Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

I super ricchi? Sono quelli che donano meno

Fondazione Italia Sociale presenta un'indagine sull’esperienza filantropica dei wealthy people in Italia, realizzata in base a quasi 1.400 interviste a persone che hanno un patrimonio finanziario tra i 500mila euro e i 10 milioni di euro. La donazione mediana annua è di 3.358 euro e sta sempre entro l'1% del patrimonio: ma nella fascia tra i 5 e i 10 milioni di euro si dona meno dello 0,1%

di Redazione

Quanto donano in Italia i milionari? Cosa li spinge a farlo? E cosa al contrario ancora li frena? Fondazione Italia Sociale, in collaborazione con Finer Finance Explorer, ha realizzato un’indagine sull’esperienza filantropica dei wealthy people italiani: una fotografia che non c’era, scattata tramite quasi 1.400 interviste a persone con un patrimonio finanziario tra 500mila euro e 10 milioni di euro. Ispirata ad uno studio realizzato in UK da Beacon Collaborative, si tratta della più vasta indagine mai realizzata sul tema nel nostro paese.

In Italia nel 2020 i milionari erano quasi 1,5 milioni, ma considerando solo la ricchezza finanziaria questi si riducono a 300mila. Conoscere le loro abitudini filantropiche è fondamentale per ingaggiarli maggiormente, dato che senza dubbio questo target di donatori ha ancora potenzialità inespresse.

L’87% dei wealthy people italiani dona. Il loro atteggiamento filantropico però prevede pochissimo spazio per il coinvolgimento nelle organizzazioni che sostengono: solo il 14% fa volontariato e solo il 3% è attivo nella governance. Anche a donazione avvenuta le aspettative si concentrano nel ricevere informazioni dettagliate sul progetto (66%) e sulle attività dell’organizzazione (52%) e non su forme di maggior coinvolgimento. L’85% degli intervistati dona abitualmente a una sola organizzazione e la loro preferenza va a cause “tradizionali” come le emergenze (48%), la ricerca medico-scientifica (45%) e la lotta alla povertà (41%): cultura e ambiente rimangono invece agli ultimi posti. Scelgono autonomamente le organizzazioni da sostenere, anche a fronte di donazioni consistenti: vale per l’81% dei wealthy people.

Conoscenza diretta dell’ente (74%) e forte riconoscibilità dell’ente (62%) sono i principali criteri per scegliere l’ente a cui donare, molto più quotati rispetto alla causa stessa (52%) o alla misurazione dell’impatto prodotto (41%).

L’entità delle donazioni è oggettivamente bassa. Più di un terzo dei wealthy people italiani dona meno di mille euro l’anno e solo il 6% dona cifre superiori ai 100mila euro (nel Regno Unito questa percentuale arriva al 17%). Ci sono ovviamente alcune donazioni molto importanti e per questo motivo Fondazione Italia Sociale ritiene più significativa la donazione mediana che la donazione media: la donazione mediana annua dei super ricchi si attesta a quota 3.358 euro. In generale la donazione sta sotto l’1% del patrimonio finanziario ma scende allo 0,1% per i più ricchi tra i ricchi, ossia per le persone che hanno un patrimonio finanziario tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Un’altra sorpresa riguarda l’atteggiamento donativo dinanzi alla pandemia: contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, i wealthy people italiani nel 2020 non hanno fatto registrare un aumento decisivo delle donazioni. Tutti confermano di aver donato, ma oltre la metà non ha cambiato il proprio importo (55%) mentre quasi un terzo ha diminuito l’ammontare delle donazioni (27%), mostrando le stesse paure per il futuro di tutti e una maggior propensione al risparmio in un periodo di incertezza.

A frenare le donazioni non sono ovviamente ragioni economiche ma le troppe richieste (77%), la mancanza di fiducia (69%) ed esperienze negative pregresse (36%). D’altro canto però, quando il donatore è fidelizzato, lascia all’organizzazione assoluta libertà nella gestione dei fondi, anche significativi: fa questa scelta il 71%. Fidelizzare un grande donatore quindi può rappresentare un punto di svolta per le organizzazioni che non solo possono disporre di donazioni sopra la media nazionale, ma che potrebbero gestire questi fondi non vincolandoli obbligatoriamente a progetti specifici, in ragione della fiducia accordata.

Se è vero che i wealthy people italiani secondo questa ricerca hanno comportamenti tutto sommato simili nel loro insieme, pur con le ovvie differenze tra sesso, situazione familiare, fascia di ricchezza è altrettanto vero che una sottolineatura specifica dalla ricerca viene rispetto ai più giovani: i milionari millennials (20-40 anni) hanno maggiore sensibilità per l’ambiente (la loro preferenza sale dal 6% al 17%), sono più propensi a un coinvolgimento attivo (volontariato dal 14% al 27%) e sono più disposti a sostenere lo sviluppo strategico delle organizzazioni (donazioni per investimenti dal 41% al 50%).

Sul sito di Fondazione Italia Sociale è possibile scaricare l'Executive Summary dell'indagine.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA