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Economia & Impresa sociale 

Governance societaria sostenibile, un passo avanti

Il Parlamento europeo il 10 marzo 2021 ha approvato una Risoluzione con 34 raccomandazioni alla Commissione sulla dovuta diligenza e la responsabilità delle imprese. Entro giugno è atteso l’avvio formale dell’iter legislativo. Ecco una sintesi delle novità in arrivo

di Gaia Gelera

È del 10 marzo 2021 la risoluzione – che si compone di trentaquattro raccomandazioni e un articolato testo di proposta di direttiva – con cui il Parlamento europeo ha dato impulso e un concreto contributo all’iniziativa della Commissione europea in tema di governance societaria sostenibile. A questo punto spetta alla Commissione lavorare sul testo di proposta di direttiva, che rifletterà anche l’esito della consultazione pubblica sull’iniziativa avviata ad ottobre 2020.

Si attende per giugno 2021 l’avvio formale dell’iter legislativo, con la presentazione della proposta di direttiva da parte della Commissione agli organi legislativi dell’Unione Europea, Parlamento e Consiglio, per l’approvazione. Spetterà poi agli Stati membri adottare, nei rispettivi ordinamenti, le necessarie norme di recepimento della direttiva.

Il Parlamento chiede che venga imposto l’obbligo per le imprese – ivi incluse quelle estere che vogliano accedere al mercato interno dell’Unione – di prevenire l’impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente nello svolgimento della propria attività, internamente all’azienda e lungo l’intera catena di approvvigionamento, produttiva e distributiva.

Lo strumento sarà l’adozione obbligatoria di un documento di due diligence strategy, da aggiornare annualmente, in cui le imprese dovranno individuare le violazioni di norme ambientali, sociali o in tema di diritti umani che potrebbero verificarsi nell’esercizio della propria attività, nelle relazioni e nei rapporti contrattuali, adottando le policy e le misure necessarie per prevenire i rischi di violazione e porvi eventualmente rimedio.

Sarà sotto scrutinio il rapporto con i fornitori, a cui verranno imposti dalle imprese clienti codici di condotta, clausole contrattuali o obblighi di audit indipendenti, prevedendosi a danno del fornitore che opera in contrasto con gli standard di legge la sanzione dell’immediata cessazione del rapporto commerciale.

Gli operatori dovranno inoltre assicurare un controllo effettivo e quindi la tracciabilità della propria catena di approvvigionamento mediante tecnologie quale la blockchain e fornire prova che i prodotti immessi nel mercato tutelino l’ambiente e i diritti umani e non provengano da realtà che impongono il lavoro forzato o minorile o non rispettino l’ambiente.

Le imprese non lavoreranno da sole nella definizione del documento di due diligence strategy: si prevede un obbligatorio coinvolgimento dei cd. “portatori di interessi”, ossia degli individui o gruppi di individui potenzialmente lesi dall’attività dell’azienda, e quindi i lavoratori e i loro rappresentanti, le comunicali locali, i minori, i sindacati e le associazioni. Ancora, per scongiurare il rischio che l’iniziativa si riduca ad un semplice box-ticking exercise, gli Stati membri dovranno prevedere che qualsiasi interessato, anche in forma anonima, possa proporre reclamo in caso di violazioni da parte della società, con il diritto di ottenere un risarcimento all’esito di mediazioni, fatti salvi gli strumenti di tutela giurisdizionale ordinari.

“Secondo quando prevede il testo licenziato dal Parlamento europeo” – afferma Christian di Mauro, socio dello studio legale Hogan Lovells, sede di Milano – “le imprese potranno essere esentate dalla responsabilità per l’eventuale danno cagionato solo dopo aver dimostrato di aver agito con la dovuta diligenza e nel pieno rispetto delle previsioni della direttiva, delle disposizioni nazionali di recepimento e dei propri codici di condotta”.

Non ultimo, le sanzioni. Gli Stati membri dovranno stabilire sanzioni proporzionali e con efficacia dissuasiva in caso di violazione delle disposizioni in commento. La sanzioni potranno essere calcolate in base al fatturato dell’impresa, prevedere il sequestro dei prodotti e la sospensione di qualsiasi rapporto contrattuale con le amministrazioni pubbliche, con divieto di partecipare a future gare pubbliche e/o di accedere a finanziamenti statali.

Questi i principi a livello europeo. Una volta definito il testo della direttiva, la sfida per il legislatore nazionale non sarà di poco conto, perché dovrà assicurare certezza nell’individuazione degli obblighi a carico degli operatori, sostenibilità delle misure per tutte le imprese coinvolte e un meccanismo sanzionatorio effettivo e certo nella sua applicazione. La risposta e la collaborazione delle imprese è e sarà essenziale per il vero successo dell’iniziativa. Christelle Coslin, socia dello studio legale Hogan Lovells, sede di Parigi, ha aperto un confronto sul tema con le aziende clienti. “Il nostro dipartimento Aziende e Diritti umani” afferma “ha avviato un client-listening per cogliere le sensazioni del mondo imprenditoriale sul tema, sottoponendo alle istituzioni dell’Unione Europea gli esiti di tale dibattito. Dal confronto è emerso un ampio supporto all’iniziativa, che ha tra i suoi benefici quello di creare certezza del diritto, sottoponendo le imprese alle stesse regole in tutti i paesi dell'UE, in particolare per quanto riguarda gli obblighi ai quali non sarà più possibile derogare nei rapporti con i fornitori dei paesi terzi, con l'auspicio che il legislatore emani norme attuative proporzionate, fornendo criteri chiari nella individuazione delle attività di due diligence ritenute adeguate, e che si valutino i costi di implementazione per le imprese di qualsiasi dimensione”.

*Gaia Gelera è Counsel di Hogan Lovells

Foto Unsplash


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