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Tre nodi cruciali per la riforma dell’affido familiare

La Commissione Giustizia della Camera ha iniziato l’esame della proposta di legge a prima firma Stefania Ascari (M5S) per la riforma dell’affido. Cristina Riccardi, vice-presidente di AiBi, evidenzia i tre punti nodali per imprimere all’accoglienza familiare temporanea la svolta tanto attesa

di Redazione

In questi giorni, la Commissione Giustizia della Camera sta esaminando la proposta di legge delega per la “Riforma dei procedimenti per la tutela e l’affidamento dei minori”, a prima firma di Stefania Ascari (M5S). Si tratta di una proposta di legge ambiziosa, presentata il 18 febbraio 2021, che punta ad essere un testo condiviso da tutte le forze politiche e recepisca anche le indicazioni provenienti dalle associazioni e le realtà da tempo impegnate in questo settore, tra cui AiBi. L'onorevole Ascari ha ritirato la precedente proposta di legge su temi analoghi. La legge 149/2001 – che anche AiBi aveva contribuito a scrivere – è una buona legge ma per via dei cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli anni, necessita ora di un aggiornamento e anche una piena applicazione.
Cristina Riccardi, vicepresidente e delegata alle politiche familiari di AiBi., illustra quali sono le proposte cruciali per una riforma dell’affido.


1. Risorse per il settore e rimodulazione dei rapporti tra enti pubblici e privati

Lamentiamo spesso la mancanza di risorse nel sistema-affido. I servizi tutela minori e i servizi affido hanno subìto tagli, soprattutto, dopo la crisi economica del 2008: oggi sono presenti sul territorio nazionale a macchia di leopardo. D’altro canto ci sono associazioni, cooperative, fondazioni che da ancor prima della legge 184/83, che ha normato l’affido, si occupano di accoglienza. Un patrimonio di esperienza inestimabile che deve diventare risorsa sfruttata al 100% per i bambini e le famiglie che ne hanno bisogno. AiBi, ispirandosi a quanto avviene nel sistema sanitario e in quello scolastico, propone canali paralleli ma dialoganti tra pubblico e privato: un privato qualificato con standard essenziali di servizio pari al pubblico che, alleggerito, potrebbe alzare il proprio livello di prestazione. In sostanza un sistema di accreditamento.

2. Garanzia della tutela legale del minore

La Convenzione di New York del 1989 sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e la Convenzione di Strasburgo del 1996 riconoscono il diritto dei minori a essere difesi da un avvocato in tutti i procedimenti giudiziali che lo riguardano. Le norme procedurali previste all’Art. 8 della legge n. 149/2001 – entrate in vigore solo nel 2007 in seguito a una serie di deroghe – non sono mai entrate in funzione in maniera capillare. Questo articolo prevede la figura di un avvocato per l’accertamento dell’adottabilità: noi proponiamo la nomina di un avvocato che sia in grado di assistere e difendere il minore fin dal momento in cui questi si trova “fuori famiglia”, a garanzia del fatto che vengano rispettati i diritti dei bambini come avviene per le parti adulte coinvolte. L’avvocato dovrebbe monitorare l’andamento del progetto di affido familiare o in comunità familiari e promuovere ogni azione a protezione dei suoi interessi e diritti.

3. Riconoscimento giuridico delle case-famiglia

Le vicende degli ultimi anni hanno dimostrato che c’è un’enorme confusione rispetto alle tipologie delle strutture di accoglienza dei bambini e ragazzi allontanati dalle famiglie d’origine. Alla voce “casa famiglia” corrispondono sia comunità educative che comunità famigliari e case-famiglia vere e proprie. È fondamentale distinguere i diversi tipi di accoglienza che devono rispondere ai diversi bisogni dei bambini e dei ragazzi.

Da anni Ai.Bi., con il Forum delle Associazioni Familiari, propone il riconoscimento giuridico delle Case-Famiglia intesa come presidio di solidarietà sociale in cui una famiglia costituita da due persone adulte, uomo e donna coniugati o meno, con o senza figli, vivano in modo stabile. In simile contesto la funzione genitoriale è a carico della coppia, benché possano essere previsti supporti di tipo educativo. La proposta del Forum prevede poi la definizione della comunità di tipo famigliare (con almeno un adulto residente) e le comunità educative (con educatori professionali, presenti con modalità “a rotazione”). Il “grado di familiarità” è ciò che dovrebbe definire le diverse strutture di accoglienza. Fermo restando che ciò che serve ad un bambino per una crescita il più possibile serena è proprio una famiglia.


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