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Da grande voglio fare la scienziata come Margherita Hack

Fondazione Albero della Vita onlus e 3M insieme contro gli stereotipi e la povertà educativa con un progetto dedicato all’accesso alle materie tecnico scientifiche

di Redazione

«Da grande voglio fare la scienziata, proprio come Margherita Hack. Mio fratello potrà essere il mio aiutante». A parlare è Rosmary una bambina di 10 anni di origine cingalese. Frequenta la quinta elementare, ha un fratello di 8 anni e la sua mamma, quando la deve descrivere, parla di una sua spiccata passione per la matematica e la scienza. «Fin da piccolina amava farsi tante domande», racconta ridendo, «“perché la Luna non cade?”, “perché le foglie sono verdi?”, e noi genitori non sempre sapevano darle una risposta. Con la scuola è riuscita a colmare le sue curiosità ma le mancava un aspetto importante: “mettere mano” a quello che aveva imparato».

Già, la piccola Rosemary si è scontrata con un grande problema: le barriere di genere e di condizione sociale nell’accesso alle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics), le discipline scientifico-tecnologiche.

Il progetto

A tenderle una mano ci ha pensato Fondazione Albero della Vita onlus, da sempre impegnata nel contrasto alla povertà minorile anche educativa. Come? Insieme a 3M, azienda da anni attiva sui temi della parità di genere nell’accesso all’istruzione, ha promosso “Combating Educational Poverty in Milan: STEM – (Stories of empowerment)”, un progetto che si è svolto per 12 mesi (dal novembre del 2020 ad ottobre 2021) coinvolgendo 85 famiglie, 203 minori di cui 109 bambine tra i 6 e i 14 anni e 2 educatori.

Una virtuosa coprogettazione profit – non profit nata dall’integrazione di competenze per rispondere ad un contesto ben fotografato dai dati del 3M State of Science Index 2021, che per il quarto anno ha tracciato ed esplorato gli atteggiamenti globali nei confronti della scienza, valutando cosa pensano le persone e l'impatto nel mondo, per il 73 per cento degli intervistati le minoranze sottorappresentate spesso non ricevono parità di accesso all'istruzione STEM e per l’87 per cento bisogna fare di più per incoraggiare e trattenere le donne e le ragazze impegnate nell'istruzione Stem. Con la pandemia poi il 70 per cento dei ragazzi della Generazione Z (la fascia di età dai 18 ai 24 anni) sta considerando, ispirata da medici e scienziati, una carriera scientifica. Nella categoria Baby Boomer (con più di 57 anni) erano solo il 54 per cento.

«L’obiettivo comune di inclusione, unito alla professionalità e passione di tutte le persone coinvolte nel progetto, ha permesso un’efficace collaborazione sfociata nella realizzazione di un programma che ha concretamente avvicinato i giovani più fragili alle discipline Stem», sottolinea, Stefano Di Carlo, Separation and Purification Sciences Division Channel Lead di 3M Italia.

Gli step del percorso
Il primo passo del progetto è stata l’alfabetizzazione digitale dei minorenni. Gli educatori hanno organizzato 672 sessioni durante le quali bambini e bambine, insieme alle loro famiglie, hanno acquisito conoscenze informatiche di base per favorire l’accesso alla DAD e non solo. Sono state condivise conoscenze sulle differenze tra hardware e software, programmi principali, archiviazione dei file, sicurezza digitale e si è sperimentato l’utilizzo di strumenti, come Google Maps, YouTube, WeSchool, Zoom, Word ed Excel. «Ogni incontro ha utilizzato la metodologia del Learning By Doing accompagnato da un approccio ludico», chiarisce Marco De Pietro, educatore della Fondazione Albero della Vita. Grazie a questa fase l’80 per cento dei partecipanti ha imparato ad utilizzare i device e il pacchetto Office.

I laboratori
Nessuna palestra è come la pratica. Per questo sono state organizzate 1.008 sessioni durante le quali, attraverso l’analisi di fenomeni legati alle materie STEM e la realizzazione di esperimenti, i bambini e le bambine hanno imparato a formulare domande, raccogliere dati, elaborare ipotesi e condividere soluzioni. Grazie all’alfabetizzazione digitale è stato possibile proseguire le attività durante il lockdown: l’équipe educativa ha guidato infatti i bambini e le bambine nella realizzazione di esperimenti scientifici attraverso collegamenti online e l’utilizzo di materiali di riciclo reperibili in casa. Il 60% delle bambine ha acquisito maggiori competenze nelle materie STEM grazie a questo percorso.

Gli esempi virtuosi
In ciascuna delle 1.008 sessioni i bambini e le bambine hanno conosciuto figure femminili, del passato e del presente, che hanno contribuito con il loro lavoro allo sviluppo delle materie STEM. È stato utilizzato il libro «Storie della buona notte per bambine ribelli» per la presentazione dei personaggi e per stimolare il confronto. La conoscenza di queste storie ha aiutato a superare il pregiudizio di genere legato alle professioni scientifiche e ha ispirato le bambine sul futuro da intraprendere.

Viaggi virtuali
I minorenni sono stati guidati attraverso 432 viaggi virtuali durante i quali hanno visitato luoghi connessi alle scoperte scientifiche o alle scienziate incontrate durante i laboratori.
Dal mondo dei batteri allo spazio, dall’abitacolo di una Formula1 a quello di uno shuttle, si è permesso loro, soprattutto le bambine, di sognare e superare le barriere, del covid e del pregiudizio. Il 20% delle bambine ha scelto, al termine del progetto, una scuola secondaria ad indirizzo scientifico. Mentre il 60% di tutti i partecipanti ha aumentato la consapevolezza su tematiche legate alle pari opportunità, uguaglianza di genere ed al rispetto delle diversità.

«Da anni 3M è attiva nella creazione di occasioni educative, al fine di promuovere parità di accesso e opportunità in ambito STEM, con particolare attenzione alle donne», chiarisce Patrizia Capogreco, EMEA Senior Application Engineer di 3M Italia, «La collaborazione con Albero della Vita riflette il nostro impegno a creare una maggiore equità nelle nostre comunità con l’obiettivo 3M global di offrire cinque milioni di esperienze di apprendimento STEM per gruppi sottorappresentati, entro la fine del 2025».

Ma Rosemary? «Grazie a laboratori ha potuto trovare un luogo dove abbinare la conoscenza alla sperimentazione anche giocosa e coinvolgente. La sua motivazione e partecipazione è stata un crescendo. All’inizio un po’ timida ed impacciata, chiedeva aiuto o incoraggiamento all’educatrice. Pian piano ha raggiunto consapevolezza e piena autonomia tanto da aiutare lei stessa il fratello più piccolo Skyle in alcuni laboratori come la costruzione di una navicella spaziale o il fluido Non Newtoniano. É stato stupendo far accrescere il loro interesse verso le materie STEM. Attraverso un confronto aperto e la collaborazione durante gli esperimenti hanno entrambi capito che non c’è limite alla conoscenza e che tutti possono accedervi», racconta Silvia Fossati, educatrice di Fondazione Albero della Vita.

Come Rosemary sono tanti i bambini coinvolti. Simona è una ragazzina di 12 anni, è la sorella maggiore di altri 5 fratelli. «Faceva fatica a partecipare agli incontri online in quanto, durante il periodo della DAD, spesso non aveva sufficienti giga per potersi collegare anche con noi», continua Silvia, «Da quando siamo tornati in presenza non ha mai perso un incontro», dice ridendo. «Molto interessata a tutto ciò che riguarda la scienza, la biologia e l’ambiente, ha sempre amato portare al centro del gruppo diverse domande che sollecitassero la discussione e la riflessione su alcuni argomenti; “se buttiamo la plastica in mare i pesci la mangiano e se poi noi mangiamo i pesci vuol dire che anche noi mangiamo la plastica?”; “cosa possiamo fare nel nostro piccolo per ridurre l’inquinamento?”; “sapete che negli allevamenti intensivi danno gli antibiotici e gli antinfiammatori agli animali e poi passano anche a noi attraverso la carne!?”», continua l’educatrice. «Durante i laboratori ha iniziato a chiedere all’équipe educativa se potesse portare a casa dei libri da leggere riguardanti diversi argomenti STEM e soprattutto i libri in cui si parlava della storia di donne che hanno fatto qualcosa di rilevante per la scienza e l’ambiente. In particolare, era affascinata dalla storia di Greta Thunberg e sorpresa che anche i ragazzi possono aver voce e poter provare a cambiare le cose del mondo che non vanno», conclude Silvia.

Alyssa invece è una bambina solare e curiosa di 11 anni. La sua famiglia è di origine filippina, ha un fratello più grande. «A casa hanno un computer ma prima di frequentare i nostri laboratori non lo aveva mai usato: “Mio padre mi ha detto che è una cosa solo per i grandi”. Con noi ha avuto l’opportunità di sperimentare e conoscere lo strumento e mano a mano è cresciuta la sua voglia di usarlo sempre più spesso e anche per conto suo», racconta Marco. «Durante le lezioni in remoto, le abbiamo fatto scoprire zoom ed insegnato ad utilizzarlo in modo efficace ed autonomo. Ora lei organizza delle riunioni di famiglia con la nonna nelle Filippine per festeggiare insieme i compleanni. In un altro laboratorio abbiamo imparato insieme come usare Google Maps e lei l’ha poi usato per un compito di scuola con grandi complimenti da parte della maestra. In uno degli ultimi incontri è stato fantastico un suo commento “Papà aveva ragione ma non sapeva che anche io ormai sono grande e posso usare il pc!”», ride l’educatore.

C’è poi Salah, 9 anni di origine marocchina. La mamma racconta che fin da piccolo ha sempre amato smontare e rimontare i giocattoli per capire come funzionano. «Fin dai primi incontri online dei laboratori STEM, ha manifestato una grandissima curiosità per tutto ciò che riguarda la meccanica e il funzionamento delle cose ponendo a volte alcune domande complicate anche per l’équipe educativa», racconta sempre Marco, «Insieme a lui abbiamo fatto diverse ricerche per poter dare risposta alle sue domande e per poi spiegare in modo più semplice e giocoso gli stessi concetti al resto del gruppo», aggiunge. «Quando l’argomento della settimana riguardava la costruzione di qualcosa, Salah era felicissimo e, all’interno delle sue costruzioni, aggiungeva sempre qualche pezzo elettronico. In un laboratorio abbiamo costruito con il cartoncino, dei tappi e delle cannucce, una macchina a propulsione e lui ha aggiunto al suo mezzo un pezzo che aveva smontato da un camion giocattolo che simulava il rumore dell’automezzo. “Da grande voglio inventare le cose come chi ha costruito il treno a levitazione magnetica”. Il gruppo l’aveva nominato simpaticamente “inventore tutto fare” ed era proprio così: la sua fantasia e creatività è sempre stata tanta e grazie ai nostri laboratori ha trovato un luogo dover poter sperimentare e mettere in pratica le idee che aveva… forse non tutte: una volta ha chiesto all’educatrice se per caso avesse del rame “perché vorrei provare a costruire una bobina”», conclude l’educatore.

Ma il progetto non ha arricchito solo i bambini. Anche in 3M Italia l’impatto con questi piccoli scienziati in erba è stato alto. «Uno spirito concreto di inclusione che ha permesso di realizzare un coinvolgente progetto di avvicinamento allo studio STEM di bambini e ragazzi fragili. Il percorso ha suscitato tanta curiosità e permesso loro di credere che “da grandi potranno fare cose grandi”, e, soprattutto, che la scienza è alla portata di tutti, indipendentemente dalla condizione sociale e dal genere»., racconta Daniela Granza, EMEA Business Product Stewardship di 3M Italia, che conclude, «questa collaborazione ha anche avuto un forte impatto all’interno dell’azienda, tra le molte persone che impegnano le loro capacità ed il loro tempo per aiutare gli altri».

In apertura, Daniela Granza, esperimento “Come gonfiare un palloncino con…l’anidride carbonica”