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La ripresa del Paese passa dalle banche di comunità e di relazione

Si è tenuta oggi pomeriggio l'audizione di Federcasse alla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati. In discussione le iniziative a sostegno delle Banche di Credito Cooperativo per impegnare il Governo a farsi promotore di iniziative che consentano alle BCC di accrescere il proprio contributo alla ripresa del Paese

di Redazione

Si è svolta oggi pomeriggio l’audizione del Presidente e del Direttore generale di Federcasse Augusto dell’Erba e Sergio Gatti davanti alla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati, in merito alle consultazioni sulla cosiddetta “Risoluzione Buratti”, sintesi delle iniziative a sostegno delle Banche di Credito Cooperativo).

La Risoluzione, presentata dall'onorevole Umberto Buratti, tende a impegnare il Governo a farsi promotore di iniziative finalizzate ad una revisione del quadro regolamentare bancario europeo che consenta alle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen di accrescere il proprio contributo alla ripresa del Paese, assicurando il sostegno creditizio e consulenziale a imprese e famiglie nella ricostruzione post pandemica delle economie locali, in una prospettiva di transizione ecologica e digitale socialmente partecipative e inclusiva.

In avvio di Audizione il presidente dell’Erba, presentando gli ultimi dati di sistema ha ricordato anche la recente positiva conclusione del Comprehensive Assessment della Banca Centrale Europea/Meccanismo di Vigilanza unico che ha riguardato i due Gruppi Bancari Cooperativi che fanno capo a Iccrea Banca e a Cassa Centrale Banca.

I risultati – ha ricordato il Presidente – «hanno confermato la solidità dei due gruppi nonriscontrando carenze patrimoniali anche nell’esercizio di stress test, sia nello scenario di base chenello scenario avverso, nonostante il contesto di profonda incertezza determinata dallo scenario pandemico»

Nella Memoria presentata in Parlamento si ricorda la natura e il ruolo delle BCC, società cooperative a mutualità prevalente con caratteristiche normative, statutarie e operative del tutto originali.

«Le BCC – si ricorda nella Memoria – contribuiscono infatti:

  • alla creazione/mantenimento di occupazione mediante l’erogazione di credito a imprese adalta intensità di lavoro e dei settori tipici del made in Italy;
  • all’inclusione economica e finanziaria nei confronti sia delle persone e delle famiglie sia delleimprese, provando a non abbandonare le imprese meritevoli anche se meno “assetate di futuro”o meno ambiziose o meno dotate di capitale umano qualificato;
  • alla riduzione delle disuguaglianze dei redditi come ormai emerge sempre più insistentemente e frequentemente da ricerche svolte sulle BCC italiane e in genere sulle banche cooperative nel mondo;
  • alla funzione anticiclica come evidenziato dalle quote di mercato nei finanziamenti alle imprese e alle famiglie cresciute proprio negli anni più duri della crisi finanziaria, quelle dal 2008 al 2014 (Banca d’Italia, 2016 ) e (Draghi, 2008 );
  • al supporto alla competitività delle aziende industriali più dinamiche, e dei servizi resi aqueste ultime, tramite il finanziamento della “triade” del dinamismo imprenditoriale ovvero l’innovazione, la ricerca, la presenza sui mercati internazionali soprattutto attraverso leesportazioni, come evidenziato di recente da una importante indagine (Rapporto Mise 2020)».

Più in dettaglio, nella Memoria presentata in Audizione Federcasse si è soffermata soprattutto sulla non adeguatezza del quadro normativo di supervisione attuale rispetto alle BCC affiliate ai Gruppi Bancari Cooperativi.

Una non adeguatezza confermata in particolare dagli oneri che appesantiscono l’attività e la struttura dei costi delle banchecooperative e mutualistiche (organizzativi, informativi, patrimoniali, di risoluzione), nonché dai costi e dalle difficoltà di gestione che le BCC si trovano costrette a fronteggiare perché, ai sensi della normativa europea ed italiana, sono qualificate come intermediari c.d. “significant” ed esposte ad una vigilanza di fatto “sproporzionata ed incoerente” rispetto alla loro finalità mutualistica.

La crisi finanziaria ha inoltre dimostrato che la diversità nel mercato bancario contribuisce alla stabilità e alla resilienza del sistema finanziario e porta altri effetti benefici in termini di concorrenza, la fornitura di servizi finanziari e sostegno all'economia. E che, anche le banche più piccole con modelli di business a basso rischio sono senza dubbio fattori di stabilizzazione del sistema finanziario.

Nell’attuale contesto, si spiega nella Memoria presentata in Audisione, «trova una nuova attualità la prossimità e la relazione tra banca e clientela che è garanzia di impegno finalizzato a preservare ed accrescere il potenziale produttivodell’economia e il benessere dei territori«. Il modello di banca di relazione non solo mostra la sua resilienza e versatilità in situazioni di stress, ma «è anche lo strumento più adatto al nuovoscenario in cui domina l’incertezza e in cui i “numeri” e le performance del passato non sono la guida migliore per il futuro».

Per questo, la capacità del banchiere di «valutare informazioni e conoscenze che vanno oltre il punteggio degli algoritmi e che possono valorizzare le potenzialità dei clienti al di là delle medie di settore/area/segmento devono poter tornare ad essere un elemento distintivo di fare banca».


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