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Deamater, ovvero l’arte scenica che fa da cerniera tra cultura e sociale

L’ente culturale fondato 15 anni fa opera prevalentemente in Gallura e si pone quale luogo d’incontro tra il teatro e gli altri linguaggi artistici, con lo sguardo rivolto all’innovazione, alle nuove tecnologie e alle nuove generazioni. I “Percorsi di innovazione sociale 2021”, promossi da Human Foundation ed ENI, consentono ora di compiere un ulteriore salto di qualità nella formazione

di Luigi Alfonso

Produrre, valorizzare e promuovere l'arte scenica nei diversi ambizioni sociali e culturali, con particolare attenzione ai giovani talenti sardi. L'ente culturale Deamater si pone quale luogo d'incontro, un crocevia tra il teatro e gli altri linguaggi artistici (pittura, fotografia, video, scrittura, musica, danza e nuovi media), con un ampio focus che spazia dal teatro all' archeologia, ma sempre con un'attenzione particolare al territorio del Nord Sardegna (in particolare la Gallura) e alle sue ricchezze, e lo sguardo rivolto all'innovazione, alle nuove tecnologie e alle nuove generazioni .

Deamater, associazione tra artisti e professionisti, è stata fondata nell’agosto 2007 dalla manager culturale Marianna Deiana e dal regista Nicolò Columbano. All’epoca avevano rispettivamente 28 e 29 anni, tanto entusiasmo e già un discreto bagaglio di esperienza. Soprattutto, avevano le idee chiare: l’intento era quello di creare un circuito virtuoso integrato tra le risorse culturali del territorio, in particolare l’identità locale, la produzione e la valorizzazione artistica e dello spettacolo.

«Volevamo fondare una compagnia teatrale – spiega Marianna Deiana, direttrice generale di Deamater – ma eravamo consapevoli della necessità di dare vita ad un contenitore giuridico che potesse restituire concretezza e un ancoraggio alla nostra creatività, permettendoci da un lato di continuare a coltivare, attraverso scambi e residenze, i contatti professionali nazionali ed internazionali raccolti negli anni della formazione post-laurea, e dall’altro aprirci a nuove esperienze e possibilità di crescita umana ed artistica. Ora ci stiamo trasformando in una delle prime Srl no profit in Italia. Sin dalla fondazione abbiamo considerato Deamater come un territorio dai confini mobili, privo di ideologismi o settarismi di sorta, in cui le diversità di competenze potessero fungere da carburante rispetto alle nostre vite nell’ambito teatrale e culturale. La precarietà del settore e la felice riuscita delle prime iniziative ci ha spinti a considerarla come la vera opportunità della nostra vita lavorativa. Nel tempo abbiamo imparato a concentrarci sui punti di forza e a non negare le debolezze del progetto, quanto piuttosto accoglierle per trasformarle con pazienza».
Giovani e ambiziosi, certamente, ma anche molto responsabili. I fondatori e i loro collaboratori (tra stabili ed esterni, queste attività danno lavoro a una dozzina di persone) non si sono mai fatti esaltare dai successi che, negli anni, non sono mancati, insieme alle soddisfazioni. Animati dal gusto della sfida e da un pizzico di sana follia, Deamater ha assunto le caratteristiche di un’impresa sociale non solo da un punto di vista formale, ma anche gestionale.

«Uno dei nostri primi progetti fu una “Summer Academy” internazionale di teatro a Posada, in provincia di Nuoro», racconta Deiana. «Eravamo stati scelti dall’EATC, l’European Association for Theatre Culture, un network teatrale che faceva capo all’AKT-ZENT di Berlino, per l’organizzazione di questo progetto itinerante per il quale serviva una macchina organizzativa complessa, con azioni di marketing e gestione innovativa che fossero in grado di raggiungere i potenziali partecipanti (una cinquantina di persone provenienti da tutta l’Europa). Nonostante la natura no profit, abbiamo cercato di attivare politiche di fund raising e attività commerciali che ci permettessero di attuare i progetti indipendentemente da bandi e contributi pubblici. Questi ultimi nel settore culturale sono necessari per tenere alta la qualità dei progetti, tuttavia è anche doverosa da parte degli enti l’attivazione di una ricerca fondi verso il settore privato, con una visione generale più dinamica degli enti no profit che devono essere considerati come dei produttori di valori collettivi e di quel know how culturale che è imprescindibile anche in altri settori, come il turismo».

Deamater opera prevalentemente a Olbia e Arzachena: in quest’ultima cittadina, cuore del turismo balneare della Gallura, sorge l’AMA (Auditorium Multidisciplinare Arzachena), fulcro e cuore pulsante delle attività di progettazione culturale di questo ente. In poco meno di quindici anni di attività, i progetti realizzati sono numerosi e a carattere multidisciplinare: rassegne teatrali, progetti speciali anche a carattere sociale, mostre ed eventi espositivi, produzione di spettacoli teatrali, formazione teatrale e di management dello spettacolo, progetti scolastici, alternanza scuola lavoro e tirocini universitari.
Nell’ottobre 2013 a Olbia è stato inaugurato lo spazio culturale Deamater – Officina Creativa, uno dei primi HUB culturali in Italia, concepito come un co-working del Terzo settore, finanziato con un bando per giovani imprenditori e premiato dalla Camera di Commercio di Sassari come Start Up innovativa nel 2014. «È stata una bellissima esperienza, un centro culturale autofinanziato che ha visto un investimento personale non indifferente, ma che ha permesso la nascita di tanti progetti e produzioni», sottolinea Deiana. «Inoltre, è stato un punto di riferimento e un banco di prova per tanti operatori culturali, galluresi e non solo. Quella esperienza ci ha fatto fare un grande scatto nella crescita, anche perché abbiamo iniziato a lavorare nel mondo del turismo culturale interfacciandoci con grossi enti e organizzazioni complesse che sono ancora rare nel nostro settore».

Nel 2019 Deamater ha vinto il bando per la gestione dell’auditorium comunale di Arzachena, ribattezzato con l’acronimo AMA, uno dei principali teatri della Gallura. «L’AMA è il luogo dove convergono tutte le nostre azioni e relazioni. In tre anni di gestione, compresi i due del periodo di pandemia, oltre alla stagione teatrale e al servizio cinema, abbiamo messo in piedi tantissime iniziative in partnership con altri enti del territorio, come la Notte bianca dell’archeologia, un premio al femminile in occasione del Rally Terra Sarda e un laboratorio per ragazzi tra vela e teatro, finalizzato alla realizzazione di un documentario che racconta la loro vita in mezzo alla pandemia. Dopo tante restrizioni e privazioni, cerchiamo di riportare il teatro, inteso anche come luogo fisico, al centro della vita del cittadino e al servizio della comunità. Un luogo dove il sistema territorio si rigenera con nuove idee e nuovi punti di vista. Grazie anche a un rapporto costruttivo con l’Amministrazione comunale di Arzachena, che specialmente in questi ultimi due difficili anni ha sempre garantito il suo supporto non facendoci mai sentire soli, abbiamo attivato una serie di partnership territoriali e progetti dalla natura ibrida, affacciandoci anche alle potenzialità offerte dal campo multimediale come la “gamification”».

I “Percorsi di innovazione sociale 2021” promossi da Human Foundation ed ENI Spa, al quale Deamater è stata selezionata, hanno dato un notevole contributo in questo complesso momento storico. «La formazione è fondamentale, e questa opportunità ci aiuta a tenere alta la consapevolezza della necessità vitale di accogliere, senza opporre una sterile resistenza, i cambiamenti già atto e quelli a venire che possiamo solo intuire», commenta Marianna Deiana. «In questo modo abbiamo la possibilità di ripensare, ancora una volta, a chi siamo e a cosa vorremmo essere senza perdere di vista nostri valori». I Percorsi propongono una “Social Innovation Academy” che ha come scopo quello di formare al meglio gli attori del Terzo settore e dell’impresa sociale del Centro-Sud, spesso protagonisti di esperienze virtuose di welfare territoriale.
Di recente Deamater ha vinto un appalto per organizzare un gaming per ragazzi sulla cultura di Arzachena, in estate spesso fagocitata dalle località di alto lusso come Porto Cervo. Un’iniziativa importante perché molti sardi non conoscono a fondo la Sardegna e sono vittime di “invasioni” turistiche stagionali che provocano uno svuotamento delle comunità, del loro senso e della loro storia.