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Gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione presente in Italia

Presentato il XXVII rapporto di Ismu sulle migrazioni. La fondazione stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano 5.756.000, 167.000 unità in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-2,8%). Il numero degli irregolari resta sostanzialmente invariato, attestandosi sui 519mila. Si assiste a un ulteriore aggravamento della povertà, che nel 2020 riguarda il 29,3% degli stranieri. Nel corso del 2020 sono stati rilasciati 107mila nuovi permessi di soggiorno, il numero più basso degli ultimi 10 anni

di Redazione

Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia siano 5.756.000, 167.000 unità in meno rispetto alla stessa data del 2020 (-2,8%). Il calo dei presenti nel 2020 è per lo più dovuto agli stranieri regolari non residenti che scendono a 224mila unità (al 1° gennaio 2020 erano 366mila), mentre gli iscritti in anagrafe diminuiscono solo marginalmente (5.013.000 unità al 1° gennaio 2021), e il numero degli irregolari resta sostanzialmente invariato, attestandosi sui 519mila (contro i 517mila dell’anno precedente), a causa del ritardo della procedura valutativa delle istanze per emersione di lavoro (207.542) della sanatoria del luglio 2020. Gli stranieri rappresentano nel complesso circa il 10% della popolazione presente in Italia al 1° gennaio 2021. I dati qui riportati restituiscono l’immagine di una popolazione in calo per il secondo anno consecutivo, in virtù, sia della flessione degli ingressi, sia del costante flusso di acquisizioni di cittadinanza (vedi paragrafo più in basso).

Come già accennato, è stabile alla data del 1° gennaio 2021 il numero di irregolari stimato da ISMU (519mila), tra i quali è ancora conteggiata la quasi totalità delle persone che nel 2020 hanno presentato domanda di emersione. L’iter delle domande è stato piuttosto lento anche nel corso del 2021: i dati più recenti segnalano che all’8 novembre 2021 le domande esaminate erano 92.876, pari al 44,7% delle istanze per emersione di lavoro, con esiti positivi nell’83,6% dei casi e un ulteriore 2,4% di rinunce.

Da segnalare il numero dei decessi tra gli immigrati che, se pur in termini assoluti sia del tutto modesto (in totale si contano 9.323 morti), nell’anno della pandemia segna una variazione di mortalità in aumento del 23,3% rispetto al biennio 2018-2019. La variazione di mortalità tra i cittadini italiani, la cui struttura per età è più “matura”, è stata invece del +17,7%, sei punti percentuali in meno rispetto a quella della popolazione immigrata.

Per quanto riguarda le provenienze degli stranieri residenti, al 1° gennaio 2021 il gruppo nazionale più numeroso continua a essere quello dei rumeni (1 milione e 138mila residenti, il 23% del totale degli stranieri residenti in Italia), seguito dagli albanesi (410mila) e dai marocchini (408mila). I cittadini dei paesi terzi coprono circa il 70% del totale (3 milioni e 543mila unità, includendo anche il Regno Unito).

Nel corso del 2020 sono stati rilasciati 107mila nuovi permessi di soggiorno, il numero più basso degli ultimi 10 anni (-40% rispetto al 2019). La diminuzione più consistente ha riguardato i permessi per studio (-58,1% rispetto all’anno precedente), cui seguono i permessi per asilo-umanitari (-51,1%), quelli per famiglia (-38,3%) e quelli per lavoro (-8,8%). In termini globali i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono diminuiti di circa il 7%, passando da 3 milioni e 616mila al 1° gennaio 2020 a 3 milioni e 374mila al 1° gennaio 2021.

Al 1° gennaio 2020 (ultimi dati disponibili) vivono in Italia oltre 1 milione e 500mila (di cui 335mila nati in Italia) “nuovi italiani”, che nati stranieri, hanno successivamente acquisito la nostra cittadinanza. Si deve considerare che ogni 100 stranieri ci sono in media 29 “nuovi cittadini”. L’acquisizione per residenza – che per i cittadini non comunitari richiede 10 anni di ininterrotta dimora in Italia – è stata di gran lunga la modalità più seguita. Si fa notare che alcuni provvedimenti – circa il 6% nel 2020 – riguardano discendenti di italiani emigrati all’estero che richiedono e ottengono la cittadinanza per ius sanguinis.

Gli sbarchi sulle coste italiane nel 2020 sono stati oltre 34mila, circa il triplo di quanti registrati nel 2019. Nel 2021 gli sbarchi sono quasi raddoppiati per un totale di 67.040. I dati forniti dal Ministero dell’Interno, in risposta a una richiesta di Fondazione ISMU, quantificano in 6.718, pari al 10,7% di tutti gli ingressi registrati, gli accessi via terra senza visto tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2021. Si tratta di un dato parziale che già supera il dato complessivo per l’intero 2020 (5.247 ingressi via terra).

Nel 2020 le richieste d’asilo sono state 26.963, mentre il dato preliminare relativo al 2021 è di 56.388 domande. Nel 2020 sono state presentate 79 domande d'asilo ogni 100 sbarchi, valore che sale a 84 nel 2021. Nella seconda metà del 2021 si assiste a una forte crescita delle richieste di protezione di afghani: a fronte delle circa 600 domande annue nel biennio 2019-2020, le domande presentate nel 2021, anche a seguito dei ponti aerei da Kabul di fine agosto, sono 6.445 (+889%). Quella afghana è così la quarta nazionalità per numero di richieste di asilo nel 2021 (11,4%).

Minori stranieri non accompagnati: solo il 3% è in affido familiare. In Italia, uno dei principali paesi di approdo o transito per i minori stranieri non accompagnati (msna) insieme a Grecia e Spagna, al 30 novembre 2021 i msna erano 11.159 (+69% rispetto allo stesso periodo del 2020, in cui se ne contavano 6.601). Di tutte le domande di protezione presentate nel 2020 nell’UE+, cioè allargata (i 27 paesi membri, più Svizzera e Norvegia), circa il 4% arriva da msna. Per quanto riguarda le pratiche di accoglienza, si segnala che in Italia solo il 3% dei msna ha potuto beneficiare dell’affido familiare in alternativa al collocamento in comunità. Si fa presente che ISMU è uno dei partner del progetto FA.B! (Family based care for children in migration), finanziato dalla Commissione europea per il biennio 2021-2022, che mira a diffondere la pratica dell’affido familiare per i minori giunti soli in 5 Paesi dell’UE: Italia, Grecia, Cipro, Malta, Spagna.

Sul fronte lavorativo si osserva come la vulnerabilità della popolazione con background migratorio, già strutturalmente svantaggiata rispetto a quella italiana, si sia accentuata a causa della pandemia: il tasso di occupazione degli stranieri, infatti, subisce una significativa flessione, passando dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020.

Si assiste a un ulteriore aggravamento della povertà, giunta nel 2020 a riguardare il 29,3% degli stranieri (contro il 7,5% degli italiani) e il 26,7% delle famiglie di soli stranieri (erano il 24,4% nel 2019), pari a ben 415mila nuclei familiari. Nel 2020 la retribuzione media annua dei lavoratori extracomunitari, pari a 12.902 euro, è inferiore del 38% a quella del complesso dei lavoratori. Un segnale positivo arriva invece dallimprenditoria immigrata: nell’anno più segnato dalla pandemia (2020) si rileva un incremento pari al 2,3% dei titolari e soci nati all’estero. Inoltre nel primo semestre 2021 le imprese “straniere” registrano un saldo positivo di 16.197 unità, nettamente più elevato del corrispondente periodo del 2020.

Sul fronte scolastico è interessante notare che nell’anno scolastico 2019/20 per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali e che, però, il ritardo scolastico riguarda circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli alunni italiani).


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