Sanità & Ricerca

Caro De Luca, è irresponsabile dire ai bambini che si può andare ovunque ma non a scuola

Per il Governatore campano la chiusura delle scuole è sicuramente centro e cavallo di battaglia per la lotta contro il Covid. Ma i numeri che lui stesso ha fornito lo smentiscono. In Campania occorre una normalità di governo che ripristini la centralità delle politiche educative e della scuola come uno dei centri e delle priorità dell’agire amministrativo

di Eduardo Ottobre* e Andrea Morniroli

I numeri non sono mai freddi. Narrano contesti e fenomeni e per questo, volendo, si possono usare per piegare la realtà a sostegno delle proprie posizioni. Con un comunicato apparso lunedì pomeriggio su Facebook, il Governatore della Regione Campania fa sapere ai suoi concittadini che scriverà al Ministro della Salute e a quello dell’Istruzione per condividere i preoccupanti dati sul contagio riferiti alla popolazione in età scolastica.

Leggendo i dati e soprattutto le aggregazioni che vengono proposte, sembra che il comunicato più che fornire un quadro informativo sull’evolversi del contagio tra i minori rientri nella lunga battaglia intrapresa da De Luca nei confronti di questo governo e quello precedente al fine di sostenere la sua strategia per il contenimento della pandemia da Covid-19, dove la chiusura delle scuole è sicuramente centro e cavallo di battaglia. Una scelta che nella politica dei social e dello spettacolo appare vincente perché tocca paure diffuse e consente di spostare l’attenzione dalle criticità che hanno a che fare con le politiche regionali: dai trasporti al sistema sanitario regionale ( in primis sul sistematico smantellamento dei presidi sanitari territoriali).

Non è bastata infatti la sentenza del Tar del 10 gennaio scorso a raffreddare gli intenti regionali, nonostante questa non si fosse limitata a giudicare sulla legittimità dell’ordinanza che disponeva la chiusura della scuola a pochi giorni dal rientro in classe dopo le vacanze natalizie ma ha anche aggiunto pesanti valutazioni sulle carenti strategie di contenimento della pandemia messe in atto dal Governo regionale.

In ogni a caso, a guardarli bene i dati contenuti nella nota regionale possono possono raccontare anche altro e, se letti insieme a quelli relativi all’offerta di asili nido in Campania, è possibile fare un altro tipo di considerazioni.

Il comunicato infatti mette insieme dati difficilmente paragonabili tra loro e a quanto si legge, nella prima settimana di scuola dopo le vacanze natalizie, per le fasce d’età 0-5 anni e 11-13 c’è lo stesso numero di contagiati (7442): bisogna però leggere il dato considerando che da un lato c’è una platea di circa 300.000 bambine/i di cui circa la metà non soggetti all’obbligo scolastico; dall’altro (11-13 anni), circa 200.000 ragazze/i che invece frequentano quasi per intero la secondaria di primo grado.

Ancora. Per paradosso, sapere che i bambini con meno di 3 anni si sono contagiati a scuola potrebbe avere anche un risvolto positivo e cioè ci racconterebbe di una presenza diffusa di asili nido, che invece, come ci dicono tutti i dati, non esiste. Dati come quelli contenuti nell’ultimo rapporto Openpolis che ci segnala come nella nostra regione si sono solo 10 posti nido ogni 100 bambine/i.

Dunque, se i nidi non ci sono, come e dove si sono contagiati?

Infine, dal bollettino pubblicato dalla regione (popolazione campana) emerge che tra l’11 e il 17 gennaio c’è stato un calo costante del numero quotidiano dei contagi: l’apertura delle scuole dunque non ha affatto inciso sull’andamento della pandemia anzi, considerando che il periodo di incubazione delle varianti attualmente prevalenti (Omicron e Delta) va dai 3 ai 6 giorni, è abbastanza intuitivo pensare che questi contagi siano avvenuti quasi tutti in contesto familiare e non in ambito scolastico, data una incidenza di 3 malati ogni 100 ragazzi in età scolare, del tutto simile all’incidenza della malattia sulla popolazione over 18.

Insomma, pensiamo che invece di arroccarsi sulle proprie posizioni, dovrebbe esserci la capacità di fare un salto di paradigma fondato sulla presa d'atto che, dopo due anni di pandemia pur riconoscendo la straordinarietà della situazione, andrebbe superata definitivamente la gestione emergenziale della crisi per governare nell'ambito di una nuova normalità, in stretta relazione e non in polemica con le altre istituzioni. Una normalità di governo che ripristini la centralità delle politiche educative e della scuola come uno dei centri e delle priorità dell’agire amministrativo.

Si è appena svolto a Napoli un vertice in Prefettura con la Ministra dell’Interno dove si è detto, giustamente, che non si può pensare di combattere devianza e criminalità solo con gli arresti ma anche con la lotta alla dispersione e al fallimento formativo. Anche per questo sarebbe assolutamente irresponsabile dire ancora una volta a un bambino o a una bambina di questa regione che si può andare ovunque ma non a scuola.

*referente campano del Centro per la Salute del Bambino

** cooperativa sociale Dedalus


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