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Disabilità significa ancora diversità? Ma diverso da chi?

La riflessione di Maria Vella, docente dell'Università di Siena, ricoverata nella clinica Villa Beretta di Costa Masnaga a seguito di un incidente automobilistico

di Maria Vella

Cos’è la disabilità oggi? La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU del 1948 inserisce l’obbligo di tutelare la parità di trattamento delle persone con handicap, fisici e mentali; da questa trae origine la successiva Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, un patto per i diritti umani dei disabili, condiviso da diversi Paesi per garantire i diritti di uguaglianza, di tutela e di inclusione di tutte le persone diversamente abili. Approvata il 13 dicembre 2006 dall’Assemblea generale dell’ONU, è in vigore dal 2008 con 50 articoli. Ad oggi sono trascorsi 13 anni ed hanno aderito 193 Stati: il 3 marzo 2009 l’Italia ha approvato e reso esecutive le leggi delle Nazioni Unite ed il 23 dicembre 2010 sono state messe in atto anche dall’Unione Europea.

Nell’odierna società contemporanea, la normalità è diffusamente rappresentata da una società che ha stravolto e condiziona persino i gusti ed il codice etico dei consumatori per renderli controllabili e gestibili, i mass media poi hanno coinvolto tutti i livelli della società, dall'individuo ai rapporti di amicizia, dalle relazioni amorose a quelle familiari, imponendo a volte modelli irraggiungibili, consumistici e frivoli. Spesso comportamenti egoistici ed opportunisti hanno avuto il solo scopo di perseguire il dio denaro, la fama, il potere, gli standard estetici come tanti re Mida che muoiono di una fame che il denaro non può saziare (S. Zamagni).

Le trasformazioni antropologiche, sociologiche, biologiche, filosofiche ed ecologiche globali, dovute all'interazione tra i diversi fattori evolutivi (demografici, sociali, culturali, economici, tecnologici, ecc.), inoltre, hanno registrato un'ampiezza senza precedenti, facendoci giungere all’odierna lotta dell’uomo contro l’uomo, alla scandalosa guerra dell’uomo contro la natura, al Covid modificando, in maniera irreversibile, il modo di vivere quotidiano così come il pensiero, la percezione del mondo e la convivenza umana. Ma allora, tutto questo è “normale”? Ma perché siamo considerati diversi dalle persone “normali”? Ma, sostanzialmente, diversi da chi? E in fondo chi è il diverso, noi disabili o voi che vi considerate “normali”? Ma, in realtà ciascuno di noi è diverso da tutti gli altri.

Sono questi i quesiti che si pone una 14 enne, che chiameremo Camilla. Dovrà presto essere operata e poi successivamente seguire una riabilitazione fisioterapica causa di una diparesi dalla nascita, dovuta ad una sofferenza fetale.

È questa la realtà che attualmente sto conoscendo e che sto vivendo anche io, acquistando sempre più la consapevolezza che, ai nostri giorni, il "prossimo" o il disabile continua ad essere segregato ed emarginato o viene trattato con un atteggiamento di pietismo, dimenticando che forse, un giorno disabile potrebbe diventare ciascuno di noi, basta un incidente stradale in moto, in bicicletta o in auto, un tumore, un’infiammazioni midollare, un ormone killer, un arresto cardiaco, un ictus….

Sì, anche io adesso faccio parte dei disabili e per questo sono ricoverata nella clinica Villa Beretta di Costa Masnaga, ricoverata per un incidente automobilistico che mi ha causato dei problemi di deambulazione. Una situazione “complessa”, forse irrisolvibile, che mi sta facendo conoscere un meraviglioso e complesso universo di giovani, anziani, ragazzi e bambini ciascuno con la sua storia che mi coinvolge profondamente, facendomi assaporare le priorità ed i valori della nostra esistenza. Anche Camilla come me, confrontandosi e condividendo con gli altri la sofferenza e le difficoltà, apprezza di più l’aiuto che le viene dato e si ritiene fortunata di questa opportunità.

Villa Beretta è il luogo per eccellenza dove realmente le diverse forme di disabilità vengono affrontate con un approccio individuale e personalizzato, in cui viene data priorità all’individuo piuttosto che alla patologia, con professionisti che si accostano alle diverse esigenze e necessità di ciascuno di noi, nel tentativo di accrescere il nostro benessere e lenire le nostre fragilità. Qui siamo veramente tutti uguali e fratelli nel senso cristiano del termine e qui nessuno di noi è diverso, anzi ciascuno di noi è sempre più “normale” come Camilla che adesso, finalmente, è riuscita a camminare eretta per la prima volta a 14 anni, traguardo che le apre nuovi scenari ricchi di molte aspettative e di speranze per i futuri miglioramenti.

D’altra parte, sarà forse questa atmosfera che crea un clima di complicità e di condivisione fra noi, disabili e normali, degenti e medici ed operatori. È in questa realtà che Camilla intravede la vita e la storia di Bebe Vio, Il grido di Munch, Rosso Malpelo di Verga, Ludwig van Beethoven, il libro Wonder, il film Quasi Amici… affermando che lei in alcuni di questi personaggi ci si rispecchia un po', perché sogna la fama come tutti gli adolescenti, o conosce il bullismo come tanti altri o forse perché vorrebbe raggiungere la vittoria o silenziosamente sfogare con un urlo il dolore che la perseguita sin dalla nascita tutte le volte che si confronta con la vita degli altri coetanei. Eppure in ciascuno di questi personaggi, in ogni campo, dalla miniera alla musica, dalle Olimpiadi alle vite spezzate in età matura risuona per lei la frase che la mamma le ha sempre detto tutte le volte che si sente delusa, insicura o fragile: «Ricordati Camilla, che volere è potere e, se tu vuoi, puoi e potrai».

*Maria Vella è docente in Economia e gestione del Terzo settore all’Università di Siena, ideatrice e direttore scientifico di LET’S GO UNISI.IT

Photo by Anne Nygård on Unsplash


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