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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ucraina, la Puglia apre le porte ai profughi

A Troia, nel foggiano, ne sono stati accolti 51. Nel Salento, studenti ucraini hanno promosso una raccolta di beni di prima necessità per aiutare chi è rimasto nel loro Paese. Nel Barese le famiglie hanno messo a disposizione le loro case per accogliere chi arriva. A Taranto si pensa di coniugare lavoro e accoglienza. Da Nord a Sud, sostegno per chi ha ancora negli occhi l’orrore della guerra

di Emiliano Moccia

«Dopo che hanno iniziato a bombardare i palazzi vicino la nostra casa, abbiamo preso la nostra roba e siamo scappati. Alcuni, come me, si sono diretti in Italia dai parenti. A loro sono molto grata perché hanno aiutato me ed i miei bambini. Purtroppo in Ucraina sono rimaste mia sorella, mia nonna, mia zia, mentre mio figlio è voluto andare a combattere per salvare il Paese. Non so se riuscirò mai più a vederlo. Vorrei tanto svegliarmi e parlare con mia sorella per sapere che tutto è finito e che possiamo tornare a vivere in pace». Svetlana Saltanova non trattiene la commozione mentre condivide con la comunità foggiana la sua drammatica esperienza sotto i bombardamenti dei soldati russi e la conseguente fuga verso la salvezza. E come lei, sono visibilmente commosse anche altre donne ucraine che hanno partecipato ad un momento di riflessione organizzato dalla Cisl di Foggia in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”. Perché anche in Puglia si è messa immediatamente in moto la macchina organizzativa della solidarietà e dell’accoglienza. Aiuti da mandare a chi è rimasto in Ucraina a difendere il proprio Paese o sta cercando un modo per fuggire; e accoglienza da offrire a chi è sta cercando riparo dal conflitto.

Studenti ucraini coinvolgono l’Università del Salento


Olga e Denys Chyruk ed Anthony Tyrtyshnyk sono tre giovani studenti ucraini che studiano all’Università degli Studi del Salento. Subito dopo l’inizio della guerra nel loro Paese hanno cercato di rendersi utili in qualche modo, sensibilizzando la comunità in cui oggi vivono e chiedendo aiuto. E così, hanno pubblicato un video per coinvolgere l’UniSalento in «una raccolta di beni di prima necessità, aiuti concreti per chi fugge dalle bombe». Antibiotici, antidolorifici, tachipirina, pannolini bambini, sacchi a pelo e così via. Nel giro di pochi giorni la comunità accademica di Lecce ha mostrato il suo volto più solidale, riempiendo gli spazi dell’Ateneo messi a disposizione della raccolta. Ma è tutto il territorio che si è prontamente attivato. Il Comune di Lecce, per esempio, ha attivato il centro operativo comunale mettendolo a «disposizione di associazioni e organizzazioni di volontariato che volessero far confluire le raccolte dei materiali e incanalarli in un percorso sicuro e condiviso con le autorità statali verso l’Ucraina e Paesi di accoglienza dei profughi» ha spiegato Silvia Miglietta, assessora comunale a Volontariato e Solidarietà.

Nel foggiano l’impegno dei parrocchiani


Prima ancora che i russi invadessero il territorio ucraino, la parrocchia di San Giovanni Battista di Foggia aveva già inviato 657 chili di cibo in 55 pacchi al Seminario della Chiesa Greco-Cattolica di Ternopil. Ma l’esplosione del conflitto ha richiesto un maggiore sforzo, un maggiore impegno da parte della comunità che, sollecitata dal parroco don Ivone Cavraro, non si è tirata indietro. «Nel giro di pochi giorni abbiamo effettuato una raccolta straordinaria che ci ha permesso di imballare 100 pacchi, l’equivalente di 1.612 chili di viveri alimentari» ha detto don Ivone, che in ogni omelia domenicale condivide con i fedeli tutto quello che c’è da fare e che è stato fatto. «Grazie a padre Oleg, il cappellano provinciale dei cattolici ucraini, siamo in continuo contatto con il Seminario della Chiesa Greco-Cattolica di Ternopi, dove adesso sono alloggiate un centinaio di persone, soprattutto mamme con bambini, che si riparano dalle azioni di guerra». I pacchi sono arrivati a destinazione, ma intanto la raccolta in parrocchia prosegue. Come proseguono in provincia di Foggia le altre esperienze di accoglienze di profughi ucraini, sia spontanee sia ufficiali, sempre in raccordo con la Prefettura.

A Troia, per esempio, sono appena arrivati cinquantuno cittadini ucraini profughi di guerra. Hanno viaggiato a bordo di un bus messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale che è andata a prenderli a Medyka, in Polonia. Erano partiti dal bunker di Leopoli. Si tratta soprattutto di donne, alcune anziane, e di numerosi bambini ed adolescenti. Due le strutture messe a disposizione: l’Ostello del Cammino ed il Dopo di Noi “San Giovanni di Dio”. Dopo l'arrivo, stati sottoposti a tampone anti-Covid e ricevuto la prima assistenza sanitaria. E' stato inoltre attivato il servizio di supporto psicologico e, grazie alla disponibilità di alcune ucraine residenti a Troia, anche di interpretariato.

La solidarietà nel barese


Sono state tre donne e due bambini i primi profughi ucraini arrivati nel barese ed accolti dal Comune di Molfetta subito dopo l’avvio della guerra. Ma la rete della solidarietà e dell’accoglienza non si è fermata. La diocesi di Bari-Bitonto ha dato alla Prefettura la disponibilità ad accogliere 130 cittadini in fuga dalla guerra. «Tra questi 130, ci sono 33 posti in istituti o realtà ecclesiali di Bari e provincia , mentre gli altri 100 sono in famiglie che si sono rivolte alla Caritas» ha spiegato don Vito Piccinonna. «I profughi saranno accolti, anzitutto, nei Centri di accoglienza straordinaria e attraverso il Sistema di accoglienza e integrazione, e solo quando saranno esauriti i posti in queste strutture si provvederà al collocamento presso istituti e realtà ecclesiali previo coordinamento tra la Cabina di Regia e la Caritas diocesana».

A Taranto fra lavoro ed accoglienza


Nel tarantino, intanto, l’ente bilaterale agricolo Taranto Faila Ebat, costituito da Cia Agricoltori Due Mari, Flai Cgil Taranto, Coldiretti Taranto, Fai Cisl Taranto, Confagricoltura Taranto e Uila Uila Taranto, ha chiesto al Prefetto, Demetrio Martino, un incontro per «rappresentare la disponibilità nell’attivare un tavolo di accoglienza attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e delle aziende agricole che sono pronti a dare occupazione ai profughi ucraini che, con i corridoi umanitari, stanno giungendo nel nostro territorio». Accoglienza e lavoro, dunque, per ripartire immediatamente dopo la fuga dal proprio Paese a causa del conflitto. «Si avvicina l’importante periodo della grande raccolta che vede l’impiego di molti braccianti agricoli e si ritiene, pertanto, che tale progetto rappresenti non solo un concreto gesto solidaristico, ma sicuramente un’esperienza di preziosa integrazione che trova sintesi attraverso il lavoro dignitoso e tutelato» hanno evidenziato dalla Faila Ebat di Taranto. «Inoltre molte aziende agricole, attraverso l’opportunità di lavoro, offrirebbero anche la possibilità di avere un alloggio sicuro, se pur temporaneo, consapevoli di aiutare donne e bambini che raggiungono la provincia jonica».

Le porte aperte della Puglia


L’arrivo dei profughi in Puglia sta interessando comunque l’intero territorio. Le aziende sanitarie pugliesi, con il supporto dei Dipartimenti di Prevenzione e i Distretti socio sanitari, stanno procedendo alle attività sanitarie in favore dei rifugiati e alla verifica delle coperture vaccinali, non solo per l’infezione da Sars Cov 2, ma anche per altre malattie infettive. «La Puglia è una terra di accoglienza» ha ribadito Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, incontrando i profughi ucraini arrivati a Troia. «E’ una terra che sente questo dramma, che ci ha sconvolto. La Puglia è la casa degli ucraini oggi e di tutti i popoli da ovunque scappino, dalla guerra, dalla fame, dalle malattie». Infine, sempre dalla Puglia sono stati inviati in Ucraina rifornimenti di gel igienizzante che la farmacia territoriale di Altamura ha prodotto con oltre 500 litri di alcool sequestrato dalla Guardia di Finanza di Monopoli nel corso di verifiche e controlli, dal pagamento di accise alle distillerie abusive.