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Cooperazione & Relazioni internazionali

Parla un’attivista polacca: «Noi testimoni del disastro umanitario»

L'intervista a Katarzynan Staszewska, attivista di Grupa Granica, un'iniziativa che unisce 14 organizzazioni non governative che lavorano per i diritti umani e sostengono i rifugiati e i migranti in Polonia: «Le autorità polacche devono lasciare libere le organizzazioni umanitarie di andare sul confine. Abbiamo incontrato migranti che sono stati torturati, inseguiti con i cani, trattati con estrema violenza sul confine bielorusso. Respingendo le persone la Polonia è complice, perché permette che accadano crimini contro l’umanità. Le temperature scendendo e le condizioni di salute delle persone bloccate al confine peggiorano»

di Anna Spena

La linea di confine tra la Bielorussia e la Polonia è diventata un campo profughi a cielo aperto. Un campo dove non c’è niente, solo la disperazione. Ieri la notizia della morte di un bambino di origine siriana, aveva un anno. É morto di freddo in mezzo alla foresta. È morto per colpa dell’indifferenza dell’Europa. L’hanno trovato dei volontari polacchi, ormai senza vita, insieme ai genitori feriti. Non è la prima vittima di questa guerra misera tra Minsk e Versavia. E se l’Unione Europea continua nel suo silenzio assenso vergogno, non sarà neanche l’ultima. Kuznica, Hajnówka, Białystok. Quanti sono i migranti al confine? Chi sono? Da dove vengono? Arrivano da Afghanistan e altre zone delicate del Medio Oriente ma soprattutto dall'Iraq negli ultimi giorni. Ma di fatto nessuna informazione può essere verificata. Perché nessuna organizzazione umanitaria, o medico, o giornalista può accedere al confine. Un confine blindato. Mettere a rischio vite umane è una prassi che si ripete da troppi anni ormai e su tutte le rotte migratorie, sia di mare che di terra. La Bielorussa ha strumentalizzato queste persone, le ha usate e le sta usando come vere e proprie armi di pressione contro la Polonia. Il Paese ha concesso una serie di visti e facilitazioni per l’ingresso sul territorio. Una volta arrivate in Bielorussa le persone non hanno avuto nessun tipo di protezione ma sono state spinte verso i confini dell’Unione Europea. Ma il fatto che siano state spinte verso l’Unione non autorizza la Polonia a bloccarne l’ingresso, il Paese ha schierato oltre 20mila soldati ai suoi confini che respinge i profughi con gas lacrimogeni e idranti. «Le autorità devono lasciare libere le organizzazioni umanitarie di lavorare sul confine. Le persone stanno morendo», dice Katarzyna Staszewska, attivista di Grupa Granica (gruppo di confine), un'iniziativa che unisce 14 organizzazioni non governative che lavorano per i diritti umani e sostengono i rifugiati e i migranti in Polonia.

Quando è iniziata la crisi?
Lo scorso agosto. Ad inizio settembre la Polonia ha poi dichiarato lo stato d'emergenza nella aree di confine con la Bielorussia. La situaizone è degenerata nelle ultime due settimane. Stiamo facendo report di migliaia migranti, tra i mille e i quattromila sono intrappolati al confine. Comunque sappiamo anche che parte dei migranti è stata portata via dal confine dalle forze di sicurezza bielorusse, trasferita in delle sorte di magazzini. Ma per loro sta diventando sempre più difficile attraversare il confine. Una delle cose più gravi è che nessuna delle organizzazioni umanitaria, o medici, o autorità internazionali o media, ha accesso alle aree ristrette del confine polacco. In pratica le uniche informazioni che abbiamo vengono dai media di stato polacchi o bielorussi o dai migranti con cui siamo in contatto.

Come vi state mobilitando?
Il poco che si riesce a fare per chi si supera il confine e si trova nei boschi è grazie al sostegno delle comunità locali. Le persone restano in casa e accendono una luce verde per indicare a chi passa la frontiera che lì troverà assistenza. Quando dico che non ci sono organizzazioni umanitarie intendo che non ci sono organizzazioni professionali. Queste persone che vivono nei villaggi al confine stanno facendo un lavoro straordinario, salvano vite. Ma non sono loro, o almeno non solo loro, che dovrebbero essere lì ad aiutare. Di fatto non hanno esperienza o competenze per portare questo tipo di assistenza. Anche se sono persone meravigliose chiediamo e abbiamo bisogno che organizzazioni umanitarie, medici e osservatori internazionali abbiano accesso immediato alla zona ristretta del confine.

Cosa fate quando intercettate le persone nei boschi?
Forniamo acqua, cibo, qualcosa di caldo. Ma cerchiamo anche di fare qualcosa di più come occuparci dell’assistenza assistenza legale e medica. Avevamo iniziato un progetto di assistenza medica al confine con gli attivisti di base, ma ora è passato nelle mani del Polish Center for International Aid (Centro Polacco per gli Aiuti Internazionali). Se i migranti vogliono richiedere protezione internazionale o se non possono continuare a camminare cerchiamo di aiutarli a ottenere assistenza provvisoria grazie alla Convention Europea dei diritti civili, diciamo per “obbligare” il governo polacco a non respingerli nuovamente verso la Bielorussia – ma è doveroso dire che ciò non è sempre rispettato dalle autorità polacche, a volte si a volte no. La pratica standard delle autorità polacche è respingere i migranti verso la Bielorussia senza applicare le procedure che la Polonia è obbligata a rispettare secondo le leggi e gli standard Internazionali, quindi valutare il caso di ogni persona individualmente, se la persona è in diritto di ricevere asilo o se debba essere reindirizzata verso il Paese di origine.

Perché la situazione è degenerata così tanto?
Siamo molto coscienti del fatto che una delle cause principali di questo problema sia la mancanza di percorsi sicuri di accesso all’Europa per i migranti, sappiamo e vediamo che scappano da guerre, violenza e povertà estrema. E sappiamo anche che tutta questa situazione è stata orchestrata dal regime di Lukashenko che sta usando i migranti e le loro storie difficili e dolorose per mettere pressione sull’Unione Europea, destabilizzare la Polonia ed evidenziare la vera crisi dell’ UE e dei suoi double-standards in materia di diritti civili e il modo in cui vengono trattati i migranti al confine. Ho incontrato persone che sono state trattate con estrema violenza sul confine bielorusso, praticamente torturate, ho ascoltato testimonianze di persone che sono state picchiate, inseguite con cani, forzate da persone armate a passare il confine. Abbiamo ascoltato persone che ci hanno pregato di non essere mandate indietro in Bielorussia. Presenteremo un'istanza alla corte dei crimini internazionali nei confronti delle autorità del regime bielorusso per accertare che ci siano stati crimini contro l’umanità. Ma evidenzieremo anche le responsabilità della Polonia nel non procurare protezione per queste persone – nelle condizioni attuali la Bielorussia non può essere considerato un Paese sicuro in cui mandare i migranti, e questo è uno dei principi cardine della protezione internazionale sui diritti umani: le persone non possono essere rimandate in Paesi in cui sono in pericolo, e questo è esattamente ciò che la Polonia sta facendo, respingendo i migranti che attraversano il confine.

Ma la Polonia continua a respingerli
I messaggi che lanciamo al governo polacco, oltre al garantire l’accesso al confine per media e osservatori internazionali, medici e organizzazioni umanitarie per portare aiuto ai migranti, è quello di non respingere più i migranti verso la Bielorussia, ma anche di applicare le procedure che già dovrebbero di norma essere applicate – ovvero di valutare caso per caso le situazioni di ciascun migrante in base agli standard di protezione internazionale, e non di rispedirli in Bielorussia dove sono in pericolo e soggetti a torture. Respingendo le persone in Bielorussia, la Polonia è a dir poco complice, permettendo che accadano crimini contro l’umanità.

Come pensi evolverà la situazione?
Credo sia troppo troppo difficile a dirsi, la situazione è assolutamente imprevedibile. Noi ovviamente ci auspichiamo e richiediamo un ridimensionamento della situazione al confine, basta violenza sulle persone ma aiuti e solidarietà ai migranti. Come già detto abbiamo visto che parte dei migranti è stata portata via dai militari bielorussi verso altre locations, pensiamo a magazzini o altri posti simili ma da qui non possiamo in realtà verificare queste informazioni. Abbiamo anche ricevuto report di attacchi e violenze orchestrate da forze di sicurezza sul confine polacco, che stanno usando i migranti come arma e come scudo, che è una cosa orribile e inaccettabile. Chiediamo e ci auspichiamo che la Polonia apra agli aiuti umanitari.

A quanto è salito il numero delle vittime?
È molto difficile da quantificare. Le temperature stanno scendendo, le persone restano al confine a lungo e la loro salute, le loro condizioni, stanno peggiorando. Ieri abbiamo avuto la notizia terribile di un bambino di un anno morto nella foresta, una cosa straziante ma siamo sicuri ce ne siano di più. Ovviamente con le temperature in calo possiamo aspettarci il peggio, questa è una crisi umanitaria che si sta trasformando in un disastro umanitario.

Credit Foto Grupa Granica


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