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Ddl Concorrenza, a rischio la gratuità del sangue?

Il presidente nazionale di Avis, Gianpietro Briola, illustra criticità e priorità di intervento per la tutela etica della donazione e del settore trasfusionale anche alla luce di alcune novità legislative e delle criticità strutturali emerse negli ultimi mesi

di Redazione

Il nuovo anno rischia di iniziare in salita per il sistema trasfusionale italiano. Questa la preoccupazione espressa da Avis Nazionale alla luce di alcune novità legislative e criticità strutturali emerse negli ultimi mesi. Dalla carenza di personale sanitario fino al rischio di ledere la gratuità del dono, il presidente Gianpietro Briola ha espresso forti perplessità per lo scenario che, in un contesto ancora emergenziale come quello che stiamo vivendo, potrebbe caratterizzare i mesi a venire. «Tra le sfide che ci attendono, la prima è la difesa del valore etico del dono e della natura esclusivamente pubblica e associata della raccolta. Un modello per il quale il nostro Paese ha “fatto scuola” anche nei mesi più critici del 2020, riuscendo a contenere la flessione delle donazioni in modo molto più efficace rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti, che consentono forme di incentivi economici e che hanno registrato un vero e proprio crollo. In merito a questo punto, guardiamo con preoccupazione a quanto previsto dal disegno di legge sulla concorrenza approvato nelle scorse settimane dal Consiglio dei Ministri».

Se da un lato introduce alcune positive novità come lo stanziamento annuo di sette milioni di euro per il miglioramento organizzativo e l’implementazione di campagne di sensibilizzazione, la proposta di legge stabilisce che le aziende produttrici di farmaci plasmaderivati possano avvalersi di "stabilimenti di lavorazione, frazionamento e produzione ubicati in Stati membri dell’Unione europea o in Stati terzi che raccolgono plasma esclusivamente da donatori non remunerati".
«Ciò che desta preoccupazione è il rischio che questa formulazione giustifichi la logica del rimborso, considerandola una prassi e una consuetudine così come avviene in alcuni Paesi dell’Unione europea e negli Stati Uniti, principale produttore mondiale di farmaci plasmaderivati», commenta il presidente Briola (nella foto). «Tutelare il dono del sangue e degli emocomponenti significa vietarne non solo la retribuzione, ma anche il rimborso attraverso forme promozionali come buoni spesa, coupon carburante, sconti o altro ancora che puntano a mercificare un gesto nobile dal profondo valore etico, umano e sociale».

E prosegue: «Non possiamo tollerare un modello organizzativo apparentemente basato sulla gratuità delle donazioni, ma che in realtà gioca sull’equivoco della remunerazione/rimborso. Il plasma non può essere soggetto alla mercificazione, perché ciò significherebbe giocare al rialzo e cambiare le regole del sistema sanitario. Siamo peraltro fiduciosi che il principio etico e sociale della solidarietà del dono, sancito dal Parlamento, debba continuare a essere caposaldo del nostro ordinamento. Facciamo pertanto appello alle istituzioni e alla politica, affinché si attivino per rimanere garanzia del valore di coesione e condivisione sociale. A garanzia della salute e dei diritti di tutti i cittadini».

Ma non è l’unico tema su cui Briola è voluto intervenire. Dati ufficiali dicono che, nonostante la raccolta di emocomponenti stia pian piano tornando ai livelli pre-pandemia, l’autosufficienza di farmaci plasmaderivati è un traguardo che deve essere ancora tagliato. Un obiettivo che necessita di una sempre maggiore solidità del sistema, soprattutto sotto il profilo organizzativo.

«Poiché riteniamo essenziale ampliare le fasce orarie e le giornate dedicate alla raccolta bisogna necessariamente e urgentemente incrementare il personale sanitario all’interno dei centri di raccolta pubblici e associativi», commenta il presidente nazionale di Avis. «Questa difficoltà, in passato più volte rappresentata ai nostri interlocutori istituzionali e aggravata dal Covid, ha comportato il rinvio di centinaia di sedute programmate. Promuovere e sensibilizzare sull’importanza di questo gesto diventano azioni inutili se non si viene supportati da una reale efficienza operativa».


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