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La web serie europea che sgonfia l’islamofobia

Coordinato da Fondazione L’Albero della Vita, il progetto europeo MEET - More Equal Europe Together, insegna ai giovani a guardare oltre gli stereotipi. Fumetti, cinema e social gli strumenti a loro disposizione. Con il supporto di Aida Diouf Mbengue, la prima tiktoker italiana col velo, e dell’illustratrice Takoua Ben Mohamed.

di Sabina Pignataro

«Talebana, tornatene a casa tua!»; «Sottomessa, l’hanno costretta a indossare il velo!» sono le frasi che ogni giorno ragazze e donne musulmane sono costrette ad ascoltare per aver scelto di portare il velo. Sono parole pesanti da sopportare. Accuse grevi che si ripetono. Alimentate dal fatto che, forse, dell’Islam e islamofobia sappiamo poco. Troppo poco.

Il progetto europeo MEET – More Equal Europe Together, di cui la Fondazione L’Albero della Vita è stata capofila, ha voluto cercare di colmare questo vuoto, invitando i giovani europei a guardare oltre gli stereotipi. Il risultato è una web-serie europea, creata da giovani tra 12 e 18 anni di cinque Paesi, incentrata sugli stereotipi che riguardano le donne musulmane e aperta alla costruzione di una società senza discriminazioni.

La Tik Toker con il velo
Ad ispirare le ragazze e ragazzi sono state le storie di alcune donne che, sebbene con esperienze molto diverse, sono accomunate dalla scelta di indossare il velo e ogni giorno affrontano gli sguardi di disapprovazione ma anche di paura alla fermata dell’autobus o a scuola, e hanno anche vissuto la discriminazione nel trovare un lavoro.

Oltre a Soumya, che aiuta ogni giorno le donne musulmane a integrarsi; Fatima, che si è appena diplomata e sogna di diventare infermiera; Chiara Amina, che fa l’insegnante e racconta ai ragazzi la sua scelta perché imparino a conoscere e accogliere tutte le culture, ha partecipato ai progetti anche Aida Diouf Mbengue, una ragazza senegalese di vent’anni, la prima tiktoker italiana col velo (75mila follower su instagram) che ogni giorno condivide sui social alcuni video per far riflettere su pregiudizi e stereotipi con un linguaggio giovane e ironico.

Aida riceve quotidianamente commenti da parte degli haters, per la sua pelle, per il velo e per la sua religione, ma ora queste sue caratteristiche sono diventate il suo punto di forza. Tanto che nel 2020 è entrata anche a far parte del team dell’agenzia Afro Influencers, un gruppo di giovanissimi con l’obiettivo di riunire e far conoscere gli influencer di origine africana in Italia.

Presente, come testimonial della campagna Look beyond prejudice, anche l’illustratrice Takoua Ben Mohamed (29 anni, di origine tunisina, vive a Roma da moltissimi anni) che ha scelto di parlare di integrazione tra culture usando il fumetto e l’ironia, i due elementi principali del video-cartoon di cui ha firmato le illustrazioni.

«Mi hanno colpito molto le storie di Aida e Chiara», ha raccontato Beatrice Colombo, una delle tante ragazze e ragazzi che hanno partecipato a Milano ai laboratori di videomaking realizzati in collaborazione con Lab 80 film, per dar vita alla web-serie europea. «Aida ci ha raccontato di aver subito discriminazioni a scuola e Chiara di essersi convertita dal cristianesimo all’Islam. Non ho mai pensato che una donna musulmana potesse avere una bomba sotto il velo ma adesso capisco di più la scelta di chi porta il velo e sono più attenta a quello che subiscono queste donne».

«Ho capito che nazionalità, cultura e religione sono aspetti diversi», ha commentato Juliana Grace Ferrar, un’altra ragazza. «Sicuramente ci sono famiglie che ritengono le donne inferiori ma questo può succedere indipendentemente dalla religione quindi bisogna saper distinguere gli aspetti culturali da quelli religiosi».

Tra gli obiettivi del progetto MEET – More Equal Europe Together c’era quello è prevenire episodi di islamofobia nei confronti di ragazze e donne musulmane attraverso la creazione di osservatori locali che hanno il compito di monitorare episodi di razzismo e discriminazione e proporre piani di azione alle autorità locali e lo sviluppo di advocacy verso le istituzioni europee per garantire l’effettiva applicazione della legislazione esistente.