Politica & Istituzioni

«Io vedo che tu stai male»: questo è il ruolo insostituibile dell’insegnante

Il ministro Bianchi è intervenuto ieri dinanzi alla Commissione d'inchiesta sulle comunità che accolgono minori fuori famiglia: «Non sono contrario allo psicologo a scuola, ma non si pensi che sostituisca gli insegnanti. Lo psicologo è il supporto tecnico ma il momento cruciale di quando "io mi accorgo che stai male" lo può fare solo l'insegnante che guarda negli occhi i suoi ragazzi»

di Sara De Carli

Dinanzi al malessere di un bambino in famiglia, alla disfunzionalità di una famiglia, la scuola è il momento cruciale. «Io vedo che stai male»: è questo che fanno gli insegnanti. Prima dello psicologo, prima dei giudici o degli assistenti sociali. Prima di tutti gli altri, spesso c’è un insegnante. Lo ha ribadito ieri il ministro Patrizio Bianchi intervenendo in audizione a Palazzo San Macuto dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.

«La scuola è importante non perché deve surrogare altre istituzioni: non la famiglia, non la società. La scuola è la scuola, la prima comunità in cui ognuno è inserito», ha detto il ministro Bianchi. Citando gli oltre 27.608 minori collocati fuori dalla famiglia, di cui poco meno della metà in affidamento familiare e circa 14mila in comunità residenziali, Bianchi ha ricordato quel «momento cruciale» di quando «io mi accorgo che stai male. Questo è il momento cruciale. Prima che si attivi la macchina, i giudici, le forze dell’ordine. Io mi accorgo che stai male. È questo il mestiere dell’insegnante, quello che rende la scuola unica». Sul tema nei giorni scorsi abbiamo pubblicato l'intervista a Luca Villa, presidente del Tribunale per i minorenni di Genova, che ha spiegato come i lockdown, la chiusura di scuole, parrocchie, società sportive abbiano fatto venir meno le antenne della tutela.

Bianchi ha detto che la sua presa di posizione per la didattica in presenza, a inizio gennaio nel pieno della ondata da Omicron, è legata alla consapevolezza che «molti nostri ragazzi stanno vivendo una situazione di malessere e bisogna guardarli negli occhi perché questo è il mestiere dell’insegnante. Vedo se stai male. Perché non è che uno che sta male viene e te lo dice». Il primo presidio quindi non è tanto lo psicologo ma la formazione degli insegnanti: «Io non sono contrario ad avere lo psicologo a scuola, figuratevi se sono contrario, ma che non si pensi che sostituisca gli insegnanti. Lo psicologo è il supporto tecnico e anche il sostegno agli stessi insegnanti, che hanno sofferto molto in questo periodo e li ringrazio per lo sforzo fatto, ma il ruolo dei nostri insegnanti in questo va rafforzato, con una formazione a quelle capacità di lettura del disagio che possono essere attitudini personali ma devono essere sostenute da competenze, per poi domandare aiuto al tecnico specifico». Ecco allora che la riforma del reclutamento e della formazione continua degli insegnanti deve prevedere anche questi aspetti: «La formazione iniziale deve strumentare gli insegnanti a essere solidi non solo nella loro disciplina e nella didattica della loro disciplina, ma anche su questi temi».


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