblicata su The Lancet: “Il valore sociale dei vaccini COVID-19 sicuri ed efficaci è enorme. Eppure i nuovi vaccini significheranno poco per le singole persone in tutto il mondo se non potranno essere vaccinate in modo tempestivo”.
L’Italia faccia la sua parte.

*Presidente di Fondazione ACRA e Garante COLOMBA


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