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Media, Arte, Cultura

Emma e sua figlia Ester incontrano Michelangelo

Un’artista e sua figlia, legate da necessari percorsi di cura, hanno portato le loro pratiche quotidiane al cospetto della Pietà Rondanini, dove pure la Madre e il Figlio legano i loro corpi. Ne è nato un doppio video di straordinaria intensità artistica e umana, “Nascita Aperta”. Ora visibile negli stessi spazi dove è custodita la celebre scultura al Castello Sforzesco di Milano

di Giuseppe Frangi

“Nascita Aperta”: non si nasce una volta per sempre, si nasce ogni giorno, ogni attimo, suggerisce il titolo della video istallazione. La nascita è una dinamica sempre in atto, per tutti. E in modo particolare per una madre che la vita ha chiamato ad una necessaria contiguità con sua figlia. La mamma è Emma Ciceri, videoartista; la figlia si chiama Ester. La loro quotidianità è fatta per molte ore di un corpo a corpo, per conquistare abilità e risalire quella difficile china. Nella prima metà di quest’anno, grazie alla straordinaria disponibilità della direzione dei Musei del Castello Sforzesco di Milano, Emma ed Ester hanno avuto modo di portare, nei lunedì di chiusura, le loro pratiche quotidiane al cospetto del corpo di una celebre opera, la Pietà Rondanini, il capolavoro estremo di Michelangelo. Anche in quel caso una Madre alle prese con il corpo del proprio Figlio. Ne è nato un video, “Nascita Aperta” è il titolo, presentato e allestito proprio negli spazi del Museo della Pietà, in discreta contiguità con il capolavoro. In realtà si tratta di un doppio video, perché le immagini girate al cospetto della scultura vanno in parallelo con un analogo rituale ripreso negli spazi della casa. «Abbiamo trascorso del tempo con la scultura lasciando che l’incontro diventasse ciò che è per i nostri corpi nell’ambiente di casa: una possibilità di ricerca».

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È la Pietà di Michelangelo a suggerire il filo rosso poetico di questa opera: per Emma Ciceri la fusione del corpo di Maria con quello di Gesù nella scultura diventa un invito a scavare dentro il rapporto, altrettanto misterioso, tra il corpo suo e quello di Esther. L’artista ha lasciato che a dominare il percorso fosse il senso di una vicinanza che del resto, da quando la bambina è nata (oggi ha sette anni), è stata per lei condizione inalienabile: determinata da un evento traumatico assunto come dato di fatto e trasformatasi in scelta incondizionata di cura. Ci sono nei video dei momenti straordinariamente toccanti, pur nell’assoluta asciuttezza delle immagini. E ci sono straordinari rimandi figurativi, tra i corpi e la scultura: la schiena di Ester accarezzata a lungo dalla madre, rimanda alla schiena ricurva di Maria che appare al visitatore appena entra nel Museo.

«La scultura», sottolinea l’artista, «diviene una fonte di domande intorno alla relazione tra i corpi: dove inizio io e
dove finisci tu? Dov’è il confine
tra l’esistenza, la sua fine o la sua continuità oltre la vita? 
Nel contatto c’è fusione?
 C’è distinzione?». È un’opera segnata dal pudore di queste domande così intime ma anche così universali. Domande che all’ombra della Pietà diventano un fatto condiviso, un’esperienza aperta.

“Nascita Aperta” è un progetto di Casa Testori, a cura di Gabi Scardi. Visibile fino al 12 ottobre al Museo Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano.


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