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Donazioni, parla GoFundMe

Vita.it ha intervistato Elisa Liberatori Finocchiaro, direttrice in Europa della piattaforma di crowdfunding dopo il caso Malika

di Lorenzo Maria Alvaro

In questi giorni abbiamo aperto sul nostro sito un dibattito sul tema delle donazioni dopo il caso Malika, la ragazza che con i proventi di una raccolta fondi lanciata sulla piattaforma GoFundMe si era poi comprata una macchina e un cane di lusso generando molto sdegno. Ne avevamo parlato con Paolo Venturi e Valerio Melandri, poi con Massimo Coen Cagli per concludere con un'intervista a Gabriele Sepio, per ragionare sul tema delle donazioni a tutto tondo. Il risultato di quei ragionamenti è stato sottoposto alla direttrice in Europa di GoFundMe, Elisa Liberatori Finocchiaro che ci aveva contattato per dare il suo contributo. L'intervista


Parlando di donazioni si usano spesso molti termini come fossero sinonimi. Donazioni, solidarietà, fundraising, colletta. GoFundMe è una piattaforma di crowdfunding. Significa che è una piattaforma che promuove campagne di personal fundraising. È corretto?
GoFundMe è la più grande community globale di donatori e campaign organizer con 70 milioni di donatori e organizzatori che hanno raccolto oltre 9 miliardi di euro dal 2010 a oggi, per cause, organizzazioni, persone.

In quanto piattaforma incarnate il problema della disintermediazione. Cioè il superamento del ruolo ponte tra donatori e bisogni da sempre rivestito dalle organizzazioni del Terzo settore, in favore di raccolte fondi personali. Vi siete mai posti il problema?
Donare qualcosa di se stessi, soldi o tempo e dedizione, è un sentimento antico come l’umanità. Va rispettato ed è centrale nella relazione tra le persone. La solidarietà, anche quella per il particolare, anche quella della colletta tra conoscenti, contribuisce a costruire una cultura del dono. Abbiamo scelto di essere partner del Festival del Fundraising e saremo ospiti nella plenaria in cui si affronterà il tema importantissimo della disintermediazione. Anche la storia d’Italia è fatta di avvenimenti grigi che riguardano il settore della solidarietà: scandali sull’utilizzo donazioni da parte di missioni umanitarie, false associazioni onlus usate in maniera illecita, scarsa o nulla trasparenza e rendicontazione. Fare di tutta l’erba un fascio o delegittimare qualcuno non alimenta la cultura del dono a favore di una parte piuttosto che di un’altra, ma la disincentiva. Per tutti. Il digitale ha sicuramente accorciato le distanze, ha permesso di aiutare direttamente anche gli individui in maniera trasparente, senza intermediari. Ma questo crediamo abbia ravvivato la voglia degli italiani di donare, perché ha dato alle cause un volto, una storia, un effetto pratico e un impatto immediatamente visibile. Questa è una grande notizia per tutti! Non esiste alcuna competizione: gli enti benefici possono fare leva e contare su questi nuovi strumenti offerti dal digitale e dal personal fundraising ad esempio. Moltissime organizzazioni a livello mondiale, grazie al “modello GoFundMe”, riescono a realizzare progetti inimmaginabili qualche anno fa. In Italia il 74% delle raccolte fondi più grandi sono andati in beneficio di organizzazioni, associazioni, fondazioni e ospedali. Il restante 26% è servito per le cure di persone, tra cui bambini e giovani, con gravi problemi di salute che non avrebbero potuto accedere a terapie a pagamento e all’estero oppure che vivendo in regioni carenti di centri di eccellenza, hanno dovuto affrontare spese di emergenza (casa in affitto altrove, ecc.). GoFundMe in Italia è servito, tra le altre cose, per far sopravvivere al Covid i braccianti, per far nascere foreste urbane e peri-urbane, per aprire nuovi reparti di terapia intensiva e acquistare macchinari per gli ospedali Covid, per ricostruire strade e infrastrutture dopo le alluvioni nei piccoli comuni senza dover aspettare anni. Il personal fundraising non va messo in competizione con il fundraising “classico”, è uno strumento in più. E tantissime grandi organizzazioni come Cesvi, Caritas, Croce Rossa Italiana, Emergency, Make a Wish e Humanitas, ne hanno capito il funzionamento, lo hanno usato e ne hanno beneficiato per dare ancora più supporto alle comunità in momenti di emergenza e successivamente costruire una relazione durevole con i donatori e gli utenti.

GoFundMe ha, mi risulta essere l'unico caso, una garanzia che rimborsa il donatore nel caso una campagna non rispetti alcuni criteri. Come funziona?
Esatto. GoFundMe, grazie al sistema che ha creato a livello internazionale, offre una garanzia. La prima garanzia del crowdfunding al mondo. Che vuol dire? Ogni donatore è tutelato al 100%: i fondi da lui donati devono solo e soltanto arrivare alla persona giusta, il beneficiario indicato, per il motivo esplicitato nella raccolta fondi. Se questa cosa non dovesse accadere, noi rimborsiamo interamente il donatore in nome di questa garanzia. Questa protezione è totale e sta a noi fare in modo che i soldi vadano sempre al giusto beneficiario.

È sicuramente lodevole. Ma che come piattaforma verifichiate che i fondi vadano alla persona giusta e vengano usati per la causale indicata è il minimo indispensabile, non crede?
Beh, ma siamo disposti a rimetterci di tasca nostra quindi è innanzitutto nostro interesse verificare che i fondi vengano utilizzati in maniera corretta. Ce ne assumiamo la responsabilita per poter far stare tranquillo il donatore e non mi sembra “il minimo indispensabile”. Se fosse il minimo lo farebbero tutti. Manteniamo il pieno controllo dei fondi fino a quando non viene stabilita una chiara connessione col beneficiario esplicitato. Dopo una serie di verifiche e validazioni di documenti, bancari e personali, i fondi vengono rilasciati. Insomma la fiducia del donatore e la sicurezza della piattaforma per noi sono fondamentali. Un intero team composto da centinaia di professionisti lavora 24 ore al giorno per garantire che GoFundMe sia un luogo sicuro per le vostre donazioni. Non ci dilunghiamo sugli strumenti tecnici sofisticati che utilizziamo per validare le identità di organizzatori, beneficiari, organizzazioni. Se non bastasse esiste anche una doppia verifica da parte del nostro processore di pagamento, ovvero lo strumento che si occupa tecnicamente di processare le donazioni in entrata e gli invii dei fondi in uscita.

Quanti soldi avete restituito con la garanzia in questi anni?
La stragrande maggioranza delle campagne sul sito sono sicure e legittime, poiché le campagne fraudolente rappresentano meno dello 0,1 % di tutte le campagne su GoFundMe. Non è permesso mentire o ingannare intenzionalmente i donatori di GoFundMe per avere un tornaconto finanziario o personale. GoFundMe collabora con le forze dell’ordine e fornisce loro tutte le informazioni necessarie ai fini di indagine.

Rendere il denaro ad un donatore perché una campagna non era quello che sembrava non è comunque un enorme danno di immagine per il mondo donativo che sarebbe meglio evitare con controlli anche sugli obiettivi delle raccolte?
No, perché fortunatamente succede in pochissimi casi. I casi di frode accertati sono un decimo dello 0,1%. La nostra proposta di personal fundraising ha fornito all’utente un luogo in cui potersi sentire sicuri di donare e soprattutto il fatto che chiunque può entrare subito in azione, coinvolgendo la propria community di riferimento.

Avete delle linee guida rispetto alle finalità delle raccolte che ospitate o non c'è alcun filtro all'ingresso?
Parliamo di un nuovo potere alla portata di tutti: raccogliere fondi in maniera chiara, pubblicamente visibile e trasparente, per quasi tutti gli scopi tranne quelli che violano ovviamente i termini di servizio della piattaforma (ad esempio per cause adiacenti a odio, violenza e altro). Chiunque può iniziare una raccolta fondi per una persona o un’organizzazione. L’uso improprio dei fondi è vietato e incoraggiamo tutta la comunità che ci usa a segnalarci eventuali usi impropri delle raccolte fondi, ovvero utilizzo dei fondi per finalità diverse da quelle dichiarate nella campagna.

C'è una dimensione di senso da affrontare. Su GoFundMe oggi si possono trovare le campagne più disparate. Moltissime personali, come ad esempio per aiutare un bambino malato o un barman che ha subito un'aggressione omofoba, che vengono proposte insieme ad alcune a favore di animali domestici e piccole organizzazioni. Viene veicolata insomma la soddisfazione di bisogni particolari e non di obiettivi di carattere generale. (Ex. Raccolta fondi per il malato di tumore e non per la ricerca sul cancro). Non manca l'idea tipica del dono, che sia in denaro o in tempo, per il bene comune? Non è un enorme limite? Non è anche più rischioso sulla sicurezza di queste campagne?
Ho già spiegato sopra con dati alla mano, quanto la percentuale di cause per il bene comune sia presente in netta superiorità sulla piattaforma. Però vorrei anche lanciare uno spunto di riflessione. Ho letto che ci sono state polemiche sulla raccolta fondi lanciata per aiutare i genitori di Chiara Gualzetti, la 15enne uccisa da un amico suo coetaneo. Il padre e la madre della studentessa avevano chiesto aiuto alla comunità per affrontare le inevitabili spese legali. Il sindaco della cittadina, Daniele Ruscigno, si era fatto promotore di un'iniziativa di crowdfunding oggetto di pesanti critiche sulla pagina facebook dello stesso sindaco. La campagna di crowdfunding sociale in questione è stata attivata su una piattaforma diversa da quella per cui lavoro, a riprova che io stia citando un caso che va ben oltre quello che possa essere il mio personale interesse nei confronti della realtà a cui offro le mie professionalità. Trovo che perseguitare sui social media due genitori straziati che hanno bisogno di supporto per avere giustizia, sia profondamente riprovevole. Nella tempesta stanno finendo collette di ragazzi e ragazze che legittimamente vogliono aiutare un amico a riacquistare l’attrezzatura fotografica rubata, si stanno colpevolizzando genitori di bambini gravemente malati che hanno raccolto fondi per accedere a farmaci costosissimi e inaccessibili in Italia prima che proprio queste storie fossero “illuminate” dall’opinione pubblica grazie alle richieste stesse di aiuto di questi genitori (causa di “advocacy” che noi stessi abbiamo promosso). Le raccolte fondi, anche quelle per il particolare, non sempre sono fini a se stesse. Dietro all’appello di persone in difficoltà ci sono “buchi” del welfare italiano, ingiustizie, indifferenza, disuguaglianze etc. Queste persone incarnano spesso cause e problemi strutturali e nulla toglie di donare sia al particolare che al generale. Al singolo per salvargli la vita e all’organizzazione che lotta per il problema di cui è vittima. Questa è cultura del dono.

Per dirla in un altro modo: immagino che sul caso di Malika non si configuri il contesto per attivare la garanzia. I soldi sono andati alla persona giusta, e il denaro è stato speso in conformità con le finalità della campagna, per la verità molto vaghe. In ultima analisi avete ospitato una raccolta fondi per permettere ad una ragazza di comprarsi una mercedes e un cane di razza. Non è un po' strano?
Gli utenti hanno scientemente donato affinché una ragazza, ripudiata dalla sua stessa famiglia (in questi giorni è stata chiusa l’indagine dal pm), potesse comprare quello di cui ritenesse avere bisogno. L’obiettivo della campagna per Malika era impostato sui 10mila euro: nonostante questo oltre 7mila e seicento persone hanno consapevolmente continuato a donare ben oltre la cifra immaginata per il lancio. Quando ero piccola nei bar c’erano i salvadanai per aiutare la famiglia in difficoltà, ai funerali si regalavano soldi per partecipare alle spese funerarie, si facevano collette per offrire il doposcuola e tante altre cose. Io non vedo una grossa anomalia, sono sincera. E comunque invito tutti a leggere bene i testi delle campagne, controllare aggiornamenti, beneficiari, obiettivi monetari. Noi con le nostre attività di amplificazione, segnaliamo le campagne che generano un impatto positivo nella società. Però l’utente libero, con diritti e doveri, agisce secondo il proprio buon senso e giudizio.

Avete in mente dei cambiamenti di policy per provare ad affrontare questo tipo di questioni?
Adesso per noi la cosa più importante è aiutare le organizzazioni ad utilizzare i nostri strumenti e a coltivare un rapporto con i donatori attraverso l’adozione di nuove tecnologie e strategie. A breve lanceremo un nuovo strumento per permettere ad ogni individuo di mobilitare la propria rete in favore di una non profit per le occasioni più diverse: compleanni, eventi personali o pubblici, il ricordo di una persona scomparsa, una sfida sportiva o una sfida tra amici. Le organizzazioni accreditate sulla pagina saranno eleggibili come beneficiari delle raccolte fondi da parte di tutti gli utenti di GoFundMe e riceveranno i fondi in modo rapido direttamente sul conto bancario verificato. Nel flusso di creazione e donazione per le campagne verso l’organizzazione, un box in regola con il GDPR permetterà, se barrato, la cessione dei dati dell'utente all’organizzazione. In questo modo le organizzazioni, oltre ad essere beneficiarie dei fondi raccolti su GoFundMe, avranno accesso a una dashboard dalla quale potranno scaricare i dati degli utenti che avranno dato il loro consenso e iniziare con loro una nuova avventura.


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