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Progetto Appenino 2021? Per Fondazione Carisap è questione di consapevolezza

Per Marco Perosa, direttore Area Strategia, Ricerca e Pianificazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che si è aggiudicata il bando della Fondazione Edoardo Garrone «questo bando aveva le potenzialità per integrarsi con il nostro contesto e avere un'unità di strategia e visione con le nostre azioni sull'area montana. Così ci siamo buttati»

di Lorenzo Maria Alvaro

«La decisione di candidarci è nata da un contesto in notevole difficoltà, aggravato dal sisma del 2016. Il terremoto ha creato problemi seri a livello di comunità, in modo particolare lo spopolamento delle aree interne, moltissime persone si sono spostate sulla costa. L'area montana, pressoché incontaminata, che ospitava belle iniziative ma che se già era difficilmente accessibile prima del sisma le cose con le scosse sono peggiorate ulteriormente». Nasce da lontano, come racconta Marco Perosa, direttore Area Strategia, Ricerca e Pianificazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, l'idea della Fondazione di decidere di partecipare e aggiudicarsi il Progetto Appenino 2021 di Fondazone Edorado Garrone.


La Fondazione cosa ha fatto all'indomani del terremoto?
Siamo intervenuti con il Masterplan Terremoto mettendo a disposizione del territorio 6 milioni di risorse. Gli obiettivi erano due: in primo luogo affrontare l'emergenza per ricostruire lo spirito di comunità di quei luoghi. La storia, la cultura e i legami di prossimità rappresentano un valore sociale e anche economico importante. In secondo luogo abbiamo sostenuto le iniziative che potessero contribuire alla ripartenza economica di quelle aree.

Nel concreto che tipo di porgetti avete sostenuto?
Ad Amandola abbiamo avviato percorsi universitari in collaborazione con l'Università di Camerino su enogastronomia e turismo, temi strategici e identitari del luogo. Abbiamo ricostruito sul Monte Vettore vicino ad Arquata del Tronto i rifugi Zilioli (nella foto di apertura) e Sibilla. Abbiamo cercato di ricostruire l'economia dell'area.


E poi è arrivata l'opportunità di Progetto Appenino 2021…
Sì, ci siamo accorti che questo bando aveva le potenzialità per integrarsi con il nostro contesto e avere un'unità di strategia e visione con le nostre azioni sull'area montana. Non bisogna dimenticare che il punto di forza del nostro territorio è che permette in 30 minuti di passare dal mare alla montagna. L'accessibilità è una chiave fondamentale per poter offrire un'esperienza turistica completa e impareggiabile, con la sua molteplicità di storie, culture, paesaggi, tradizioni e prodotti enogastronomici. Questa è la consapevolezza con cui abbiamo deciso di partecipare.

Un vero azzardo…
Sì, per noi è stata una scommessa importante. Siamo una piccola Fondazione e siamo andati a confrontarci con player importanti a livello nazionale. Abbiamo rappresentato un territorio che non vuole essere autoreferenziale

Secondo lei perché vi siete aggiudicati la vittoria?
In primo luogo questa emergenza sanitaria ci ha dato una grande opportunità: ha fatto scoprire la possibilità di poter vivere nei piccoli centri fuori dai grandi agglomerati urbani. Siamo partiti da ciò che la crisi ci ha offerto facendolo diventare punto di forza. Un territorio piccolo, con una alta qualità della vita e con saldi rapporti di prossimità. La seconda motivazione ha riguardato il partecipare al bando uniti. La nostra progettualità è stata presa in considerazione perché non guarda alla solita sostenibilità ambientale ma ad una sostenibilità di sistema, di comunità. Infine perché stiamo lavorando da tanti anni a questo percorso del consolidare reti e rapporti coinvolgendo imprese ed enti pubblici. Qui tutti gli sforzi convergono per un obiettivo comune. È questo che ha fatto la differenza: non è una fondazione che si è mossa ma un territorio. Certo le criticità rimangono. Ma sappiamo che se cominciano alcune iniziative imprenditoriali in queste aree montante, come i bed & breakfast o gli agriturismo, combinando questo con un'accessibilità ritrovata, si ha la possibilità di seminare qualcosa che genererà col tempo un nuovo futuro.

Lei diceva che il Covid è stata un'opportunità. È qualcosa di strano da sentir dire…
Ogni crisi è anche un'opportunità. Il Covid ci ha anche insegnato una maggiore consapevolezza di sé. Oggi abbiamo imparato l'importanza di avere il coraggio di rimetterci in gioco. Le nostre sono comunità ferite in cui gli anziani, che erano il principale patrimonio di tradizione, cultura e pedagogico, sono stati spazzati via. Abbiamo riscoperto l'importanza di queste radici e di quanto su quelle radici si possa ricostruire un futuro.

Uno dei temi chiave della montagna è la manutenzione dell'ambiente. Come si fa quando un luogo si spopola?
Siamo intervenuti su questo tema sostanziale già con il Masterplan Terremoto. Torneremo a investire anche con il Progetto Appenini. Per farlo c'è bisogno di persone e risorse. La ratio della nostra strategia è quella di puntare sui giovani perché rappresentano la stabilità futura del territorio. Abbiamo già finanziato associazioni per il recupero degli antichi sentieri. Ad Acquasanta Terme abbiamo ripristinato 14 mulattiere. È evidente che Progetto Appenino darà ulteriore slancio a questa come a tutte le altre attività. La cosa importante è proprio questa: la vittoria del bando si innesta su una progettualità già esistente e la va a completare.


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