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Economia & Impresa sociale 

A Tursi i nomadi digitali scoprono il piacere del South working

Il progetto lanciato da Salvatore Gulfo e un gruppo di amici e professionisti sta attraendo lavoratori e turisti da svariate parti del mondo. Gli spazi del co-working consentono una contaminazione culturale e un risparmio economico a coloro che prendono una postazione nel convento del 1600, recentemente ristrutturato

di Luigi Alfonso

Un borgo di 4.800 abitanti in provincia di Matera, che si è sviluppato attorno a un antico castello e al centro storico e poi si è esteso nella vallata sottostante. Benvenuti a Tursi, meta di turisti che non si fermano soltanto ad ammirare i Sassi del capoluogo di provincia. Dall’anno scorso c’è qualcos’altro che contribuisce ad animare questo paese della Basilicata. Tursi Digital Nomads è un programma di valorizzazione e ripopolamento dei piccoli borghi, grazie alla formula dello smart working.

Salvatore Gulfo ha 29 anni. Tempo fa si trasferì a Roma per lavorare in una multinazionale del settore informatico. Nel periodo del lockdown 2020 ha però maturato la decisione di tornare a casa. «Sulla scia delle conseguenze positive dello smart working, applicato dall’azienda per cui lavoro, ho pensato che si potesse fare qualcosa di nuovo. Ne ho parlato con amici e colleghi, così è nato questo progetto. Il Comune ci ha dato una grossa mano d’aiuto, concedendoci in comodato d’uso un vecchio convento del 1600, completamente ristrutturato. Una bellissima struttura, un autentico patrimonio storico, artistico e culturale che aveva bisogno di nuova linfa. In buona parte ospita eventi artistici, culturali e di artigianato, mentre altri spazi sono utilizzati da noi coworker fissi, più altri ospiti che gravitano per periodi brevi o un po’ più lunghi: si varia da pochi giorni ad alcuni mesi. Si rivolgono a noi le professionalità più disparate: manager o dipendenti di grandi imprese, architetti, ingegneri, è venuto persino un pittore. Ecco, l’aspetto della contaminazione culturale è una delle molle che ci hanno spinto ad affrontare questa esperienza con grande entusiasmo. Alla lunga, per un giovane, lavorare da solo a casa è poco stimolante, anzi persino alienante».

Molte aziende, di tutte le dimensioni, hanno stravolto la strategia di riorganizzazione del lavoro, prevedendo una drastica riduzione della presenza del personale in ufficio. «È così che nascono i nomadi digitali , da cui trae il nome la nostra iniziativa», spiega Salvatore. «Noi l'abbiamo abbinata al tema centrale e sempre attuale di rivalutare i piccoli borghi italiani e i centri storici, sempre più minacciati dal repentino spopolamento causato dalla migrazione verso le grandi città. Noi cerchiamo di invertire la tendenza, fornendo un servizio alla città ea tutti i lavoratori che vogliono recarsi a Tursi per ottenere una sorta di vacanza/lavoro e vivere un'esperienza unica, lontana dal caos cittadino oppure dalle quattro mura domestiche. L'ispirazione ci è venuta pensando a località più esotiche, come Madeira, Fuerteventura o Bali, scelte da tutte le persone che possono lavorare da remoto».

«Grazie a questo radicale cambiamento, sono rinato», racconta Salvatore. «A Roma spendevo 600 euro al mese per stare in una stanza, in più gli spostamenti per andare a lavorare occupavano molto tempo. Insomma, la qualità della vita non era la stessa di quella che ho ritrovato a Tursi. Non è soltanto un problema di risparmio economico, insomma. La nostra azienda, tra l’altro, è soddisfatta della produttività del personale, che è aumentata di pari passo con i loro incassi e l’abbattimento dei costi per gli uffici. Insomma, siamo tutti soddisfatti di questa soluzione. Certo, probabilmente tra qualche mese saranno introdotte delle modifiche, magari si passerà a un sistema ibrido e sarà necessario recarsi alla sede di Roma alcuni giorni al mese per meeting o riunioni operative, ma è davvero tutta un’altra storia».

Per accedere all’area co-working, in un ambiente stimolante e creativo, è necessario sottoscrivere la tessera annuale dell’associazione no profit costituita da Salvatore Gulfo. «Appena 10 euro, davvero poca roba: ci consentono di pagare le spese vive. In più c’è un pacchetto mensile da 20 euro che permette di accedere alla postazione e a una serie di servizi: dalla ristorazione al fitness, al tempo libero e molto altro».

Non solo lavoratori, però. La Tursi Digital Nomads accoglie anche numerosi studenti universitari. «Parliamo di una trentina di persone fisse, alle quali si aggiungono quelle che si rivolgono a noi saltuariamente. Nella sezione Alloggi del nostro sito, proponiamo un set di strutture ricettive situate nel centro storico della città, a due passi dall’area co-working».

Questo progetto sta attirando persone da svariati Paesi del mondo (Stati Uniti, soprattutto) e da diverse regioni italiane, dalla Sicilia alla Puglia, dalla Sardegna alla Lombardia. «Molti non conoscevano neppure l’esistenza di Tursi», dice Salvatore sorridendo. «Nel nostro piccolo, contribuiamo a stimolare il turismo destagionalizzato e a migliorare l’economia locale. L’Amministrazione comunale ha tenuto conto di questi aspetti, quando ha approvato la nostra proposta».