Politica & Istituzioni

Studio Cese rivela mismatch tra offerta e opportunità di volontariato

Commissionata dal Comitato economico e sociale europeo (Cese) su richiesta del gruppo Diversità Europa e realizzata dalla Rotterdam School of Management, Erasmus University, la nuova pubblicazione esamina opportunità, tendenze e sfide che l’Ue dovrà affrontare nei prossimi 10 anni

di Cristina Barbetta

Gli abitanti di tutti gli Stati membri dell’Unione europea sono disponibili a impegnarsi nel volontariato, conferma un recente studio del Cese, dal titolo: “Nuove tendenze nello sviluppo del volontariato nell’Unione europea” (New trends in the development of volunteering in the European Union), che esamina le opportunità, tendenze e sfide che l’Ue dovrà affrontare nei prossimi 10 anni.

Realizzato dalla Rotterdam School of Management, Erasmus University, lo studio è stato commissionato dal Cese su richiesta del gruppo Diversità Europa, i cui membri provengono per la maggior parte dal settore del volontariato e lavorano a stretto contatto con volontari. La pubblicazione prende in esame cinque Paesi dell’Unione europea con diverse tradizioni per quanto riguarda il volontariato: Olanda, Spagna, Ungheria, Croazia e Finlandia.

Lo studio definisce il concetto di “volunteer energy”, riferito ai potenziali volontari, al fatto che alcune persone sono disponibili a offrire il loro contributo alla collettività quando glielo si richieda o quando venga data loro l’opportunità. Si tratta del volontariato visto dalla parte dell’offerta.

«Bisogna capire che cosa vogliono fare le persone e qual è in un Paese l’energia, latente o manifesta, nei confronti del fare volontariato», come ha spiegato il Dr Lucas Meijs, professore di filantropia strategica e volontariato alla Rotterdam School of Management, Erasmus University, e principale autore dello studio. Tuttavia, anche se c’è molta offerta in Europa, i tassi attuali di volontariato variano da Stato a Stato, in gran parte a causa dei diversi livelli di tradizioni di volontariato, e delle infrastrutture. «La volontà e la disponibilità sono presenti in tutta Europa, ma i diversi tassi nei diversi Paesi si spiegano con le differenti opportunità per i volontari, che in alcuni Paesi sono poche, in altri moltissime», ha spiegato il professor Lucas Meijs alla presentazione dello studio organizzata dal Gruppo Diversità Europa del Cese. Lo studio evidenzia due tendenze europee nell’infrastruttura del volontariato. In primo luogo stanno iniziando a essere maggiormente coinvolti attori come aziende, scuole, università e famiglie.

Inoltre sta aumentando il volontariato spontaneo grazie alle nuove tecnologie, ai social media, e anche a una maggiore educazione. «Con la pandemia di Covid-19», ha detto il professor Meijs, «molte persone hanno iniziato a fare volontariato in maniera spontanea e autonoma. In tutta Europa, anche in Paesi con bassi tassi di volontariato, vediamo una grandissima energia dei volontari». Lo studio suggerisce di investire nello sviluppo del coinvolgimento di terzi, nel rimuovere le barriere al volontariato spontaneo e individuale, e invita ad aiutare le organizzazioni di volontariato a personalizzare in maniera migliore le attività in base alle preferenze di potenziali volontari.

Séamus Boland, presidente del Gruppo Diversità Europa del Cese, ha sottolineato il ruolo di primaria importanza dei volontari nel dare forma alle nostre società e nel rispondere a bisogni sociali, come i recenti disastri ambientali e la pandemia di Covid-19. «I volontari sono parte della nostra vita quotidiana», ha affermato Boland, che è impegnato nel volontariato sin da giovane. In Europa un ragazzo/ragazza su cinque di età maggiore di 16 anni è impegnato/a in attività di volontariato, dimostrando l’enorme potenziale del settore, sia dal punto di vista del suo valore economico, sia da quello del suo impatto sociale. Nonostante questo grandissimo potenziale Séamus Boland ha sottolineato che «il volontariato non deve essere usato per sostituire i servizi di base delle autorità nazionali e locali».

Nel presentare le conclusioni e le raccomandazioni principali del parere del Cese: “Volontari-Cittadini che costruiscono il futuro dell’Europa” (Volunteers – Citizens building the future of Europe), il relatore Krzysztof Pater, che è anche membro del gruppo Diversità Europa del Cese, ha sollecitato la Commissione europea ad agire e a dichiarare il 2025 Anno Europeo del Volontariato.

​ «Sarebbe un modo per rendere omaggio ai milioni di volontari che hanno dimostrato il loro ruolo sociale significativo e per sfruttare il pieno potenziale del volontariato nel futuro», ha affermato. «Il volontariato», ha concluso Pater, «dovrebbe essere in ogni programma dell’Ue e per tutte le età».

Photo credits: EU


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