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Iva al Terzo settore: quando la politica perde il senso

L'intervento della portavoce del Forum del Terzo Settore della Lombardia: "L’emendamento prevede il passaggio da un regime di esclusione Iva, ad un regime di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci; una variazione che non porta nessun beneficio alle casse dello Stato, ma che comporta oneri non indifferenti per gli Enti"

di Valeria Negrini

Con la Legge di Bilancio ogni anno il mondo del Terzo Settore rischia sempre qualcosa; anche quest’anno, come era accaduto nel 2020, in sede di conversione del DL fiscale al Senato è stato approvato un emendamento che impone alle associazioni, dal 1 gennaio 2022, di essere assoggettate al regime IVA, pur non svolgendo alcuna attività commerciale.

L’emendamento prevede il passaggio da un regime di esclusione Iva, ad un regime di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci; una variazione che non porta nessun beneficio alle casse dello Stato, ma che comporta oneri non indifferenti per gli Enti, costretti a sopportare costi per la tenuta della contabilità IVA, insieme ad altri adempimenti burocratici.

E’ davvero complicato riuscire a decifrare alcuni comportamenti così palesemente contraddittori: da un lato il volontariato e le associazioni vengono osannate, premiate, riconosciute, dall’altro vengono bastonate o ignorate, come è accaduto nei giorni scorsi con l’Avviso Pubblico emanato dall’Agenzia per la coesione territoriale che, nel bando per la valorizzazione dei beni confiscati, esclude dalla partecipazione proprio quel Terzo Settore che da anni è impegnato in prima fila per il riutilizzo di quei beni.

Questo Paese dovrebbe aver imparato che l’efficacia degli interventi nel welfare – inteso in senso lato che va dagli interventi assistenziali ed educativi all’housing e agricoltura sociale, dalla rigenerazione urbana allo sport e alla cultura – passa dalla capacità di dialogo e di protagonismo delle organizzazioni di volontariato, delle associazioni di promozione sociale, delle cooperative sociali, delle fondazioni; nel 2021 si festeggiano i 30 anni di due leggi fondamentali, che nessun altro paese europeo ha, la 266 legge istitutiva delle OdV e la legge 381 che riguarda la cooperazione sociale.

Sempre nel 2021 sono state approvate le Linee Guida sul rapporto tra PA e ETS (Decreto n. 72 del 31 marzo) che non guarda al mondo del volontariato e della cooperazione sociale solo come “esecutori” ma li riconosce finalmente protagonisti insieme alla PA, accomunati dalla stessa finalità e vocazione: la cura dell’interesse generale e del bene comune. E ancora nella Missione 5 del PNRR leggiamo che la sinergia tra questi due soggetti consente “di operare una lettura più penetrante dei disagi e dei bisogni al fine di venire incontro alle nuove marginalità e offrire servizi più innovativi, in un reciproco scambio di competenze ed esperienze che arricchiranno sia la PA sia il Terzo Settore".

E’ palese quindi che senza un reale coinvolgimento e una reale corresponsabilità di chi conosce da vicino i bisogni delle comunità e ha imparato a costruire modelli di intervento nuovi ed efficaci, è alto il rischio di gettare al vento le enormi risorse che provengo dal PNRR, così come dai Fondi Europei.

Per questo appare ancora più incomprensibile l’emendamento inserito nella Legge di Bilancio, per questo ci uniamo alle proteste del FTS Nazionale, e alle tante realtà associative e di volontariato che ne hanno chiesto l’immediato ritiro.


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