Welfare & Lavoro

A Como nessuno sarà più solo

È questo l'obiettivo ambizioso dell'iniziativa “Como città Fratelli Tutti”. «È un movimento civico perché nessuno sia più lasciato indietro», spiega il sociologo comasco Mauro Magatti, «creando nuovi legami, sinergie, progettualità per rafforzare il senso di comunità e costruire insieme un nuovo modello di convivenza sociale»

di Lorenzo Maria Alvaro

Un nome particolare quello che, il sociologo comasco Mauro Magatti, definisce «un movimento civico perché nessuno sia più lasciato solo». “Como città Fratelli Tutti” oltre che un nome è uno slogan che, in un epoca post pandemica, scalda il cuore.

Soprattutto perché, ancor prima del lancio concreto, reale, dell'iniziativa che avverrà sabato 30 ottobre con una grande manifestazione in centro storico, già più di 60 realtà del territorio hanno deciso di aderire: dall'Associazione Cuochi di Como ad Asylum passando per Luminanda alla Piccola Casa Federico Ozanam fino a Confcommercio e CSV Insubria.

Un progetto pilota a livello nazionale dunque, che ha già ottenuto il patrocinio del Comune, con l'intento di creare nuovi legami, sinergie, progettualità per rafforzare il senso di comunità e costruire insieme un nuovo modello di convivenza sociale.

«Questa iniziativa nasce perché alcuni percorsi si sono incontrati. Nasce in una fase, speriamo, di superamento di questi anni che abbiamo alle spalle. Ci sono sentimenti opposti tra di noi, c'è anche rabbia, ma c'è una memoria di essere legati l'uno all'altro», spiega Magatti, «Forse questa iniziativa è nata proprio perché siamo in questa stagione. È nata dalle parole che alcune persone di Como si sono scambiate. Como Città Fratelli Tutti non è niente: non è un sito, o una rete. Non ha ragione sociale. È un'iniziativa che ha una forte novità metodologica.

Le due azioni che caratterizzano la proposta

«La prima è molto concreta e prevede l’attivazione di una piattaforma attraverso cui dare risposte ai bisogni delle persone», sottolinea Magatti. Lo strumento si chiama “Shaps” ed è una sorta di piazza digitale, sviluppata da Kpmg – una rete internazionale di società che forniscono servizi professionali alle imprese – e messa gratuitamente a disposizione di “Como Città Fratelli tutti” grazie ad Ifel (l’Istituto per la finanza e l’economia locale), fondazione istituita dall’Anci, che ne ha la licenza d’uso.

“Shaps” – acronimo di cinque parole che tradotte dall’inglese significano condividere, aiutare, consigliare, dare forza e supportare – è nata durante il primo lockdown del 2020, per mettere in circolo conoscenze ed esperienze in diversi campi professionali. Di fatto è una grande bacheca virtuale che permette di incrociare richieste e risorse: iscrivendosi, a costo zero, alla piattaforma (dal sito comofratellitutti.it) si possono chiedere aiuti (per esempio: viveri per i poveri della città, ricerca di volontari, vestiario…), dare soluzioni a istanze specifiche, oppure offrire proprie competenze, professionalità, tempo, spazi.

Ed è in questo solco che si inserisce la seconda azione dell’iniziativa, una proposta culturale «di promozione del senso di fraternità» spiega ancora Magatti, che si radica nell’enciclica di papa Francesco Fratres omnes, ma anche nel messaggio alla città rivolto dal vescovo, monsignor Oscar Cantoni, per la festa del patrono Sant’Abbondio, e dal titolo provocatorio: «Como, città di fratelli?». «Il vescovo Cantoni mise in luce la necessità di «luoghi e occasioni per rendere la città vivibile, dove tutti si riconoscano fratelli». Utilizzando due strumenti “dell’oggi”, il digitale e la comunicazione, «vorremmo ripartire dalle relazioni per rigenerare il senso di comunità e costruire un nuovo modello di convivenza sociale», sottolinea ancora Mauro Magatti, «stimolare le tante risorse di bene presenti nel tessuto cittadino (perché questo progetto non si sostituisce né ha la pretesa di coordinare le realtà già esistenti e operative, ma le affianca e le supporta) e, soprattutto, vuole promuovere alleanze e sinergie, perché la parte più importante di questa iniziativa è quella che scriveremo insieme e che, al momento, nessuno ancora immagina, perché sarà il frutto di un percorso condiviso».

Gli obiettivi dell’iniziativa

E gli obiettivi? «L'obiettivo è che tanti cittadini si iscrivano sulla piattaforma», aggiunge il professore, «Il 30 vogliamo fare percepire l'iniziativa. Inoltre per un mese ci saranno due bus ricoperti che gireranno in città per farci conoscere. Ciò che è primariamente importante però è organizzare bene l'indicazione dei bisogni da parte della rete della grave marginalità. Ci sarà poi una narrazione, raccontare le cose che accadono. E poi vediamo cosa succederà. Non abbiamo un calendario di appuntamenti, le associazioni potranno proporre delle iniziative. Como si candidi a diventare un laboratorio».

La campagna

La campagna di sensibilizzazione è già partita. In città stanno comparendo cartelloni con la scritta "Avete visto mio fratello?", in dialetto, in linguaggio giovanile e in arabo, perché la prima forma di fraternità è l’inclusione. Fino al 2 novembre un gruppo di panificatori e pasticcieri propone un pane e un dolce legato all’iniziativa. Sabato 30 ottobre, infine, ci sarà una manifestazione diffusa per la città (con laboratori, testimonianze, mostre e arte di strada), che si aprirà, alle 10.30, alla Sala Bianca del Teatro Sociale, con il dialogo fra il Vescovo Oscar Cantoni e il sindaco Mario Landriscina, insieme alla sociologa Chiara Giaccardi, sui temi della città e della fraternità.


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